"In Vespa" (dodicesima parte)

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2 novembre ore 11:00.

Suoniamo il campanello con un po' di agitazione, dall'interno della casa sentiamo vari movimenti e un "Non farli aspettare" detto da una voce maschile.
Una donna medio alta con un sorriso accogliente apre la porta di casa.
- Benvenuti! - ci dice a braccia aperte - io sono la madre di Nicolas, finalmente ci conosciamo. - mi dice dandomi un abbraccio amichevole.
- È un piacere anche per me! - le rispondo. Entrando in cucina mi presenta sua sorella minore e suo padre, entrambi accoglienti come la madre.
- Marta vuoi vedere la stanza di Nic? - mi chiede sua sorella.
- Con piacere. - le rispondo, lei mi ci trascina con l'aria di chi sta per mettere qualcuno in imbarazzo, infatti quel qualcuno ha subito da contestare.
- Chiara per favore, non mettere mano alle mie cose, le faccio fare io il giro turistico! - minaccia la sorella con tono ironico.
Entro nel suo rifugio e sembra di essere abbracciati da una melodia alla chitarra: c'è lui in ogni angolo, anche dove il legno sembra appartenere ad un mobilificio qualunque: sulle pareti ci sono tantissime foto scattate da lui, materiale fotografico sistemato con cura, libri, qualche vinile, CD, biglietti di viaggi e concerti, e con questi ultimi scopro che abbiamo gusti molto simili.
- Nic le tue foto sono bellissime! - affermo incantata dalle pareti, lui arrossisce.
- Abbiamo la stessa ossessione per gli Arctic Monkeys e i Mumford! - aggiungo girandomi verso di lui, che mi guarda come se queste cose per lui fossero una certezza assoluta.
Sua madre e suo padre fanno ingresso in stanza portando con loro una scatola molto grande, alla quale vista Nic batte la mano destra sulla propria fronte.
- No, lo sapevo. Allora qualsiasi cosa tu veda non prendermi in giro, ti prego! - mi implora, ma non riesco a non ridere quando mostra imbarazzo.
- Non te lo prometto. - rispondo avvicinandomi ai suoi che mi invitano a guardare le foto di lui da bambino.

Poco dopo sua sorella mi chiede di sfidarla ad una gara di Just Dance, cosa che non rifiuto, infatti è molto divertente. La sensazione di ghiaccio che avevo timore di sentire, per fortuna, non c'è mai stata, nemmeno quando ci siamo seduti per pranzare; tra l'altro sua madre e sua nonna sono ottime cuoche.
- Allora Marta, i tuoi hanno conosciuto Nicolas? - mi chiede suo padre mentre siamo ancora seduti a tavola dopo il pranzo. Nic gli fa segno di evitare la domanda.
- Nic tranquillo, non mi mette a disagio parlarne. - gli dico con gentilezza - I miei sono sempre fuori per lavoro, non li vedo praticamente mai, quindi non ancora. - rispondo.
- Che lavoro svolgono? Se non sono indiscreto. - mi domanda.
- Non si preoccupi, mio padre è il preside di una scuola nelle Marche, mia madre dirige uno studio legale nei pressi di Roma. Se possono tornano una volta ogni due settimane, io sono praticamente cresciuta con i miei nonni paterni; mia sorella minore, come me, studia e anche lei è molto impegnata, ma abbiamo un bellissimo rapporto. - spiego in breve, senza raccontare i dettagli amari.
- Capisco, cara, sarà anche merito di questa storia se noto che sei una persona in gamba! - dichiara suo padre, con tono pacato.
- Grazie, anche suo figlio lo è. - rispondo sorridendo.
- Ma non ti preoccupare dei Lei, chiamami Antonio, qui siamo in famiglia! - mi esorta.
Nic mi sorride, stringendo la mia mano sotto al tavolo; la sua stretta sicura, calda, sembra voglia trasmetterti la sua stessa forza.

Ore 21:30.

Esco dalla doccia in accappatoio e ciabatte, ho dimenticato di prendere i vestiti puliti; esco dal bagno per andare in stanza, dove Nic sta guardando qualcosa in televisione ma la sua attività viene interrotta dal mio vociferio sul cosa indossare.
- Canti per il bagnoschiuma quando sei sotto la doccia? - mi chiede ridendo.
- Si ma intono "Don't stop believing" allo shampoo per non farlo sentire escluso. - rispondo, prima di sentire le sue braccia farmi cadere sul letto ancora mezza zuppa d'acqua.
- Ti pare giusto passare in queste condizioni avanti a me e non darmi nemmeno un bacio? - mi chiede ad un centimetro dal mio viso, con i suoi sussurri che toccano i miei punti deboli. Restiamo per un po' così, a guardarci e non dire nulla, sentendo solo pace, finché non mi stuzzica la curiosità.
- Vestiti fra poco, dobbiamo fare una cosa! - mi dice liberandosi dalla stretta.
- Cosa? - chiedo dirigendomi verso i vestiti. Ma non mi risponde dato che si è ficcato anche lui in doccia. Le temperature non sono tanto basse, indosso un semplice pantalone nero, una camicia non leggera, scarpette e giubbotto di jeans imbottito internamente. Poco dopo siamo pronti entrambe e ci rechiamo nel parcheggio dell'edificio, nonché al piano terra.
- Non sapevo nemmeno ci fosse un garage qui dentro. - gli faccio notare, ma non risponde: apre le porte con una chiave scoprendo una Vespa bianca che era nascosta da un telo rosso.
- Ma Nic, è tua? - gli chiedo incredula, lui è palesemente contento di questa scena.
- È di mio padre, ma spesso la prendo. Ti piacerebbe se ti portassi in giro a Bologna tutta la notte con questa? - mi chiede avvicinandosi al veicolo.
- Sai cosa è buffo? Che ricordavo un breve accenno alla tua possessione di un mezzo del genere; io detesto ogni sorta di motorino, l'unico che mi ha sempre attratto è la Vespa di questo medesimo colore. Assurdo, è ovvio che voglia girarci con te! - gli dico, cercando di spiegare nel migliore dei modi questo pensiero.
- Benissimo! - mi pone un casco e una mano come invito ufficiale - Bella signorina, salga pure. - mi accomodo al meglio che posso e usciamo dal sotterraneo.
In pochi minuti siamo inebriati dai profumi della città e rinfrescati dal vento leggero che ci invade le narici e mi concia i capelli come Medusa.
- Che libertà! - esclamo mentre percorriamo queste strade illuminate e vissute.
- Condivisa con te è ancora meglio. - riesco a sentire la sua risposta.
Mi indica un sacco di posti: alcuni che già conosco, altri di cui ho già scordato il nome... ma poco importa.
Ci divertiamo troppo, sembriamo due bambini in visita a Disneyland, come se lui non ci vivesse in questa città, come se la stesse scoprendo per la prima volta con me, che davvero non la conosco, ma grazie a lui sa già un po' di casa.

Fil Rouge | Space Valley - Nic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora