5. It isn't enough for me

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-Siamo arrivati- mi annuncia Andrea.

-Per fortuna... Non mi reggo più.-

Mi appoggio allo stipite della porta aspettando che il ragazzo infili la chiave di casa.

Quando entriamo sento immediatamente un rumore assordante di pentole e mestoli.

-È tua madre?- domando curiosa.

Un velo oscuro gli passa in quei occhi azzurri-verdi, ma rimedia subito con un gran sorriso. -No, è un imbecille che non sa neanche cucinarsi un piatto di pasta- ci affacciamo alla cucina. Dovevo aspettarmelo, in fondo è anche casa sua.

-Sarai tu l'imbecille- ribatte ancora rivolto verso il lavandino e la mensola.

-Abbiamo un'ospite!- esclama il ragazzo al mio fianco.

Nicola si volta di scatto e mi studia per qualche secondo. Dopodiché si volta di nuovo e fa finta di niente. Probabilmente non si ricorda nulla dell'altra sera: era ubriaco marcio, secondo me non si ricorda nemmeno il mio nome.

-Lascialo stare, è fatto così- mi sussurra all'orecchio Andrea e, aiutandomi a salire le scale, mi ritrovo in camera sua, seduta sul suo letto caldo a morbido, di un celeste così rilassante da far venir voglia di addormentarsi.

-Fate pranzo adesso?- domando al ricordo delle pentole in cucina.

Ride. -No, ma gli piace bersi il latte caldo a merenda.-

Andrea va in bagno a prendere l'occorrente per la caviglia e rimango in camera da sola. Osservo la camera. È molto ordinata e sui muri posso intravedere dei poster musicali tipo "Green Day" o "Nirvana", che a me fanno seriamente schifo. Lo specchio attaccato all'armadio riflette una me spenta e vuota. Come lo ero da tempo, in fondo. Cerco di sorridere alla mia figura, ma senza risultati.

-Non sei così male-

Mi volto verso quella voce proveniente da sinistra e trovo Nicola che mi sta scrutando con fare critico.

Quel sorrisetto vorrei ficcarglielo... -Grazie-

Mi sorride, ma questa volta un sorriso vero. Da un'occhiata verso il bagno e ritorna a posare lo sguardo su di me.

-Io vado.-

Faccio un cenno con la mano per interrompere la conversazione ma come sempre fu lui a chiuderla.

-Ciao, zuccherino- e si volta entrando nella stanza accanto a quella del fratello.

***

-Porca troia- mi lamento senza preoccuparmi del mio gergo poco raffinato.

-Scusami, ma la ferita è da disinfettare-

Sì, ho un taglio lungo qualche centimetro. Ramo di merda.

-Ahii- sento la mia caviglia bruciare come un acido.

Dopo svariati minuti, sento una carezza da parte del ragazzo. -Finito - e alza lo sguardo verso di me.

-Era ora- e gli sorrido.

Andrea prende le garze e inizia a fasciarmi.

-Grazie, Andrea- sussurro.

Il ragazzo si alza e si siede sul letto accanto a me. Le nostre cosce si stanno sfiorando e provo un filo di imbarazzo per la sua vicinanza.

-Come mai non volevi entrare a casa tua?- mi domanda serio.

-Non è la mia.. Mio padre si è trasferito da poco dalla sua fidanzata e nel fine settimana sono obbligata a restare da lui..-

Mi blocco un attimo e una domanda mi passa per la mente: Perché gli sto dicendo tutto questo?

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