Tra giovedì e venerdì (Parte 2)

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*Posto il penultimo capitolo. Se avrà un buon riscontro, posterò anche il finale*

Si sono innamorati un'estate

Un po' troppo sfrenati l'uno per l'altra

Ha brillato fino a spegnersi

Li ha fatti star bene, fin quando non l'ha più fatto

Certamente lei era triste

Ma ora è contenta di aver evitato un proiettile

Kryzia's POV

Sono tornata in albergo, mi sento distrutta.

Lo specchio, mi rimanda un'immagine che conosco bene, che pensavo non avrei mai più rivisto, ma che, in fondo, non ho mai dimenticato.

Mi faccio paura da sola, e mi disgusto. Mi faccio pena, per averci creduto, sono stata un'emerita idiota.

Alla fine, gli uomini sotto tutti uguali, bestie violente senza un briciolo di cervello.

Dovevo farmi così tanto male, per avere una risposta che già conoscevo?

- Stupida, stupida, stupida! - urlo a me stessa, mentre mi strappo di dosso il suo vestito e scalcio lontano le sue scarpe, questi oggetti materiali che per me non significano più niente.

Mi guardo allo specchio, attentamente, per la prima volta dopo tanto tempo. Ho ancora quegli orribili segni che Thomas mi ha lasciato addosso, in quella notte di follia assoluta, perenni monumenti alla mia stupidità, alla mia ingenuità. E poi, noto un segno rossiccio sul collo, ma questo è recente.

Fabrizio mi ha lasciato un succhiotto, e io nemmeno me ne sono accorta.

Mi ha marchiata, come si farebbe con gli animali. E, in fondo, lui non è niente più di questo.

Le lacrime continuano a scendere sul mio viso, forse non si sono mai fermate.

Bussano alla porta, ed emetto un suono rabbioso, frustrato e stanco.

- Vattene, non voglio vederti mai più! - urlo, certa che dall'altra parte ci sia lui.

- Kryzia, sono Rula...

Sospiro. Ma certo. Cosa mi aspettavo?

- Aspetta un momento, per favore... - le chiedo, ho di nuovo quella voce fredda e impostata.

- Sì, ma certo. Fai con calma, non preoccuparti...

Il vestito giace a terra, in brandelli, pallido simulacro di ciò che è ora il mio cuore. Le scarpe si sono rovinate, un tacco si è rotto. Ho il trucco colato sul viso, sembro un mostro. E forse lo sono veramente, per aver permesso loro di toccarmi, di fare di me un oggetto, un banale gingillo, un trofeo da esibire, un mero strumento dei loro desideri più biechi, perversi ed egoistici.

Rinuncio a ripulirmi, indosso una vecchia t-shirt bucherellata che mi arriva alle ginocchia, e vado ad aprire la porta.

Rula è di fronte a me, mi porge una rosa bianca.

- Ciao, ho pensato che potesse farti piacere... - sorride, ma leggo amarezza nei suoi occhi. Amarezza mista a pietà, probabilmente mi trova patetica, e ha ragione, lo sono veramente.

Prendo la rosa, la annuso, il suo profumo è flebile, il suo colore troppo pallido, smunto. Sta morendo, non posso salvarla. Così, come non posso salvare me stessa. Rula non mi ha portato un bocciolo, ma una rosa vicina alla sua fine, e penso che questo non sia solo un caso.

Stella cadente (Conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora