-I SUOI OCCHI-

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E lì,in quel preciso momento capisco che la mia vita sarebbe stata stravolta.
Completamente.
Non avevo mai provato tali emozioni,fino ad ora.
Creatura magnifica davanti a me,lì in piedi.

Ingenua,fragile,bellissima,puerile,data la sua giovane età.

Non riesco a pensare ad altro,lo fisso in tutti i suoi particolari.
Due occhi risplendenti di color marrone;
delle labbra carnose e rosee da baciare;
capelli color legno,lo stesso della sedia,in disordine che si perdono sulla liscia fronte.

E quel viso,così angelico da far incantare gli stessi angeli,
quei lineamenti perfetti che fanno di lui un fascino schietto.
Un corpo perfetto che all'istante suscita in me un forte desiderio.
E allora,
comincia a cantare intonando quella voce bella come lui...


"Już było bardzo ciemno
Mój Boże, co z tego?
Po prostu nie spostrzegła
Że przecież biegł czas
Siedziała i myślała
Myślała, jak napisać do niego
I że pisze ostatni już raz..."

Per tutta la durata della canzone non distolgo il mio sguardo da lui.

Sento che qualcosa in me si sia svegliato,per la prima volta in questi trentatré anni di vita.

Un applauso,non da parte di tutti,irrompe.
Non voglio che se ne vada,continuerei a guardarlo per il resto della serata,della nottata,della mattinata che verrà.

A passo svelto abbandona il piccolo palco.

Mi riprendo dall'incanto durato per qualche minuto e giro la testa per vedere nei volti degli altri seduti al tavolo.

"Bella voce ma non sarà mai in grado di sostituire la nostra Rena,che ti aspetteresti mai da un ragazzino!?"
Urla uno di loro.

Il tenente comincia a parlare di cose senza alcun senso.

Stanco della loro compagnia,mi alzo con la scusa di andare a bere qualcosa di più forte al bancone.
Ma il mio intento è quello di chiedere al cameriere,venuto al nostro tavolo precedentemente,maggiori informazioni sui Piotrowski.

Portando il cappello tra le mani mi avvicino appoggiando i gomiti sul ripiano.
"Hey tu."
Dico rivolgendomi all'uomo facendo un segno con le dita.
Velocemente mi raggiunge.
"Signore..."

"Ditemi di più sulla famiglia del proprietario."

Lui obbedisce impaurito.

"Si s-signore,hanno solo un figlio,signor-re"

"Sai dove vivono?"

"Cert-t-to signore,proprio qui accanto."

"Buona serata."
Concludo mettendo sul ripiano qualche moneta di mancia.

I battiti del cuore aumentano quando mi ritrovo difronte la casa dei Piotrowski.
Scorgo da una finestra sulla destra una luce cupa attraverso le tende.

Mi avvicino arrampicandomi per qualche metro per poi afferrare i ferri delle grate.
Tra le tende c'è un piccolo spazio in cui si può vedere l'interno della stanza.

C'è un letto,con alcuni mobili.

All'improvviso ci si stende lui,Andrej,
in tutta la sua delicatezza,tenendo in mano un giornalino giallastro.
Ha vestiti diversi:
una camicia bianca sbottonata fino all'ombelico,dei pantaloni grigi fino al ginocchio e delle calze a fantasia geometrica.

In viso ha un'espressione parecchio annoiata.

Sto lì per minuti fino a quando la luce si spegne e non riuscendo a vedere più niente me ne ritorno a casa col pensiero rivolto solo a quel corpo.

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