"Cuor leggero" (undicesima parte)

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In un'ora riusciamo a fare anche la spesa, dato che in questi giorni resterà con me e con due stomaci come i nostri, meglio correre ai ripari con le provviste.
La casa non è molto grande, ma poco ci importa purchè ci siano le cose di cui abbiamo bisogno, anche se la parte fondamentale è quella che ora posa delicatamente le labbra sulle mie.
- Dove hai detto che andiamo questa sera? - chiedo mentre siamo intenti a sistemare gli acquisti.
- Cesare e Nelson hanno organizzato una festa in maschera, ci saranno anche dei miei amici. - mi risponde nell'atto buffo del contare i pacchi di pasta presi, la sua espressione concentrata mi fa troppo ridere.
- Mi sa che devo prendere un costume in qualche negozio - affermo pensando al fatto di non averlo portato con me.
- Devo prenderlo anch'io, dopo aver mangiato possiamo anche andarci. - mi dice avvicinandosi alle mie spalle, spostandomi i capelli dal collo per segnarlo con dei baci leggeri.
- Dopo esser stati un po' nell'altra camera però.. - ha capito bene come distrarmi, e in effetti voglio lasciarmi andare a lui. Mi volto verso il suo viso per avvicinarmi ai suoi lobi, ma in qualche secondo la mia camicetta bianca ha i bottoni praticamente scuciti e il suo maglioncino funge da cuscino su questo tavolo dove ci stiamo abbandonando.

Ore 17: 00

Siamo usciti per recarci in un negozio cinese che vende di tutto per gli eventi, così parte la caccia a due costumi che ci piacciano. Dalle mie parti questi negozietti espongono oggetti soliti come corna da diavolo, maschere varie da zombie, orchi e al massimo dei vampiri; questo negozio invece ha così tante cose che io e Nic non sappiamo da dove iniziare, così proviamo costumi completamente a caso che combiniamo noi; ci sono pochissime persone, la tentazione di sfilare con quella roba addosso è troppo forte, quindi non esistiamo a farci riconoscere anche qui, dato che le nostre voci, le nostre risate e gli "shhh" ripetuti, si sentono in un largo raggio del negozio. Alla fine trovo un costume che riconosco dal particolare delle piume, che decido di prendere.
- Nic ne ho trovato uno che mi piace, ma non te lo faccio vedere. - gli dico mentre lui prova un paio di baffi che neanche la mascotte della Pringles può mettersi in competizione.
- Perché? - mi chiede curioso.
- Perché è imbustato e lo vedi più tardi, tu hai trovato qualcosa che ti piaccia? -domando vedendo che ha qualcosa tra le mani, ma che nasconde.
- Sì, ma a questo punto lo vedrai anche tu dopo! - mi risponde.

Ore 21:00

- Martaaaa, puoi truccarmi ora? - mi chiede dalla camera da letto, io sono in bagno a mettere decentemente una ghirlanda di fiori in testa dai toni abbastanza scuri.
- Entra dai, ho finito. - gli rispondo, pochi secondi dopo lo trovo in piedi sulla soglia della porta con una faccia impietrita, intento ad osservarmi il costume. Credo sia incantato, ma questo momento viene rovinato dalla mia risata che non riesco a trattenere: Nicolas ha davvero indossato il costume della mascotte della Pringles, ma il baffo non gli si attacca bene finendo col cader da un lato.
- Però non è giusto: tu sei bellissima con questo costume, io sembro uno scemo! - si lamenta entrando in bagno per sedersi sulla panca. Io provo a non ridere più per non peggiorare il suo pensiero e nel frattempo prendo qualcosa con cui truccarlo.
- Ma ti sta bene, nessuno noterà il mio vestito banalmente horror col tuo che è così originale, giuro che lo adoro! - gi dico attaccandogli il baffo al meglio che posso. Sembra apprezzare il mio complimento.
- Tu sei pazzesca, però non ho capito cosa sei esattamente. - mi dice mentre lo guardo per capire come sistemargli la chioma folta.
- Sono un angelo della morte, quindi meglio non farmi arrabbiare questa sera. Ora però tieni gli occhi chiusi che ci penso io. - gli dico.
- Non posso tenere gli occhi chiusi se mi piazzi avanti la scollatura del vestito! - continua a lamentarsi. Ci metto venti minuti per finire con la capacità di chi non sa cosa sia il trucco, e non parlo solo di lui.

Una quarantina di minuti dopo siamo alla festa, dove rivedo i suoi amici più matti che mai: Dario è completamente vestito di nero e cammina in giro per intimorire gli invitati con la sua espressione killer, Tonno è un tonno in scatola, Frank è una strega (in realtà sembra più una meretrice medievale), Nelson ha un macchinario appeso al petto dove c'è scritto "sangue fresco" ed è praticamente un distributore di Ginger, Cesare è una multa, letteralmente. La parte più bella è che, con i loro costumi bellissimi, ridono come pazzi alla vista di Nic. In quale parte dell'universo sono capitata?
C'è parecchia gente e Nicolas mi presenta anche altri suoi amici: quattro ragazzi e due ragazze che sembrano essere anche molto simpatici, se non fosse per una delle due che mi guarda continuamente e ha "accidentalmente" fatto cadere una bibita sulla lunghezza del mio vestito, che per fortuna cammuffo dato il colore tra il nero e il viola.
- Cavolo mi dispiace, vuoi che ti accompagni a pulirti? - mi chiede con tono non esattamente gentile.
- Non ti preoccupare, vado io. - rispondo allontanandomi per cercare un bagno, ma Nic mi segue.
- Vieni con me, ti porto al bagno.- mi dice mentre camminiamo nel lungo corridoio della casa. Non appena lo troviamo, Nicolas trova subito uno smacchiatore.
- Mi dispiace, vieni qui che ti aiuto. - dice abbassandosi al mio vestito.
- Nic non fa nulla, nemmeno si nota sulle tinte scure. Però toglimi una curiosità, che rapporto hai con Michela? - gli chiedo mentre mi prende un mucchio di carta.
Per un secondo si ferma a guardarmi, per poi sospirare.
- Diciamo che è entrata nel gruppo perché ci uscivo insieme tempo fa. - mi risponde serio.
- Quanto tempo fa? - chiedo tamponando la macchia.
- Lo scorso anno, ma è durata poco e non ho più frequentato nessuno, finché non ho conosciuto te. - mi risponde non staccandomi gli occhi di dosso.
- Ecco perché mi guardava con occhio fulmineo. - mi spiego a voce bassa, ma lui sente lo stesso.
- Chi non ti guarderebbe? C'è chi ti consuma con gli occhi o chi ti invidia. -risponde ridendo, io gli tiro uno schiaffo scherzoso accompagnato ad un bel "idiota." Mi rimetto in piedi e lui mi prende la mano destra.
-Ora, mia signora, vuoi venire con me un secondo? - mi chiede in tono malizioso.
- Sempre. - rispondo sorridendogli.
Usciamo da qui e lo seguo su delle scale, arrivando fino a quella che sembra una terrazza molto grande. Ci sono piante ovunque, siamo circondati da luci calde e da pareti di vetro: è una serra, così bella che resto a bocca aperta.
- Questo posto è stupendo. - dico con tono meravigliato. Nic mi sente ma sembra essere un po' agitato.
- Sì, sapevo che ti sarebbe piaciuta. Vieni qui però. - mi esorta a sedermi su di un prato sintetico.
- Devo preoccuparmi? - gli chiedo iniziando ad essere nervosa dal suo nervosismo.
- No, devo solo dirti delle cose e so che nessun posto è meglio per te di un prato...e una biblioteca, ma questo si sa già. - mi dice, io annuisco.
- Ti ho portato qui perché ti ho scritto una lettera. Bada che non ne ho mai scritta una e ho pensato fosse uno dei modi per colpirti di più. - mi dice mostrandomi la bustina blu notte, estraendone il foglio bianco; è quello che aveva quest'oggi tra le mani al negozio. Io non rispondo, ma sorrido già come un'ebete. Mi legge il contenuto:

Non so come si possa iniziare a scrivere quel che si prova stando semplicemente seduti di fianco a qualcuno, ma questo era già inspiegabile su quel tronco in quella mattina soleggiata di settembre, dove ancora non ero certo di quel che stavo per scoprire di te e di me stesso, ma il non vederti tra la folla mi aveva mandato già in tilt. Ti cercavo e quando ti ho vista in solitudine ho sentito il cuore alleggerirsi, ma al tempo stesso fare qualche salto mortale. Da bambino fino a qualche anno fa, leggevo parole sull'amore che non credevo possibili, perché gli effetti descritti da altri non mi sembravano qualcosa di così reale, ma oggi, che son passati anni, sono in grado di poter dire anche io qualcosa a riguardo. Il mio animo ha vagato, così come vaga quando non sei con me, ma la tua presenza anche solo nella mia testa, non mi fa più sentire niente. Non fraintendermi, non che io non abbia sentimenti, altrimenti queste parole non avrebbero senso alcuno, ma non sento pesi: non sento la preoccupazione della giornata pesante che avrò il giorno dopo, non sento di dover trovare una ragione che mi faccia alzare dal letto tutte le mattine al di fuori delle mie passioni, mi sento libero di essere me stesso e di non venir giudicato da qualcuno, e questo mi ha permesso di scoprire altri lati di me. Tu sei una continua scoperta e una avventurosa esplorazione, e fai sentire anche me stesso così, ormai come due mondi da rivelarsi a vicenda. Ti scopro, e non solo dei tuoi abiti quando mi permetti di sentire la tua pelle soffice, ma lasci che io ti veda, di capire chi sei, chi non dici di essere e chi vuoi diventare: una persona in continua evoluzione che ogni giorno mi appare sempre più bella perché segue se stessa. Ti ammiro, non mi sono mai sentito così fortunato da quando ho conosciuto te, una meraviglia continua.

Termina di leggere e io sono ormai in una marea di lacrime gioiose. Chiude la lettera per guardarmi negli occhi in un modo che solo lui sa fare: spogliandomi di ogni mio timore.
- Sono innamorato di te, questo lo so da ancora prima di conoscerti. - mi dichiara piano, mentre una lacrima lucente gli percorre il viso, accarezzando i suoi dolci lineamenti.
- Tu non puoi immaginare quanto io ti ama. - rispondo con voce fievole, ma che comprende. Ci guardiamo ancora, con queste gocce luminose che ci bagnano e io vorrei solo saltargli addosso per non lasciarlo andare più.
Dopo secondi passati a guardarci, ridiamo di tutto e lo bacio, sedendomi sulle sue gambe, ma lui mi ferma.
- Devo darti una cosa - mi dice sorridente.
- Cosa? - gli chiedo in tono curioso.
Prende un sacchetto grigio dalla tasca per poi aprilo e quel che ne esce mi fa impazzire.
- So che è il tuo fiore preferito, non potrebbe essere più adatto a te. - mi dice mettendomi al collo la catenina dorata col ciondolo di una Margherita bellissima.
- Lo adoro! - esclamo guardandolo. - Però non andiamo già via, restiamo qui ancora qualche minuto? - gli chiedo con gli occhi dolci.
Ci prendiamo la mano e ci distendiamo sull'erba sintetica, come per gli angeli di neve.
Vorrei raccontargli delle parole udite in treno, ma se tutto questo viene spiegato sotto una legge soprannaturale, voglio custodire per me quella storia, come faccio con tutta la felicità che mi scorre nelle vene in questo istante.

Fil Rouge | Space Valley - Nic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora