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Non ci credo che lo sto facendo. Chissà se mi riesce ancora. In bocca al lupo a me, a loro, a tutti. Questo è il sequel di Come zingari nel deserto, e non dico altro.
Lori

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"Mario, in Italia non è nemmeno legale, lo sai vero?"

Sono giorni che Mario va avanti e indietro per le stanze della casa irrequieto. Sono tornati a Roma da neanche una settimana e Claudio, ogni giorno che passa, è sempre più sicuro di aver riportato indietro solo una parte di Mario, e di aver lasciato il restante nello stato di Zamfara, in Nigeria.

"Troveremo il modo".

Lo osserva con quel suo cruccio di quando è concentrato su qualcosa che mette ancora più in evidenza i suoi capelli neri e la passione che risiede nel suo sguardo. Claudio lo conosce fin troppo bene quello sguardo, è lo stesso che si sentì addosso la prima volta che lo vide, che poi non ha più smesso di conoscere, sempre più a fondo, fino a farne parte. È lo sguardo di Mario quando decide che qualcosa è suo.

Niente al mondo può smuoverlo, neanche la legge.

Prima di rassegnarsi del tutto, Claudio prova fino alla fine a fargli usare un briciolo di razionalità, di pragmatismo e obiettività.

"Appunto: troveremo, al futuro. Siamo giovani, abbiamo tutto il tempo di questo mondo. Ci informiamo per bene, prendiamo i nostri tempi, lo facciamo secondo le regole e soprattutto dove ci è consentito. Ti sto dicendo che lo faremo, ma non subito".

Mario si ferma come se avesse avuto una qualche illuminazione, Claudio incredulo pensa di aver fatto finalmente breccia in quella valanga di pensieri e trattiene il fiato per non disturbare, lo lascia lì in mezzo al salotto rimanendo immobile come per paura di sciupare quel precarissimo equilibrio che forse è riuscito a costruire nella mente di Mario dopo ore, giorni, di infiniti ragionamenti.

Ma poi lo vede, ed è tutto inutile. Quando l'angolo sinistro della bocca di Mario si piega leggermente all'insù, in quel ghirigoro saccente, all'unisono con il sopracciglio folto e fiero, è tutto tremendamente inutile. Claudio lo sa più di chiunque altro. È la stessa espressione che fa prima di inaugurare di tinta una tela bianca, prima di prenderlo all'improvviso, che ha fatto prima di sposarlo.

È l'espressione di Mario che significa: penso a tutto io.

E niente e nessuno, di cui Claudio sia a conoscenza, è capace di resistergli.

"Lo faccio io".

Infatti. Claudio sospira e si stropiccia gli occhi con le dita, sono le 23.40 e inizia ad essere realmente stanco, sia di sonno sia di Mario.

"Ok, io vado a dormire".

Mario, come uscendo da un trance, si risveglia vedendo Claudio avvicinarsi alla scala che porta al soppalco.

"A dormire?"

"Sì, sono stanco e domattina mi devo alzare presto".

Fa il primo scalino ma Mario lo afferra per la mano.

"Perché fai così?"

Claudio alza gli occhi al cielo.

"Così come? Tanto non mi ascolti, sto parlando da solo da quando abbiamo preso il volo di ritorno. Tanto vale dormire".

Claudio può vedere il senso di colpa nello sguardo di Mario, e non prova alcun rimorso.

"Claudio, io ti ascolto sempre. Penso solo che tu non stia capendo perché tu non c'eri, non hai visto".

Come balinesi nei giorni di festaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora