"E..." (settima parte)

513 15 0
                                    

19 ottobre 2020, ore 08:45.

- Marta.. - sento una voce bassa chiamarmi - Marta, sveglia. - continua questa voce che, nel mentre dei miei sogni, sembra essere molto lontana.
Un secondo dopo sento delle dita accarezzarmi la guanciotta destra del viso e questo tocco mi fa ristabilire contatto con la realtà. Apro piano gli occhi e la prima cosa che vedo è questo raggio di sole proveniente dalla finestra e che mi colpisce il viso. Appena di fianco, illuminato alle spalle, c'è Nicolas con un vassoio variegato. Mi metto a sedere per poi strofinarmi gli occhi.
- Buongiorno bellissima! - mi dice non appena riesco a connettere il cervello con la terra. Gli sorrido con gli occhi ancora mezzi chiusi e sono quasi sicura che il cuscino mi abbia lasciato dei segni sulla faccia: bellissima non è il termine che più userei ora.
- Buongiorno Nic. - rispondo con la mia voce mattutina che è un connubio tra il verso di una foca e il tono di Maga Magò.
Si siede dal mio lato del letto e poggia il grosso vassoio sulle lenzuola.
- Mi è sempre piaciuta la colazione a letto preparata dai miei familiari al mio compleanno, così ho provato a farla io. - mi dice mentre sorseggia il caffè.
- Sembra super buona, ma hai messo la cannella nel cappuccino che per me le batte tutte! - dico afferrando la tazza e bevendola. - Mi piace da morire la cannella, ma anche la vaniglia. Mettili anche su qualcosa che non mi piacerà mai, ma lo proverò lo stesso solo per la presenza di quei due ingredienti. - spiego. - Giuro che non sono sempre chiacchierona appena sveglia, anche perché c'è gente a cui infastidisce; però se mi sveglio col buonumore divento una radio umana. - dico senza nemmeno guardare la sua espressione al mio soliloquio. - Però non ti preoccupare, se divento petulante dimmelo, non mi offendo. La mia migliore amica ad un certo punto non ne può più. - continuo, ma lo sento scoppiare in una grossa risata appena termino la frase. Mi volto a guardarlo e capisco che questa scena mi rimarrà impressa per molto tempo: ha nella mano destra la tazza del caffè, nella sinistra una mega brioche e cercava di trattenersi dal ridere dato che il suo colore in viso è simile a quello di una patatina alla paprika. Ma non ha retto ed ora non smette più di ridere.
- Il bello è che ti vuoi giustificare con me che ti sto ascoltando, ma in realtà parli a manetta come se fossi davvero da sola! - dice non riuscendo lo stesso a trattenersi.
- Ma ti ho avvisato proprio mentre parlavo. - rispondo non potendo fare a meno di ridere anch'io immaginando la scena dall'esterno.

Ore 09:10
- Hai qualcosa da fare oggi che è lunedì? - mi chiede circondandomi i fianchi con le sue braccia, mentre sono intenta a guardarmi allo specchio i jeans indossati dopo una doccia calda.
- Siamo a metà ottobre, in settimana frequento i corsi della mia facoltà, o vado in biblioteca; il pomeriggio aiuto mio nonno, anche se non tutti i giorni. - gli spiego, per poi girarmi di scatto verso di lui.
- Vuoi vedere la libreria di cui ti parlo spesso? È su questa strada. - gli propongo, sperando accetti.
- Se ben ricordi, fui io a chiederti di portarmici un giorno. Oggi facciamo che è quel giorno. - risponde.
- Il tempo di indossare il maglioncino e possiamo uscire. - dico mentre lo cerco nella borsa, uno dei vari bianchi che indosso spesso.

Poco dopo siamo fuori l'hotel e lo conduco lungo il vialone in discesa, raggiungendo la piccola bottega che all'interno nasconde tre piani di tesori.
- Buongiorno nonno! - entro correndo per salutarlo, cogliendo nei suoi occhi una piacevole sensazione di sorpresa. Nicolas entra dopo pochi secondi.
- Buongiorno monella! Chi è questo bel ragazzo? - mi chiede con tono curioso. Afferro la mano di Nicolas per farlo avvicinare e mostra il suo sorrisone a mio nonno, ponendogli una mano.
- Piacere signor Schiffer! Mi chiamo Nicolas, sua nipote mi ha parlato tanto di lei. - si stringono la mano.
- Spero in bene - risponde ridendo.
- Nonno, Nicolas è il ragazzo di cui ti ho parlato qualche volta. - gli dico facendogli un occhiolino, per fortuna mi capisce.
- Ahh, finalmente! Quindi tu sei di Bologna, giusto? - gli chiede.
- Si signore, ho anche parenti qui al sud. Mi piace molto Napoli. - risponde Nic - Lei invece che origini ha? - chiede continuando.
- Sono cresciuto con la mia famiglia nel Derbyshire, in Inghilterra. Sono rimasto lì fino a quando non conobbi la nonna di Marta, avevo appena diciotto anni. - racconta questo pezzetto di vita sempre con un velo malinconico negli occhi e il sorriso in volto. - É una domanda che mi fanno spesso quando sentono il mio cognome. - aggiunge.
- Perché non vi sedete? Preparo qualcosa per noi. - propongo conducendoli al tavolo di legno poco distante dal bancone.
Si accomodano tranquillamente mentre vado nel retro a preparare del caffè e qualche dolcetto. Siamo sempre provvisti di merende qui, mio nonno è un tipo goloso, cosa che si abbina al suo carattere dolce e all'aspetto del tipico saggio barbuto. Ogni tanto fuma la pipa e sostituisce termini italiani con termini stranieri in una frase qualsiasi. Non ha mai perso rapporti col mondo esterno, nè con le sue origini. Soprattutto quando mia nonna ci ha lasciati anni fa.
Appena è pronto sistemo tutto su di un vassoio, ma resto ferma quando, appena prima di farmi vedere all'entrata dell'altra stanza, ascolto quel che stanno dicendo.
- Ero poco più piccolo di te quando incontrai Vanessa. Misi da parte la mia vita di tutti giorni per stare con lei qui, a quei tempi i suoi genitori non le avrebbero mai permesso di trasferirsi in Inghilterra. Miracolosamente era riuscita a venirci in visita. - racconta mio nonno - È strano vedere che ancora ci siamo rapporti a distanza. - termina la frase seguita da qualche secondo di silenzio, prima di sentire la voce del piccolo moro.
- Non sono cose che programmiamo, insomma non ci aspettiamo di conoscere qualcuno quando dobbiamo semplicemente organizzare uno spettacolo per degli amici in un altro paese. - sentenzia Nic per poi fermarsi un attimo - credo al destino, come nella maggior parte degli esseri umani. Quando sono a Bologna e ci penso, l'unica cosa che mi ripeto è che se doveva succedere, una ragione ci deve pur essere, non crede? Non mi crea disagio, non mi spaventa poi molto, so solo che è quello che ora ho la fortuna di vivere ed è quello che farò. - continua.
Io sono qui dietro ad ascoltate e a trattenere le risate, non che la conversazione sia buffa, ma è il realizzare di avere avanti una persona come lui che mi instaura scariche di felicità. Respiro ed entro nella stanza facendo finta di non aver ascoltato.
- Ecco i miei uomini, anche se manca papà. - poso tutto sul tavolino e sento i loro occhi puntati su di me.
- Non è tornato per il fine settimana? - chiede mio nonno.
- No, resterà non so dove fino a mercoledì. - rispondo sedendomi tra loro.
- Mio figlio è nato con l'orologio al polso, così come la madre. - si lamenta rassegnato, sorseggiando il caffè.
- Tua sorella come sta? - mi chiede. Nicolas assume un'espressione stupita.
- Ma quindi è tua sorella che fa parte di un gruppo su YouTube? Me ne parlasti forse.. - chiede.
- Nonno, Greta sta bene, ma la fretta è un problema di famiglia. - poi faccio per rispondere alla domanda di Nic - Esatto, ha da poco questo canale con un gruppo di amici. Tra l'altro vi seguono molto, anche se non lo sapevo.
- Ho un bel po' di persone da conoscere allora. - risponde lui.

Fil Rouge | Space Valley - Nic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora