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Il viaggio in macchina e stato molto silenzioso e nessuno spiccava parola per interrompere il silenzio, si sentiva solo la bassa musica della radio, osservavo per l'ultima volta il mio piccolo paesino che passava veloce fra i miei occhi.
A volte posavo i miei occhi verdi su mia madre è la trovavo fissare la città proprio come facevo io. Il suo sguardo era così perso.
Abbiamo passato tranquillamente i controlli e adesso osservo il tramonto che mi si presenta dal piccolo finestrino dell'aereo. E uno spettacolo a dir poco fantastico e da quassù e semplicemente un'altra cosa. I colori sono mischiati tra loro formando una sfumatura sul viola e sull'arancione. Da più su si possono vedere le stelle gialle che rendono ancora più brillantinato il cielo. Quanto vorrei essere una di quelle stelle, senza problemi. Ma visto che io non posso essere un attimo tranquilla, qualcuno dietro di me inizia a calciare il sedile e di conseguenza mi sento la schiena calciarmi.
Adesso vedrà. Mi giro e mi ritrovo un mostriciattolo a forma di bambino che piange.
<<Ma la smetti di calciarmi  il sedile, sei fastidioso. E smettila di piangere che mi innervosisci ancora di più, moccioso>>il bambino mi guarda stupito ma mi osserva in maniera arrabbiata. Dovrei essere io quella arrabbiata e infastidita visto che questo essere mi sta dando sui nervi. Mia madre mi mette una mano sulla spalla e mi rimprovera. <<Melody smettila, e solo un bambino>> mi dice. Ah solo un bambino, no mamma questo è un mostro. << no mamma la deve finire, voglio solo dormire>> a queste parole il bambino finisce di piangere, menomale adesso posso dormire in pace così le ore passeranno velocemente e mi ritroverò direttamente a Chicago. <<sono molto belli i tuoi capelli>> chi ha parlato? Chi ha disturbato il mio sonno. Apro prima un occhio e poi l'altro è mi osservo intorno. Non ditemi che è stato quel bambino fastidioso che non sopporto.

Imbecille il bambino che hai chiamato mostriciattolo ti ha detto che i tuoi capelli sono belli.

Ma perché esisti?

Ricordati che sono la tua coscienza!

Purtroppo!

Mi giro verso il bambino e lo guardo fissarmi.
<<Senti coso, odio le persone che mi parlano e che mi fissano, quindi dormi e stai zitto>> dico irritata. <<come ti chiami>> mi domanda. Ma perché non si sta zitto, vorrei solo dormire, non ho chiesto un milione di dollari. <<vuoi sapere come mi chiamo?>> domando e lui annuisce <<mi chiamo "la strega cattiva" e questa strega vorrebbe dormire, quindi mostriciattolo smettila di rompere>> dico stanca di questa situazione. Provo un odio profondo per chi mi parla e sopratutto per chi mi interrompe quando sto cercando di dormire. <<sei molto bella>> continua. Adesso lo uccido. <<vuoi sentire e vedere una cosa bella veramente? Se non chiudi quel becco che ti ritrovi ti butto da questo aereo>>, sua madre mi guarda male e la guardo male e per fortuna dopo queste parole il bambino si sta zitto e non parla più per fortuna. Mia madre mi guarda male ma non ci faccio caso, sa quanto non sopporto le persone che mi parlano, mi sistemo meglio sul sedile e mi addormento fissando il cielo è dimenticando per qualche ora i miei più grandi dolori e problemi.

Sento scuotermi da un essere vivente, e quando realizzo che è mia madre domando, <<siamo già arrivati?>>, mi guarda e sorride <<tesoro hai dormito per 4 ore>>, sbuffo e ci alziamo incamminandoci verso la macchina dove sta mio padre. Arriviamo in macchina e dopo neanche 5 minuti i miei genitori iniziano a litigare. Odio quando fanno così, le loro urla mi fanno così male e mi mettono ansia e paura, mia madre ribatte qualche volta perché mio padre urla sempre e se la prenderebbe ancora di più con lei. Mio padre e sempre stato meschino e violento nei confronti di mia madre è per questo non lo sopporto. Mia madre è una donna d'oro e non si merita questo dolore che li viene afflitto tutti i giorni.
Per non sentire le loro urla che mi fanno venire il mal di testa prendo le cuffie dal mio zaino e me le metto e seleziono una delle mie canzoni preferite; Homesick di Dua Lipa

L'auto si ferma interrompendo i miei mille pensieri. Scendo e davanti a me si presenta una piccola casa dallo stile americano. I suoi colori all'esterno sono il blu scuro e il bianco, molto carina. Varco la porta e davanti mi ritrovo subito un salotto molto carino dallo stile classico-moderno, poi ci sono la cucina e il bagno. Senza esitazioni vado subito in camera mia. La stanza non è tanto grande ma neanche tanto piccola, mi da un senso di calore e di conforto. Appoggio sul letto tutte le mie cose e le sistemo mettendo tutto al loro posto. Sistemo tutti i miei vestiti nel mio armadio, poi prendo i miei disegni e li appendo sul muro al di sopra della piccola scrivania. Una cosa che non vi ho detto e che, oltre a ballare, mi piace anche molto disegnare. Esprimo le mie emozioni attraverso il ballo e il disegno. Mi sfogo così, senza creare problemi a nessuno.

In meno di 3 ore ho finito di sistemare la mia stanza e scendo al piano di sotto per aiutare mia madre con la cena. <<Mamma hai bisogno di aiuto>> dopo poco fa cenno di no con la testa allora vado di nuovo in camera e mi siedo sul rialzo della finestra da dove posso vedere quasi tutta la città. Penso che domani sarà il mio primo giorno di scuola.
La mia vita a Riverdale prima di venire qui era stata molto movimentata. Ho avuto amiche false, ma anche amiche che mi hanno aiutato molto, non andavo bene a scuola, mi piaceva un ragazzo che non ha mai ricambiato i miei sentimenti ma alla fine ho scoperto che era un emerito coglione e un figlio di papà. Alcuni miei "amici" maschi con cui uscivo mi prendevano in giro sul mio aspetto fisico perché non ho un seno abbondante come quello delle mie ex amiche, ma sinceramente le cose che mi dicevano mi scivolavano addosso anche se facevano male e per questa cosa è per quei coglioni ho sofferto di bullismo, il trasferimento di mio fratello e la sua litigata pesante con mamma, i continui litigi dei miei genitori, la mia scarsa autostima è la mia depressione; soffro da sempre, da quando ero una piccola bambina che voleva solo la felicità della sua famiglia. Ma all'età di 16 anni, quel maledetto giorno mi cambiò la vita facendomi diventare fredda e acida. A causa di quel giorno e di tutte quelle cose che mi sono successe, sono una persona molto ansiosa ma non lo dimostro mai.

Odio mostrarmi debole davanti alle persone.

Non so come sarà la mia nuova vita in questa città. Non so cosa aspettarmi dalla gente e dalla scuola. Non so se incontrerò delle amiche ma meglio di no, alla fine ti deludono tutti quindi meglio stare da sola. Spero soltanto che i miei genitori litighino di meno per poi essere una famiglia felice come avrei sempre desiderato. E spero che con mio fratello si possa risolvere al più presto possibile, mi manca tanto e darei qualsiasi cosa per un suo abbraccio, quelli abbracci che mi dava quando mi confortava, quell'abbraccio sincero e pieno d'amore.

<<Melody a mangiare>> mi richiama mia madre dal piano di giù. Scendo le scale e a tavola mi ritrovo mio padre a capo tavola come sempre, che guarda come al suo solito il telegiornale. Quando avevo circa cinque sei anni, volevo vedere i cartoni animati come ogni bambina dovrebbe fare, ma mio padre non me lo permetteva perché diceva che quando c'era lui doveva decidere lui su che canale mettere e noi dovevamo stare zitti e vedere quello che c'era. La mia infanzia come la mia vita non è stata bella.

<<Melody domani alle 8:00 devi stare già a scuola, il pullman da qui passa alle 7:35 quindi ti devi svegliare presto se non vuoi fare ritardo il tuo primo giorno di scuola>> mi avvisa mia madre mangiando il filetto di pollo nel piatto. <<Si mamma me l'hai detto mille volte>> sbuffo.
<<Se ci fai fare brutta figura non te la faccio passare liscia capito?>> dice mio padre severo. Lo guardo con disprezzo mentre impugna la forchetta facendo sbiancare le nocche dal nervosismo. Non rispondo semplicemente a quello che mi ha detto. Odio quando si rivolge in questo modo a me, non sono più una bambina che non si sa comportare bene e non ho bisogno di nessuna raccomandazione tanto alla fine, sia mia madre mio padre e gli altri non si sono mai accorti di come stavo, si come sto.

Finito di mangiare vado subito in camera mettendomi un bel pigiama caldo e metto a fare la borsa dell'acqua calda. Nel frattempo mi affaccio alla finestra che c'è nella stanza. Davanti alla finestra c'è un albero molto grande e poi si intravede il cielo pieno di stelle e di fronte alla casa c'è un grande bosco con tanti alberi.
Stacco la spina della borsa dell'acqua calda, imposto la sveglia e poi la appoggio sul comodino di fianco al letto e mi infilo sotto le coperte coprendomi fino alla testa come mio solito, e mi addormento pensando a come sarà il domani e per un paio di ore metto da parte il dolore.

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