Tomorrow

491 35 9
                                    


«Come si fa a ricominciare ad amare?»

«Hai mai davvero smesso di farlo?»

Zia May è la voce della verità che spezza le menzogne di Peter; quelle che si sta raccontando da quando Tony è morto. Sono spento, dice. Sono da un'altra parte, si ripete. Sono morto, ma questo è più un desiderio, che una realtà. Se fosse morto non avrebbe incastrate nel cuore, tutte quelle spine appuntite che lo fanno sanguinare. Le sente, quelle gocce scarlatte, scendere giù nel pozzo più profondo e tinto di nero della sua anima. Una dopo l'altra, secondo dopo secondo, scandiscono un tempo che non riesce più a riempire; a vivere.

Non ha più motivo di amare, di odiare, di ridere, di piangere. Non c'è più motivo di provare niente, e pensava fosse così, finché non è arrivato il dolore.

Negazione. Non ci ha creduto finché non l'ha vista chiudersi, quella bara. Non ci ha creduto finché non ha capito che non lo rivedrà mai più, e che quella è stata l'ultima volta in cui l'ha fatto. Il legno l'ha coperto per sempre, come la terra e i suoi peccati, ormai dissolti. Tony è un uomo libero dal peso delle proprie responsabilità, che nessuno gli ha chiesto di prendersi, ma di cui si è fatto custode. Ha salvato il mondo, molte volte. Ha salvato l'universo, una sola e fatale volta. Ha salvato tutti. Tutti a parte Peter. La bara si è chiusa e lui ha scosso la testa. Non è vero, domani mi telefonerà; domani verrà a prendermi a scuola. Domani litigheremo ancora per le mie scelte discutibili; domani non è oggi. Domani lui è di nuovo qui, con me. Non è vero, Tony?

Ma Tony non risponde e non lo farà mai più.

Rabbia. Peter l'ha sempre accumulata, palesata sempre e solo al limite della sua sopportazione, quando il corpo gli diceva basta e lui esplodeva. Peter stavolta non ha retto. Non ci ha creduto e non ci vuole credere, ma sa che è così. Sa che non può riaverlo indietro e che lo ha perso per sempre. Come ha perso i suoi genitori. Come ha perso zio Ben. Come perderà ogni persona per cui proverà un affetto così forte, da non poterlo calcolare; esternare; quantificare.

«Perdo tutto ciò che amo, sempre, ogni volta, ogni volta!» , urla e dà un pugno al muro. Lo rompe. È Spider-Man, ha la forza di una palla demolitrice. Una crepa si apre sul muro e il silenzio lo schiaccia. Zia May gli prende le spalle tra le mani; zia May non è Spider-Man, ma quel tocco è più distruttivo di qualunque altro. È di conforto; quello che lui ora non vuole, non pretende e non richiede da nessuno. Vuole solo sparire o rompere tutto, spaccare ogni cosa; persino l'universo. Persino se stesso.

«Non è giusto.» Digrigna i denti, poi crolla a terra e May si inginocchia vicino a lui. Non gli lascia le spalle. «Non è giusto», ripete, e spalanca gli occhi sulla solitudine.

Paura. La prova per la prima volta da quando Tony è morto, anche se pensa che, quando lo ha visto lì, inerme, in attesa della propria dipartita, abbia sentito la cosa più vicina a un attacco di panico. Non ne ha mai avuto uno, o forse non se n'è mai accorto, ma ricorda solo che in quel momento il cuore sembrava volergli scoppiare nel petto. Come una bomba.

Si poggia una mano sul cuore e sente di nuovo quella sensazione. Ha paura. Una paura fottuta di ciò che sarà la vita senza Tony Stark; se è davvero in grado di andare avanti anche senza di lui; se si abituerà mai al vuoto che ha lasciato e nel posto che occupava vicino a lui, anche quando non era presente. Ha paura di fallire; di fallire come sempre, ma senza nessuno che gli tenga la mano e lo tiri su da quel baratro infinito dove ha il vizio di infilarsi, siccome non sa vivere. Non sa ancora farlo e probabilmente non imparerà mai. Non da solo.

Gli tremano le mani. Si copre la faccia e tremano gli occhi; tremano le ginocchia e le gambe; trema la stanza. Tremano le mani di zia May su di lui. Respira a fatica. Annega nel terrore di aver fatto del male inconsapevolmente, siccome pare meritare tutto il peggio del mondo. Ha paura di farlo ancora, senza accorgersene. E la punizione più grande è essere morto, ed essere tornato, solo per scontare un'altra punizione, la peggiore: una vita senza più nemmeno l'amore. Senza più Tony. Tony che sembrava immortale, e invece non lo era.

Depressione. Spinge un palmo aperto contro il pavimento freddo. Non lo sente nemmeno. Fluttua nel vuoto di una vita che non gli dà più niente, oltre che sofferenza. Non ha memoria del suo ultimo ricordo felice. E tutti quelli che gli vengono in mente hanno Tony come compagno. Percorre la linea del tempo a ritroso, in punta di piedi, e Tony è sempre lì. Lo supporta, gli sorride, gli bacia le labbra e gli offre un hamburger. Gli spettina i capelli mentre guardano un film, e lui lo lascia fare sorridendo. Si danno il cinque dopo aver sventato insieme una rapina. Compare a testa in giù nel suo studio e lo fa sussultare, poi sorridere. Poi di nuovo c'è un bacio, poi un altro. Poi c'è un abbraccio che sa di un ritorno; poi c'è la morte e infine il buio.

Non si torna su. Peter ci ha provato, ma alza la testa da quel pozzo nero e non vede la luce. Non ha senso provare; se cade, la caduta farà male e più in alto sale più sarà dolorosa. Non ci prova nemmeno. Si stringe nelle braccia. Fa freddo, batte i denti, e aspetta. Aspetta qualcosa. Sa cos'è, ma dirlo lo spaventa. Solo che è vuoto. Che vivo a fare?

Accettazione. «Per me.» È un flebile sussurro, che fa scattare la luce in quel baratro infinito. Peter alza la testa di scatto. Il pozzo è ancora nero ma lontana, lontanissima, sulla sua testa è comparsa la luce della luna. Si affaccia timida, con un bacio tra i capelli e ancora le mani sulle spalle, salde e solide, che sono un conforto che Peter inizia a sentire.

La vita va avanti lo stesso; le piante nascono, le stagioni mutano, l'acqua scorre sotto i ponti, i pianeti girano, il pensiero umano vortica, l'anima continua a tenersi incollata a lui. È spezzata, logorata, accartocciata, ma c'è. Non splende più come prima, ma la luce nel suo cuore è uno spiraglio che nessuno potrà mai spegnere. E Tony... Tony non vorrebbe mai vederlo cedere al richiamo oscuro di un demone chiamato apatia.

Peter allora comprende. Abbassa la testa e finalmente piange. Tony è morto e non ritorna. Tony è morto e lo ha riportato indietro. Non è un sacrificio vano, il suo. Un dono, l'ultimo, che Peter non deve sprecare.

Ha zia May; è sempre stata lì, ogni volta che ha perso qualcuno, e c'è anche adesso che sta perdendo se stesso. May c'è sempre.

Le posa le mani sulle sue, e vorrebbe regalarle un sorriso, ma lei scuote la testa. Ci sarà tempo anche per quelli, Peter. Ora piangi e soffri, arrabbiati, abbi paura, disperati. Ma non spegnere le emozioni. L'amore non se n'è mai andato.

«Non si smette di amare mai, Peter. È l'unica cura che abbiamo. Per favore», dice, e lo abbraccia. Gli circonda la testa e lo stringe forte. Piange anche lei. «Non spegnerti. Fallo per me.»

Chiude gli occhi. È una promessa difficile, ma può mantenerla per chi, per lui, è stato forte il doppio. Ricambia la stretta.

«No, non mi spengo, te lo prometto.» E anche se non ci crede davvero, farà di tutto perché sia così.

Fine

Tales About a SpiderKid and an Iron Guy - Starker [ Tony X Peter ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora