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9.09.1992

Samantha, dopo cinque lunghi anni passati a Los Angeles dai suoi zii, decise di far ritorno a San Diego, si era stufata della grande città, non faceva per lei, aveva bisogno di cambiare aria.
Per fortuna il grande giorno, quello del ritorno, era arrivato, salutò i suoi cugini e salì in macchina dove la stavano aspettando i suoi zii.
Era entusiasta di tornare e non vedeva l'ora di abbracciare suo fratello, Daniel.

Dopo circa tre ore, passate in malinconia, perché i suoi zii ormai la ritenevano come una figlia, eccola qui, San Diego, con la sua maestosa bellezza, il traffico cittadino, i ragazzi che si divertivano per le strade, i marciapiedi affollati, le grida delle persone in spiaggia che si divertivano, il sole che picchiava sulla strada nera, la tipica brezza di mare, tutto ciò a Sam era mancato, Los Angeles è sempre stata una città troppo frenetica per lei, preferiva il chiasso di San Diego.
Stavano attraversando il viale alberato di palme, quando iniziarono ad innoltrarsi nel vialetto per accedere a casa sua, il quartiere dov'era nata e cresciuta per un periodo di tempo, dove tutto era cominciato, finalmente si sentiva a casa.

Niente è meglio di casa.

Dicevano, ed avevano ragione, finalmente potè appurare il vero significato di quella frase, Sam non ci pensò mai fino a quando non la provò sulla sua pelle, casa...una parola così semplice il cui significato è sottovalutato, un luogo/edificio definito così tanto perché lo fanno tutti, ma chi sa veramente ciò che si prova una volta tornati in quel luogo? Una volta tornati dove tutto è iniziato, il primo luogo in cui si ha imparato a camminare, ad amare il prossimo, in cui si ha avuto la prima lite, in cui puoi essere te stesso, un luogo in cui sei libero, ecco cos'era per Sam il significato di 'casa'.
Una volta parcheggiata la macchina nel vialetto, scesero, gli zii la aiutarono a scaricare le valige, ed è proprio in quel momento che decise di dire le famose parole

-casa dolce casa.

Gli zii la salutarono con un caldo abbraccio e l'aiutarono a portare le borse in casa, i genitori la accolsero caldamente, solo come loro sanno fare, le erano mancati i loro abbracci, dal piano superiore intanto accorse suo fratello, che si scagliò su di lei abbracciandola, quasi si commossero, sia loro che coloro che gli stavano intorno.
Dopo i vari saluti e l'interrogatorio da parte della famiglia, Samantha andò a svuotare le valigie, la sua camera rimase intatta, era esattamente come l'aveva lasciata cinque anni addietro, con i poster delle varie band sui muri, i dischi in vinile e i libri posti nella libreria in ordine di grandezza.
Vide il suo skateboard, regalatole da suo fratello, appeso al muro, d'un tratto le venne voglia di rimettere i piedi su quella tavola, decise di svuotare le valigie la sera stessa perciò scese in strada.

Appoggiò la tavola sulla strada ed iniziò a spingere con il piede, il sole stava iniziando a tramontare e quei colori le portavano allegria, il vento caldo sulla pelle le faceva spostare i capelli all'indietro, ora sì che si sentiva davvero a casa, le era mancata quella sensazione.
Mentre si stava godendo il panorama decise di fare un trick, ma non avrebbe mai pensato che proprio in quel momento un altro skater stesse venendo dalla sua parte.

-ooh merda!

Gridò il ragazzo mentre si stavano scontrando e fu così che d'un tratto si trovarono a terra.
Sam guardò il suo ginocchio che saguinava ma poco le importava, corse in aiuto del ragazzo.

-oddio! Scusami, non ti avevo proprio visto, perdonami, tutto bene?
Disse porgendogli una mano
-bè, Tony Hawk che dire, non preoccuparti, è tutto okay

Il ragazzo accettò l'aiuto e si alzò sistemandosi, la visiera del cappello gli copriva gli occhi e Samantha incuriosita non riusciva a vederlo, moriva dalla voglia di conoscere il ragazzo contro cui è andata a scontrarsi. (Le piaceva fare amicizia non per altro).

-oh hey! Ti sanguina il braccio
-ci mancava solo questa
-aspetta dovrei avere un fazzoletto

Tirò fuori dalle tasche un pacchetto e glielo porse, rimase stupida dal viso del ragazzo, per prima cosa notò immediatamente gli occhi, color ghiaccio, e dopo scansionò il resto cercando di capire chi fosse, fallendo.
-grazie mille, ora devo andare, ci si vede in giro

Il ragazzo si incamminò, nella direzione da dove proveniva Samantha, ma notò che si era dimenticato il pacchetto di sigarette, probabilmente cadute durante lo scontro.

-hey sconosciuto! Le sigarette.

Il ragazzo tornò indietro e le riprese ringraziandola un'altra volta.

A questo punto, ormai il sole era quasi tramontato, tra circa un'ora sarebbe stato buio, quindi Samantha, svogliata perché le era stato rovinato il giro, anzi se lo era rovinato, decise di tornare a casa.
Iniziò a camminare, la salita in skate non era particolarmente comoda, quasi sul vialetto di casa iniziò a calciare un sasso, non guardando avanti andò addosso a qualcosa, che risultò morbido, quindi era sicura di non aver preso un palo.
Alzò lo sguardo e riconobbe il viso, illuminato dalle sfumature dorate del sole, del ragazzo con cui l'ora precedente si scontrò, il ragazzo a sua volta riconobbe quello della ragazza e disse

-wow! Che coincidenza.

La ragazza che a differenza sua era molto timida si limitò ad un semplice 'hey'.
Mentre stavano per riprendere le loro strade, un'altra volta, dalla porta di casa di Samantha, uscì suo fratello,

-hey Hoppus! Stasera ricordati mi raccomando
-certo Dan! A dopo fratello

Dissero per poi salutarsi.
Almeno quell'incidente è valso, a Samantha, a sapere il nome del ragazzo dagli occhi color ghiaccio.
Ma ricordare cosa?
Incuriosita la ragazzina corse in casa, da suo fratello precisamente, salì al piano di sopra e disse,

-hey Dan, chi era il ragazzo che è uscito da casa poco fa?
-Mark Hoppus, perché?
-no, niente, così, per curiosità

Mentre stava per uscire dalla camera disse,

-stasera esci?
-sì, nulla di particolare, un'uscita tra amici
-ah okay
-vuoi venire?
-nah, penso resterò a casa, domani abbiamo scuola
-già...scuola
-non ci andrai?
-certo che ci vado, per chi mi hai preso?!
Disse ridendo il ragazzo
-no beh, l'anno scorso la tua scusa per il primo giorno è stata che non hai sentito la sveglia, e credevi che la scuola iniziasse una settimana dopo
-e questo chi te l'ha detto?
Disse ridendo alla sua, stupida, motivazione di un anno fa
-ho i miei informatori Nicholson!
-spioni...

A quelle parole i ragazzi non trattennero la risata e scoppiarono a ridere.
Dopo essersi salutati Samantha andò nella sua rispettiva camera, si ricordò che doveva ancora disfare le valigie, e così fece fino all'ora di cena.

...

Ormai coricatasi a letto dopo un'abbuffata ed doccia liberatoria, decise di proseguire un libro che aveva lasciato in sospeso prima di addormentarsi di un sonno profondo.

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Bonsoir!!
Ecco la prima storia sui Blink, sono molto curiosa di cosa ne pensiate, ah già, in questo capitolo non ho fatto alcun accenno ai Blink, ma arriverà presto, per adesso è solo un capitolo pilota per vedere se la storia piacerà.
Perdonate i vari errori grammaticali, ma hey! Sono sempre io alla fine, se non ne facessi non sarei io.

Buona lettura e buonanotte aliens🤘🤘🤘

After Midnight // Tom Delonge Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora