CAPITOLO 14.

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ALEX

Avevo deciso di portare Amy nel mio appartamento, avevo chiesto a Mike di allestire la mia camera a dovere, con palloncini e petali di rose. Troppo sdolcinato è vero, ma sapevo che se la partita fosse finita come speravo il merito sarebbe stato sicuramente suo. La gioia che riempì il mio cuore quando Amy mi aveva confessato di amarmi prima ancora che la partita iniziasse era indescrivibile. Quella piccola ladruncola aveva rubato il mio cuore, ma fra le sue mani sapevo di essere al sicuro. Non ero riuscito a confessarlo a mia volte a lei perché subito dopo la partita era incominciata. Ora toccava a me dimostrarglielo e dirglielo, aspettavo solo il momento giusto. Mentre guidavo vedevo Amy fissarmi persa sicuramente in qualche pensiero, quanto avrei voluto entrare nella sua mente per saperlo. Tutto ad un tratto un botto nella parte inferiore della macchina mi fece sussultare. Cercai di vedere dallo specchietto chi fosse ma gli abbaglianti mi accecavano. 

<< Cosa succede?>> Amy era spaventata, mi guardava impaurita sperando che facessi qualcosa ma ero immobilizzato anche io. Quando percepii che la macchina si sarebbe scagliata ancora verso di noi la guardai. 

<< Piccola tieniti forte>> avrei voluto salvarla, portarla via, ma un attimo dopo arrivò la seconda scossa, persi il controllo della macchina che incominciò ad ondeggiare a destra e sinistra per poi capovolgersi quando arrestò la sua corsa contro un guard rail.

Gli airbag scoppiarono e mi ritrovai sommerso da questo cuscinetto di nylon bianco con il corpo sotto sopra.

<< Amy come stai?>> le orecchie mi fischiavano e non riuscivo a muovermi ma quando percepii che intorno a me il silenzio era sovrano mi divincolai in ogni maniera possibile per riuscire a capire come stesse lei. 

<< Amy cazzo rispondimi>> gli airbag si erano sgonfiati e finalmente riuscivo a vederla. Lo schianto l'aveva fatta scivolare fuori dalla mia macchina e giaceva in mezzo alla strada inerme. Cercai di aprire la portiera sferrando dei calci ma il dolore alle costole, sicuramente fratturate, rendeva difficile anche solo riuscire a respirare. Finalmente sentii le sirene dell'ambulanza e qualcuno aprire la portiera della macchina, sembrava fosse passato un eternità da quando avevo visto il corpo di Amy in strada. 

<< Andate da lei>> li supplicavo di non badare a me, ma di concentrarsi su di lei.

<< Tranquillo ragazzo se ne stanno già occupando >> quando i due soccorritori mi portarono al di fuori dell'auto mi alzai velocemente per raggiungere Amy ma tuttavia mi bloccarono << Calmati non così in fretta dobbiamo medicarti. Lei è stata già portata in urgenza in ospedale ora la raggiungeremo>> mi fecero distendere su una barella e salire sull'ambulanza.

Erano passate due interminabili ore da quando ero arrivato in ospedale. Mi avevano supplicato di farmi medicare ma mi ero opposto con tutte le forze. Non mi sarei mosso da quella sala d'aspetto fino a quando qualcuno non mi avesse detto come stava Amy. Subito erano arrivati Grace, Sarah e Mike. Le ragazze erano distrutte, piangevano a dirotto , mentre mio cugino era seduto accanto a me. Fortunatamente c'era lui a tenermi calmo o giuro avrei spaccato la faccia a qualche infermiere che non la smetteva di ripetere che non essendo un familiare non potevano dirmi niente. Ero io la sua famiglia ormai a chi altro lo avrebbero dovuto dire? Mi avevano semplicemente informato che avevano avvisato i suoi genitori. Certo io avrei dovuto aspettare li almeno l'intero giorno prima di sapere qualcosa, considerando il fatto che i suoi arrivavano da Malta. Mi guardavo intorno "Sala d'aspetto" la chiamavano, ma aspettare chi? Cosa? Non avevo pazienza, non l'avevo mai avuta, dovevo sapere qualcosa. Quando vidi uscire il dottore mi fiondai su di lui << come sta? Almeno mi dica questo cazzo>> Mike mi era corso dietro, sapeva di dover essere pronto nel caso in cui avessi perso la testa. 

PERSI TRA I BATTITI DEI NOSTRI CUORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora