"Fil rouge" (ultimo capitolo)

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31 ottobre, ore 15: 00.

Il Freccia Rossa diretto a Bologna centro partirà tra meno di un'ora. É successo tutto così velocemente che non sembra essere reale: il giorno prima lavoro in un laboratorio dell'università più importante della Campania, il giorno seguente mi assumono in una grossa Editoria della Romagna. I direttori ci hanno trovato degli appartamenti, anche se nel frattempo che vengano sistemati rimarremo in un albergo. Io e Riccardo ci siamo visti solo in laboratorio, ma da quando entrambi abbiamo ricevuto queste notizie è come se si fosse insinuata una tacita rottura di qualunque cosa ci fosse tra noi.
I miei pensieri sono quindi un intruglio di incredulità mentre sono in auto, nel tragitto che mi divide dalla stazione. Mi stanno accompagnando i miei genitori, compresa mia sorella minore che mi saluta come se dovessi andare in guerra.
- Ma tanto ci vedremo in questi giorni, dovete portarmi la mia Peige! - le dico, facendola sorridere. Abbraccio mamma e papà per poi accomodarmi sul sedile.

5 novembre 2020, ore 20: 00.

Ieri la mia famiglia è tornata a Napoli, sono venuti a portare il resto delle mie cose; sono qui da pochi giorni e ho una voglia assurda di percorrere questo posto. Anche i primi giorni trascorsi qui sono stati veloci, tanto che non sono riuscita a focalizzarmi sul come io mi senta; ecco perché afferro le chiavi della Vespa e mi precipito in centro.
Mi attraversano tante sensazioni nuove: adrenalina, picchi di felicità, un po' di tensione, ma soprattutto libertà di essere me stessa e di scegliere della mia vita.
Tuttavia da quando mi ritrovo a guardare questi posti ho la malinconia che sale spesso a galla. Sono stata qui una sola volta e tutto quello che vedo mi ricorda lui: le case, i palazzi, piazza Maggiore, la torre che aspettava ancora di visitare e mi chiedo se lo abbia fatto, la casa che prendemmo quando venni qui anni fa, la festa dove mi parlò apertamente dei suoi sentimenti, i colli dove vorrei andare ora ssperando di non perdermi, la Vespa bianca poco distante dalla mia. Sono circondata da questi ricordi quando mi rendo conto che questa Vespa bianca, uguale alla mia, mi sfreccia sulla sinistra da un po' di tempo. Ho il casco semi aperto ma non riesco a guardargli in viso, ciò che è evidente è che indossa un casco blu scuro intonato alla camicia e alla giacca cammello. Le mia braccia iniziano a tremare; accellero per arrivare ad un punto dal quale riuscire a riconoscere il suo volto, ma riesco a vedere solo lo sguardo celato dal casco allacciato, ma è il suo sguardo.
I suoi occhi, li riconoscerei anche dopo una vita senza rivederli. Sento il mio cuore esplodere. Mi dirigo verso l'unica parte dei colli che abbia mai visto, notando dallo specchietto che lui guida ancora alle mie spalle.
Giunta dove volevo fermo la Vespa nel parcheggio indicato, afferro il casco che porto con me e cammino tra l'erba semi alta. Un minuto dopo sento qualcuno raggiungermi.
- Marta! - grida, cercando di farsi sentire. Io mi fermo piano, lascio cadere il casco sul prato e mi volto verso la voce. Sapevo di non sbagliarmi, e sapevo che avrei iniziato a tremare come una foglia alla sua vista. Ha la mia stessa espressione sul viso, che tramuta in un sorriso...quanto mi è mancato vederlo.
- Nicolas! - dico come per rispondere al suo grido.
- Ho riconosciuto i tuoi capelli lunghi ad una notevole distanza.. - dice con voce intimidita.
- Ma avevo il casco. - rispondo retoricamente.
- Eh, pensa! - esclama. - Che ci fai qui? - aggiunge. Non interrompe il contatto visivo, non lo ha mai fatto; io sento gli occhi pizzicare un pochino, distolgo lo sguardo posandolo sulla vista di fronte.
- Nulla, è che mi sono trasferita qui per lavoro.. - inizio a dire, ma la mia voce si interrompe, ho bisogno di calmarmi.
- Sappi che se inizi a piangere crollo anch'io. - dice guardandomi.
- Scusa, non pensavo ti avrei mai più rivisto. - gli rispondo sincera. Lui annuisce, avvicinandosi a me.
- Io invece ci ho sperato ogni giorno da quando sono tornato cinque mesi fa. Sono venuto anche nella tua città per vederti. - mi dice dolcemente, senza più timidezza nel tono.
- Perché non mi hai cercata? - gli chiedo. Sorride, asciugandosi una lacrima che gli scende solo zigomo.
- Lo sai che sono un inguaribile romantico, no? Ho sempre creduto alle leggende che mi raccontavano da bambino, tipo quella delle persone legate dal filo rosso e ora se ti dico la verità potrò sembrare patetico, ma voglio che tu li sappia. Sono tornato, ma non riuscivo a restare giorni interi senza sentire la tentazione di prendere il primo treno e correre da te. Così l'ho fatto e ho voluto sfidare il destino, mi son detto che se credo in tutto questo, una forza superiore ci farà incontrare di nuovo. Sono tornato varie volte per non interrompere la sfida, l'ultima volta che sono stato a Napoli era la settimana scorsa e non è accaduto lo stesso. Poi oggi esco per distrarmi, raggiungere questo posto per stare un po' per conto mio e riconosco per strada i tuoi capelli ribelli, ma ho riconosciuto anche il portachiavi della tua borsa. - spiega, guardandomi e sorridendo come un'ebete.
- Ora ci credi? - gli chiedo dopo aver ascoltato le sue parole.
- Non ne ho mai dubitato. - mi risponde.

Dopo averlo visto, sono certa: Margherita Saloni aveva ragione.

Fil Rouge | Space Valley - Nic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora