Non metto mai i like alle citazioni di Bukowski

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Nel tempo libero mi piace navigare sui social. Leggo post degli argomenti più disparati e scorro i commenti sottostanti per farmi un'idea della direzione che sta prendendo la società.

Al contrario di molta gente che pensa che l'accesso a un social significhi avere l'onere di esprimere un giudizio, io non scrivo mai la mia opinione. Tempo perso, come per la vita reale. Eppure sarebbe tutto molto più semplice: fai una cernita preliminare, cerchi il gruppetto che la pensa come te e ti ci butti a capofitto, conscio che lì troverai il loro confortevole appoggio.

Basta così poco per essere trascinati dalla corrente: spesso ho letto post di persone che facevano controinformazione a una notizia, riportandola a una ragionevole realtà, mentre una mandria di utenti, partiti per la tangente, gridavano allo scandalo. È da lì che mi sono convita che intervenire è del tutto inutile.

Sono un utente medio io, non certo migliore di altri: amo i video di gattini, le recensioni ai libri trash, le battute stupide, i meme di baby George che rimarcano che siamo tutti dei poracci e non metto mai i like alle citazioni di Bukowski. Lo trovo oltremodo spocchioso, con quella sua pretesa di spargere piccole perle di saggezza intrise di ricercata trasgressione. Credo che mi dia sui nervi perché so di pensarla come lui e io non investirei un centesimo bucato su un mio pensiero.

Quando incontro della gente che mi mette a disagio, mi rifugio in pensieri come questi per dissociarmi dalla realtà. Riesco a passare in una sorta di piano parallelo dove le persone intorno sfumano ed esistiamo solo io e il mio ragionamento.

È successo proprio ora che ho incontrato questa coppia: un ragazzo e una ragazza, fermi nel loro istante di felicità. Entrambi ridono, lei lo tiene sottobraccio e gli mostra un ampio sorriso mentre sembra star raccontando una cosa divertente, o un fatto che l'ha resa euforica. Sono molto belli.

Affondo ancor di più il viso nel cappotto. Provo vergogna poiché io sono ufficialmente al di fuori degli standard odierni di bellezza canonica. Mi ripeto sempre che chiunque abbia modellato le mie fattezze deve essersi divertito a seguire fedelmente i criteri di una geometria perfetta per invertirne le proporzioni, così che io ne sia uscita con un naso troppo lungo e largo, gli occhi piccoli e ravvicinati, la bocca esile e sottile e un viso ovale sgraziato che fa sembrare tutti gli elementi sopra citati, raggruppati troppo vicini al suo centro.

Per molti anni ho serbato astio nei confronti dei miei genitori per avermi 'sfornata' così brutta, ma poi ho capito che era un odio irrazionale, che di certo non avrebbero voluto darmi questi geni bacati se avessero potuto decidere. Sono comunque riusciti a darmi un motivo più concreto, nel corso del tempo, per provare odio nei loro confronti.

Mi soffermo a guardare la ragazza, quel suo viso su cui è immortalato un sorriso meraviglioso.

Il suo sorriso io l'invidio, così come invidio quello di tutte le persone che mi circondano; io che non sorrido più da almeno vent'anni, perché venti anni fa una disgrazia ha deturpato metà del mio volto.

Quell'incidente, i miei genitori, sì che avrebbero potuto evitarlo, ma non l'hanno fatto. La loro noncuranza è alla base della mia infelicità e non mi importa se ne sono stati dispiaciuti o hanno provato rimorso di fronte al fatto compiuto; per quel che mi riguarda è solo il minimo: io continuerò a odiarli. Per avermi tolto il sorriso, per avermi reso il mostro che tutti i bambini allontanavano, per ogni singola pugnalata al cuore che ho provato di fronte a una macchina fotografica e qualcuno che mi incitava a fare 'un bel sorriso'; per avermi reso una persona insicura la quale, per camminare in mezzo alla gente, deve coprire metà della faccia con una lunga frangia di capelli e tenere il viso abbassato all'interno del bavero di una giacca.

Riaffiorano le lacrime.

Ho imparato a convivere con questo dolore, ma ogni volta che mi schiaffeggia sotto forma di un sorriso, fa male.

Continuate a vivere felici, ragazzi che camminate per le vie del corso e pensate che la gioia risieda in cose materiali. Fino a che non vi strapperanno il sorriso, non avete nulla da temere.

Il secondo prima di morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora