Secondo Jordie le cose erano andate in modo completamente differente. Si era dovuto fidanzare con Olive perché il nonno lo aveva minacciato di farlo licenziare.
Jordie era cresciuto con l'idea di dover diventare un pezzo grosso in campo lavorativo, impegnandosi sempre negli studi, seguendo le regole ogni qualvolta lo ritenesse rilevante, abbandonando sogni e passioni senza fermarsi a chiedersi se fosse la cosa giusta.
Non poteva permettere di perdere ogni cosa a causa mia. Eppure l'avrebbe voluto, e tanto.
Il giorno che l'avevo visto con Olive aveva lo sguardo triste e il cuore spezzato. Il problema delle persone introverse come Jordie è che certe cose non si vedono. Sono probabilmente più sensibili di tutti coloro che li circondano, ma chi li circonda non sarebbe mai in grado di comprenderlo a pieno.
Quando non mi ero presentata a casa sua, quella sera, Jordie aveva pianto. Piangeva raramente, ma la mia assenza era stata un punto fermo a quella routine così piacevole che aveva preso vita nelle ultime settimane.
Gli era capitato inoltre nei giorni seguenti di vedermi con Ben. Da quanto mi disse stavo ridendo.
Con lui non avevo mai riso. Si era sentito come quando Ed mi aveva chiesto di uscire proprio sotto ai suoi occhi e lui non era stato capace di fare altro se non che guardare.
Ero inoltre venuta meno alla mia promessa di accompagnarlo al Dream Palace e lui aveva finito per andarci da solo.
Si era sentito tradito, abbandonato e improvvisamente intrappolato in una realtà che gli stava troppo stressa.
Jordie non era una persona impulsiva, mai. Rifletteva con attenzione su ogni singola decisione da dover prendere, anche se riguardava qualche tipo di te prendere alla mattina o se mettere o no lo zucchero nel caffè.
Infatti la sua partenza non fu una decisione dell'ultimo momento. Ci aveva pensato a lungo con molta cura. Aveva programmato tutto, anticipato tutto.
Aveva anche anticipato la tristezza sul mio viso quando avessi saputo che se ne era andato.
Per questo, cinque mesi dopo, quando aveva trovato un lavoro e una casa, mi aveva scritto una lettera. Niente messaggi, né chiamate, sarebbero stati mezzi troppo moderni.
Era partito dall'inizio, da quella volta nel parco che mio fratello giocava a far la guerra e lui se ne stava seduto su quel vecchio tronco tagliato come un adulto. Per quanto non fosse molto dettagliata capii da quel che aveva scritto che tutto quel che avevo percepito nel nostro rapporto era stato un grande malinteso.
Innanzitutto non mi aveva mai allontanata, da piccoli, aveva solo sempre avuto paura di parlarmi. Inoltre non si era offerto di aiutare mio fratello a studiare per tenerselo per sé, ma per stare più vicino a tutti e due.
E quando lo avevo baciato era stato incredibilmente triste perché sapeva già che se ne sarebbe dovuto presto andare. Non mi aveva detto nulla per non far stare male anche me. Non pensava avrei sofferto lo stesso.
Con quella lunga lettera mi diceva che aveva letto il mio libro e che lo trovava «Una lettura deliziosa».
Aveva scritto tutto in modo piuttosto aulico e il "parla come magni" lo aveva buttato un'altra volta al cestino.
Concludeva chiedendomi se volevo venire a vivere con lui. Si era trasferito in Norvegia e lavorava presso una scuola di musica dove lo pagavano piuttosto bene. Era stato raccomandato da un maestro di pianoforte che aveva conosciuto al Dream Palace. Proprio vicino all'istituto c'era un'università dove avrei potuto laurearmi e cercare un lavoro più dignitoso, senza dover cantare Il Mondo e Volare ogni giorno.
E se è importante specificare cosa decisi di fare, basta che vi dica che non è vero che le commedie sono fantasie inventate dai capitalisti.
Il lieto fine può esistere, se i protagonisti della storia hanno la pelle abbastanza dura per trovarlo.
Avevo sempre contato i passi che mi separavano da Jordie, ma non avevo mai considerato che camminavamo nella stessa direzione.
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Tre Passi Distanti
Cerita PendekAvevo sempre contato i passi che mi separavano da Jordie, ma non avevo mai considerato che camminavamo nella stessa direzione.