"Appartamenti" (sesta parte)

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18 ottobre 2020, ore 05:00.

Le nostre bocche, i nostri respiri, le mani incrociate, la pelle che cerca contatto come i nostri occhi a tratti chiusi, ma a tratti vogliono fondersi.
Nicolas è un nuovo universo. Una vista del tutto nuova sul mondo: è accesa, colorata, felice; sembra di essere catapultati altrove.

Più di due ore dopo ci accorgiamo che il cielo sta per variare colore, l'aria fredda ci fa rabbrividire.
- Sta per spuntare l'alba. Ci sediamo sulle pietre della cascata? - chiedo, anche se lui è ancora in fase rilassata, le sue dita delicate tracciano percorsi astratti sulla mia schiena semi nuda.
- Prendiamo le coperte. - mi risponde. Recuperiamo le scarpe ed usciamo; è magnifico questo posto! I miei occhi sono continuamente meravigliati, mi sento bene.
Ci sistemiamo su un tronco grande, molto vicino alla luce che sorge e all'acqua che scorre.
Avvicino piano le dita alla cascata, gesto che ci schizza sul viso.
- Sei buffa quando ti meravigli. - mi dice accompagnato dal suo sorriso che, nonostante la luce fioca dell'alba e il sonno arretrato, aumenta di luminosità.
- Non posso non farlo dopo questa nottata - rispondo io - guarda che colori! - dico a voce alta indicando il cielo variopinto.
Nicolas non smette di sorridere, guarda il punto che ho indicato per poi voltarsi a guardarmi negli occhi, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e baciarmi piano, come il sole che sta salendo ad est.

Ore 09:00
- Hai sistemato tutto? - mi chiede Nic mentre si siede dal lato del passeggero; ora guido io.
- Sì, però mi dispiace abbandonare subito questo posto. - rispondo col mezzo broncio mentre sistemo gli specchietti prima di accendere il Van.
- Un giorno lo prenderemo e potremmo tenercelo per tutto il tempo che vogliamo. - risponde con tutta la naturalezza del mondo.
Mettiamo il navigatore sul cruscotto e trascorriamo gran parte del tempo a prenderci gioco della voce che ci indica la strada.
Ci impegniamo un po' per arrivare al garage dove Nic ha parcheggiato l'auto e, il signore dal quale ha noleggiato il Van, ci attendeva all'entrata.
Abbandoniamo il veicolo recuperando gli oggetti di nostra appartenenza e Nic gli consegna le chiavi.
- Grazie mille, è un mezzo fantastico! - esclama stringendogli la mano.
- Sono contento vi sia piaciuto. - ricambia il saluto e dopo si sofferma a guardarmi - Ma è lei la ragazza per cui lo hai voluto? - chiede a Nicolas che, a questa domanda, accoglie sul suo viso due guancione rosse.
- Sì, è lei! - risponde sorridente, e non posso fare a meno di sorridere anche io: è dolcissimo.
- Sei fortunata! - aggiunge il tizio.
- Lo so bene. - rispondo con un occhiolino.
Il tizio prende il Van e va via, noi intanto recuperiamo l'auto e mi accompagna a casa.
- Ma dove alloggi? - gli chiedo sentendomi una stupida, abbiamo trascorso una nottata meravigliosa, ma in realtà non so nemmeno per quanto tempo rimanga.
- Ho preso una stanza in un Hotel vicino Piazza Bellini, resto per questa notte e quella successiva, sapevo che per quella appena trascorsa non mi sarebbe servito. - mi spiega.
- Bene, allora, ora direi di recuperare un po' di sonno perché sei stanchissimo. Quando sei sveglio, magari, mandami la posizione sul cellulare. - gli dico avvicinandomi al suo volto per poterlo baciare.
- Grazie per tutto quello che hai fatto. - gli sussurro tra un bacio e l'altro.
- Grazie a te per esserci. - dice a tratti - non vorrei che te ne andassi, perché non vieni subito con me? - mi chiede.
- Perché nonostante il mio voler restare, ho bisogno di una doccia calda e di cambiare i miei vestiti infreddoliti. - gli rispondo sorridente, mettendomi la borsa al braccio e il resto tra le mani.
- A più tardi! - grido mentre sono già fuori, lui mi fa cenno con la mano.

Recupero le chiavi ed entro in casa: come al solito sono sola. Mia madre tornerà domani, mio padre sarà in ufficio, mia sorella probabilmente a lavoro o a studiare in biblioteca. Leggo un post-It lasciato da mio padre per me, attaccato al frigo:
<< L'agenzia ha confermato l'avvio dei lavori. Puoi iniziare quando vuoi.>> a quelle parole scritte mi si illuminano gli occhi: è da un anno che cerco un appartamento non lontano da qui, semplice e privato, per avere più autonomia e tranquillità tra lo stress arrecato dal lavoro con mio nonno e l'università. Credo cada a pennello, magari col tempo, se Nicolas vorrà venire a trovarmi non sarà costretto a permanere in un hotel. Ora, però, ho bisogno di dormire.

Ore 18:30.

I miei occhi vengono assaliti dalla luce accesa in camera access da mia sorella.
- Marta! Ma quando sei tornata? - mi chiede.
- Spegni quella luce! - mi lamento - Questa mattina, ma avevo bisogno di dormire. - le rispondo.
- Va bene. Io sono stata a studiare con Gabry, più tardi esco, vuoi aggregarti? - ventidue anni che ci conosciamo e ancora non ha compreso che, farmi domande appena sveglia, è qualcosa di illegale.
- Greta ti prego, ora ho aperto gli occhi. Comunque no, sento le ragazze e dopo vado da Nicolas. - le rispondo mettendomi a sedere. Abbiamo un buon rapporto, infatti sa quasi tutto di me. Si ferma un secondo da quel che stava facendo e si volta verso di me, incredula.
- Ma quindi è qui a Napoli? - mi chiede.
- Sì, mi ha sorpresa ieri venendo alla festa e siamo stato insieme fino a questa mattina. - le rispondo.
- Ah, ma voglio sapere tutto! - esclama entusiasta sedendosi sul bordo del letto.
Le spiego tutto e, come suo solito, congiunge entrambe le mani alla bocca in segno di sorpresa.
- Ma è matto! Scusa, ora che ci fai qua? Preparati e raggiungilo. - dice in tono scontato.
- Vedo se è sveglio - prendo il cellulare e noto un suo messaggio inviatomi un'ora prima << Marta sono sveglio, ti va di dormire da me questa notte?>>
- Gre mi sa che stanotte non dormo qui. - le dico sorridente.
- Dai preparati. - mi incita.
Mi butto di nuovo in doccia e scelgo di vestirmi in modo più carino e leggero: un mini abito blu scuro.
Preparo la borsa ed esco di casa, lasciando un messaggio a mio padre per avvisarlo. Dopo aver preso l'auto mi reco in una pizzeria che conosco per ordinare da mangiare, che per fortuna ci mette poco tempo. Pronta e munita di cena, avvio la posizione dell'hotel sul cellulare.
Seguo per almeno dieci minuti le indicazioni, per poi scoprire che è praticamente a due passi dalla libreria di mio nonno: uno di quegli hotel carinissimi ma ai quali non fai molto caso. Chiedo al receptionist di poter salire e loro avvisano Nicolas. Ha la stanza all'ultimo piano, dove ci sono solo tre camere e, credo, è l'unica abitata. Appena busso viene ad aprirmi ed è contentissimo alla vista della pizza e dei pancake da asporto.
- Che bello, sei qui! - grida come se non mi vedesse da mesi.
Questa stanza è molto accogliente: la prima cosa che salta all'occhio è la vista della piccola terrazza sulla sinistra, che affianca un letto grande e colmo di cuscini. Le luci sono tutte soffuse, ma c'è anche una mini cucina col tavolo ornato da piantine. Poso tutto in cucina e faccio per girarmi.
- Mangiamo or.. - ma non finisco la frase che Nicolas incolla le sue labbra alle mie. La sua mano fra i miei capelli mi disinibisce.
- Ma le pizze si freddano. - dico.
- Le riscaldiamo. - mi risponde non interrompendo il nostro contatto.
Porta le mia gambe ai suoi fianchi, per farmi sedere sul tavolo; le sue labbra scorrono dal viso alle mie clavicole, così come le mie. Le nostre mani si intrecciano, ma un secondo dopo sono ovunque. Non ci sto capendo nulla, so solo che non voglio smettere di sentirlo vicino.
- Andiamo di là. - sussurro, ma lui non risponde. Mi riprende in braccio e mi adagia sul letto, come se potessi farmi male. Lui è disteso delicatamente sul mio corpo e le sue mani vanno pian piano a toccare la mia pelle sotto il vestito. Dopo poco tutto quello che ci ricopre, sono solo le lenzuola bianche.

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