28. Buon compleanno, Jason!

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Jamie

«Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Jason! Tanti auguri a te!»

Il mio amico ci osservava con un sorriso enorme. Il suo volto illuminato solo dalla luce della candela, l'espressione felice per quel momento tanto lieto che lo rendeva protagonista. Ci rivolse un'occhiata leggermente commossa e poi soffiò, generando degli applausi collettivi e delle urla da parte di Alex, il solito casinista.

«Aspetta, accendo la luce!» Archie cercò di raggiungere l'interruttore, sotto continue imprecazioni a causa del buio pesto. Una volta riuscito nella sua impresa titanica, si esibì in un sorriso compiaciuto, prima di schiarirsi la voce. «Bene! devi fare un discorso, poi potrai aprire i regali.»

Jason ci guardò imbarazzato, prima di schiarirsi la gola. «Faccio dopo, sì? Mangiamo la torta.» borbottò.

Risi leggermente e mi guardai intorno, notando Alex in un angolino che fumava in silenzio. Faceva freddo, in quel posto. Essendo in collina, dovevamo armarci di roba abbastanza pesante per stare bene. La nostra fortuna era il camino scoppiettante. Mi avvicinai a lui e mi sedetti al suo fianco, rimanendo zitto. Mi rivolse un'occhiata, prima di passarsi la lingua tra le labbra e sospirare. «Perché non vai da lei? È lì, da sola...»

Guardai Maya e storsi il labbro, alzando le spalle. «Stasera non vuole avermi intorno. Tu, invece? Come stai? Ho saputo che sei stato da tua madre.»

Alex annuì, spegnendo la sigaretta nel posacenere. «Mi sono liberato di un peso ma... sono spezzato.» mi guardò, per poi abbassare lo sguardo, «ho parlato anche con mio padre, fatto strike in due giorni. Va bene così.»

«Sai che l'offerta per stare da me è ancora valida...» ammisi, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Scosse la testa, deciso. «Va bene così.» sussurrò. Guardò davanti a sé e poi sorrise, non appena notò Maya passare per andare probabilmente al bagno. «Ehi, principessa! Dove vai?»

Lei si voltò, con sguardo vacuo e confuso, per poi fare una smorfia. «Vorrei solo... essere normale.» borbottò, andando via.

Aggrottammo entrambi la fronte, confusi da quella risposta che non c'entrava molto con il contesto. Mi alzai e mi passai le mani tra i capelli, sospirando. «Vado a vedere che le prende.» gli dissi, prima di raggiungere il bagno. Bussai con pazienza e – notando che mi stava categoricamente ignorando – mi diedi il lascia passare da solo.

La trovai in un atteggiamento parecchio inquietante: si fissava allo specchio, senza alcuna emozione, non muovendo neanche le palpebre. Indietreggiai di qualche passo, sospirando. «Okay, sei piuttosto... strana.» sussurrai.

Si voltò e mi guardò seria, per poi ritornare con gli occhi sullo specchio. «Tu cosa ci vedi, Jamie?» mi chiese a bassa voce.

Mi avvicinai a lei e l'abbracciai da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla ossuta. «Vedo me e te.» le baciai la guancia.

«E me? Come vedi me?» domandò, storcendo il labbro.

Guardai il suo riflesso e sorrisi, stringendole i fianchi. «Mh, vedo una donna forte e...»

«Non sono una donna, Jamie!» rise, divertita.

Ruotai gli occhi, sbuffando. «Okay, scusa. Dicevo, vedo una ragazza forte, bella... anzi no! Stupenda, da togliere il fiato e poi... vedo la donna che amo. Sì. Donna. Perché tu lo sei. Molto più di chi crede di esserlo, ecco.»

Arricciò il naso e ridacchiò. «E tu... cosa ci vedi con me?» sussurrò.

«Un futuro.» risposi.

To DrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora