Quattro giorni di monosillabi di Claudio passano e non senza ripercussioni. Mario sta iniziando a perdere il lume della ragione. Dopo averlo accolto ad ogni risveglio con un bigliettino che lo ritraeva dormire, colazione reale a letto, pranzi e cene gourmet, piccole sorprese nascoste per la casa, e avergli perfino comprato il profumo che desiderava tanto, sta iniziando a perdere le speranze. Niente, nessuna reazione, irremovibile.
Sicuramente ha raggiunto, ancora di più, l'inconfutabile certezza che lui, senza Claudio, non ci sa più stare. Non ci vuole più stare. Non ci deve più stare. Non ci starà mai più.Basta.
Mario esce di casa incazzato e si dirige verso il pub, ha fissato lì con l'unica persona sulla terra capace di aiutarlo: Paolo. Questo significa che ha davvero finito le sue risorse perché non avrebbe mai permesso a nessuno di dirgli come agire con Claudio, a nessuno. Ha sempre fatto tutto di testa sua, è lui quello che ha schiuso la corazza cementata di Claudio grazie a sfrontatezza, caparbietà, e certamente uno spropositato sex appeal.
Mario entra nel pub e scorge subito Paolo al bancone, come non notarlo: jeans a campana, stivale cowboy, camicia di flanella porpora e quello che Mario crede sia una sorta di animale finto come coprispalle.
"Ciao divo"
Paolo si sbilancia per baciare Mario sulla guancia.
"Ciao Pa'".
Mario fa un gesto al barman per ordinare due pinte.
"Allora, problemi in paradiso?"
Mario guarda Paolo solo brevemente, non ha il coraggio, e questo Paolo lo nota subito, non è da Mario.
"Diciamo di sì".
Arrivano le birre.
"Beh su racconta, chi dei due devo picchiare?"
Mario gioca con il poggia bicchiere facendolo roteare senza guardare Paolo, come perso nei suoi pensieri, e la conversazione non è neanche iniziata. Paolo aspetta ancora qualche secondo.
"Mario mi stai facendo preoccupare. Claudio sta bene?"
Mario a quel punto lo guarda e scaccia via all'istante quell'immagine terrificante.
"Claudio sta bene, Pà, sta bene".
Fa una breve pausa ma si capisce che sta per dire altro.
"Fisicamente, sta bene. Ma l'ho ferito".
Ecco che gli arriva un pugno pieno sul bicipite destro.
"Ahia!"
"Che cosa hai fatto al mio cucciolo, brutto idiota?"
Mario prende un sorso di birra e torna in silenzio. Paolo aspetta con il pugno sul fianco e l'aria più spazientita. Non riesce a capire, non riconosce il comportamento di Mario.
Cerca quindi di fare un grosso respiro e di non pensare per un attimo al suo amico, al suo migliore amico, ma solo a quello che ha di fronte."Mario, che hai? Stai bene?"
Gli sfiora dolcemente la spalla e Mario sussulta scrollandoselo di dosso e facendo un altro sorso per buttare giù il groppo. Un'altra pausa, che fatica. Se fosse Claudio, Paolo avrebbe già capito tutto, ma Mario, ah Mario, un enigma vivente tranne che per Claudio.
"Non volevo dire quello che ho detto Pà, non so davvero da dove mi sia uscito".
Paolo ascolta senza capire.
"Ero incazzato, sono giorni che discutiamo, da quando siamo ripartiti dal campo, e mi è uscita quella frase. Quella stramaledetta frase del cazzo che non avrei mai dovuto dire e invece sono uno stronzo, e ovviamente l'ho detta".
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Come balinesi nei giorni di festa
FanfictionSequel di Come zingari nel deserto. COPYRIGHT TUTTI I DIRITTI RISERVATI