"Peige" (diciassettesima parte)

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23 ottobre 2023, ore 19: 30.

- Marta ma tu sei ancora qui, stavo per spegnere le luci. - esclama Riccardo, appoggiato alla porta di ingresso della sala computer. Io, assorta dalla mia attività, mi volto verso di lui come fossi appena scesa dalle nuvole.
- Eh? Sì, volevo concludere il lavoro datomi da Dellecime. Però ho finito, ora spengo tutto. - dico alzandomi dalla mia postazione, radunando i miei materiali. Riccardo si avvicina al monitor e resta a fissarlo per una manciata di secondi.
- Stai facendo un ottimo lavoro, ma sono sempre convinto che tu sia sprecata a restare in questo laboratorio. - dice voltandosi verso di me, che ho appena indossato il giubotto per uscire.
- È che sono molto legata a questo laboratorio. Non è stato solo il cuore del mio tirocinio, ma mi ha aiutata in periodi pesanti. Nulla è riuscito a farmi sentir meglio di questo posto alla morte di mio nonno. - rivelo con un filo di nostalgia nel tono. Sorride, io gli faccio un cenno e mi avvio all'uscita prima che lui mi richiami.
- Marta c'è una cosa che voglio chiederti da tempo.. - dice in tono sicuro, ma come se cercasse il mio permesso per continuare la frase. Annuisco.
- Ti piacerebbe uscire qualche volta? - mi chiede con un filo di imbarazzo. Io gli sorrido, da un po' avevo capito le sue intenzioni e infatti mi chiedevo quando sarebbe arrivato al limite.
- Mh vediamo, dove vuoi portarmi? - gli chiedo scherzando, ma dalla sua espressione capisco che non si aspettava questa domanda retorica.
- Non lo so, non mi sono preparato ancora a questo.. - risponde.
- Sto scherzando, stai tranquillo! Non sono la tipa da cose in grande. - gli dico, il suo volto si rilassa.
- Bene, facciamo domani alle 18? - mi chiede.
- Va bene, dove abiti? - gli chiedo, lui assume un'espressione di stupore.
- Perché me lo chiedi? - domanda. Io faccio spallucce e tiro fuori le chiavi della vespa che ho da qualche mese, dondolandole in aria.
- Perché ti vengo a prendere io! - esclamo, facendolo ridere.

Ore 20: 00.

- Come è andata la giornata? - mi chiedono Francesca, Carlotta e Bianca mentre si siedono sul mio divano.
- Bene, domani esco con Riccardo. - rispondo portando le pizze sul tavolino da caffè. Cinque secondi di silenzio poi scatenano il putiferio.
- Cosa? - chiedono. - Era ora!
- Ma come era ora? - chiedo scoppiando a ridere per la loro reazione.
- Al tuo compleanno sembrava un pesce lesso incantato alla tua vista. - risponde Francesca, le altre due ochette le fanno da coro.
- E poi finalmente esci con qualcuno.. - aggiunge Bianca.
- Già, anche se non parli di lui, sappiamo che ti ha limitata tanto nel conoscere persone negli ultimi anni. - fa Carlotta, guardandomi di soppiatto.
- Mi serviva tempo, non potevo pretendere troppo da me in quello stato. E tra l'altro non sentivo il bisogno di conoscere qualcuno. - rispondo non aggiungendo altro. Mi siedo sulla poltrona rossa e godo della pizza avanti a me.
- Almeno è Riccardo, è davvero in gamba ed è un bel ragazzo. Approvo! - grida Francesca, rompendo il piccolo muro di ghiaccio di prima.

24 ottobre, ore 17: 15.

Ho lasciato il laboratorio prima del solito, sono tornata a casa per farmi una doccia e vestirmi: pantalone nero a vita alta, camicia leggere bianca e giacca di jeans larga. Non mi piace agghindarmi se non sono a mio agio, e ho pensato che mi vede ogni giorno struccata, infatti ho messo solo del mascara. Prendo la borsa e mi precipito in garage dalla mia vespa bianca, che ormai chiamo Paige. La guardo per qualche secondo e sorrido, è magnifica!
Dopo poco percorro le strade arrivando nei pressi di piazza Dante, aspettando Riccardo che arriva in pochi secondi.
- Wow, sono curioso di sperimentare la tua guida. - confessa salendo a bordo.
- Tieniti, mi raccomando! - gli dico sincera, sono sicura della mia guida ma è sempre meglio essere prudenti.
Scorazziamo in giro per un po', prima che lui decidesse di fermarci su una spiaggia piccola del lungomare. Portando con noi dei coni gelati presi in una gelatiera vicina. A qualche metro di distanza c'è una bambina che gioca con i suoi fratelli mentre i genitori leggono in modo animato il quotidiano. Mi sento come investita da un déjà vu, prima di ricordare che era questa la spiaggia dove, due anni prima, mi sono recata la sera prima di laurearmi.
- Tra tutti i gusti non avrei mai immaginato ti potessero piacere mela verde e mango. - dice riferendosi ai gusti di gelato che ho scelto.
- Quale credevi scegliessi? - gli chiedo ridendo alla vista delle macchie di panna sul suo viso, che pulisco con un tovagliolo pulito che ho in tasca. Per qualche secondo mi guarda dritto negli occhi, baciandomi prima di togliere il tovagliolo dalla sua pelle chiara. Ricambio il suo gesto spontaneo, anche se non lo sentivo del tutto mio, come se tra il volere e il non, il mio pensiero si posizionasse nel mezzo.
Lascio la presa dopo un po', notando un sorriso sul suo volto.
- Allora, credevi prendessi la vaniglia, dì la verità! - riprendo il discorso di prima scherzando sulla situazione, per fortuna ride e non si sente imbarazzato.
Dopo poco squilla il mio cellulare e noto, con mia grossa sorpresa, che a chiamarmi è il nostro professore a capo del laboratorio. Gli chiedo scusa se rispondo, ma suppongo sia urgente.
- Pronto? - chiedo schiarendomi il tono.
- Buonasera, parlo con la signorina Marta Shiffer? - mi chiede in tono autorevole.
- Sì, sono io. - rispondo a voce alta.
- Signorina domani, prima del suo orario lavorativo, può concedermi qualche minuto per discutere di una questione importante? - mi chiede il professore con gentilezza.
- Certo, arriverò con trenta minuti di anticipo. - rispondo.
- Perfetto. Grazie signorina, a domani! - dice attaccando.
Metto giù il cellulare e la mia espressione è più spaventata che mai, avrò combinato qualcosa di sbagliato?
- Domani Dellecime vuole parlarmi, non so se essere spaventata o meno. - dico a Riccardo, che alza le spalle per dire che non ne ha idea.

25 ottobre ore 8: 30.

Busso con cortesia alla porta del suo ufficio, aprendola con gentilezza.
- Buongiorno signorina Shiffer, si sieda. - mi esorta, io lo assecondo.
- Lei è tra coloro che hanno portato a termine la magistrale e sono rimasti nei nostri laboratori di editing, giusto? - mi chiede sedendosi sulla poltrona dietro la cattedra.
- Sì professore, mi fu proposto a seguito della laurea conseguita tre mesi fa. - gli rispondo.
- Bene. Ci sono giunte varie offerte lavorative dalle case editrici del settentrione, vorremmo proporre lei come altri studenti a queste nuove opportunità. Ovviamente vi abbiamo seguiti in questi pochi mesi per verificare le vostre attività e ci sta colpendo molto la vostra determinazione. Mi dica solo una cosa, avrebbe problemi a riguardo? - mi spiega tutto con velocità, ma le parole mi colpiscono dritto al cervello.
- Non avrei problemi, ma se può darmi più informazioni sulle località proposte è anche più facile dare disponibilità. - rispondo.
- I suoi compagni di laboratorio, Riccardo Marelli e Daniela Ferrari sono stati citati per un'agenzia di Torino; mentre lei e una collega del laboratorio di scrittura, Vanessa Zelli, per due agenzie diverse di Bologna. - mi spiega leggendo le informazioni da un documento firmato. A quelle parole resto impietrita. È l'opportunità che ho sempre voluto, anche se in modo spontaneo ho pensato anche alla città proposta. Non ho più sue notizie da quando è andata in onda la serie televisiva un anno fa, da allora non seguo i suoi passi sui social né gli altri mi dicono qualcosa riguardo la sua vita. Ma ora non penso a questo, almeno non tanto quanto il poter lavorare in una vera casa editrice.
- Professore può contare sulla mia disponibilità! - gli rispondo sorridente.
- Bene, in questi giorni la aggiornerò delle pratiche e farete un colloquio informale con gli addetti dell'agenzia quando verranno qui a conoscervi. Può andare. - mi invita a uscire dal suo ufficio.
Cammino per il corridoio e mi sento come in una bolla, sembra una cosa surreale.
Trascorro la giornata tra i miei doveri e, una volta terminata, corro da Greta.
A casa ci sono anche i miei, non so oggi che forza ci sia a controllare tutto, la provvidenza?
Spiego tutto a loro tre, che alla fine sono più felici di quanto pensassi. Vado nella mia vecchia camera e stranamente non sento nostalgia tra queste pareti.
Greta mi chiama per avvisarmi che il mio cellulare sta squillando: il professore mi ha scritto una email dicendomi che domani dovremmo conoscere il dirigente della casa editrice.

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