Il tempo trascorreva molto lentamente per Jimin. Era passato letteralmente solo un giorno.
Ventiquattro ore. Eppure gli sembrava un' eternità.
Taehyung dopo ciò che era successo nel bagno non si era presentato a scuola per le lezioni del giorno successivo. Namjoon e Hoseok non sembravano sapere niente della situazione che si era creata.
Il primo chiacchierava con Jungkook ed il secondo cercava di non farsi notare poi molto, ancora intimorito dal gruppo e soprattutto da Yoongi.
Jimin, dal canto suo, non poteva smettere di lanciare sguardi verso il banco vuoto.
Vuoto era anche come si sentiva; Per tutto il giorno non aveva detto una parola e nessuno sembrava tanto coraggioso da intavolare una conversazione con lui. Alla fine la giornata era scivolata via in silenzio ma i minuti ... Quelli erano trascorsi tanto lentamente da sembrare lame conficcate nelle ferite di Jimin.
Queste erano ancora più dolorose, data la consapevolezza di essersele causate da sole.
Seduto sul letto morbido, il moro fissava il soffitto con occhi persi. Non stava guardando nulla, in verità. Non vi era nulla che voleva osservare se non quel viso che aveva imparato a riconoscere nei minimi dettagli.
Gli occhi immensi e tanto particolari. Aveva notato subito come solo un occhio fosse dotato della doppia palpebra, rendendo lo sguardo del biondo intrigante ma in modo totalmente spontaneo.
O come il sorriso diventasse un rettangolo e le guance gli si alzassero tanto. Quel viso, le sue espressioni... Gli mancavano terribilmente.
Prese il cellulare dal comodino e cercò l' unica cosa che poteva ricordarglielo perfettamente. Ed eccolo là, proprio come lo aveva descritto col pensiero.
Kim Taehyung che rideva al suo fianco in quel magico pomeriggio sulla spiaggia. Come aveva fatto a distruggere ogni cosa? Perché era bravo solo ad allontanare tutto ciò che di bello lo sfiorava?
Tutto ciò in cui riusciva perfettamente era incenerire quello che toccava.
Forse fu proprio quel pensiero a fargli cadere il telefono dalle dita. Come se avesse avuto paura di potere rompere anche quell' unica foto. Quel unico momento reale che aveva con Tae.
Il cuore gli batteva molto più veloce nel petto. Così tanto rumoroso da farlo spaventare.
Portò una mano proprio alla sua altezza come se, così facendo, potesse in qualche modo fermarlo.
Impossibile; Questo batteva senza freni fino a sentirlo in gola.
Alzandosi di colpo dal letto, deglutì a vuoto. Perché non smetteva di fargli male?
Era così pesante... Un macigno.
Tirò un pugno al muro intonacato della sua stanza senza badare minimamente al dolore sulle nocche. Ci aveva sperato. Una distrazione veloce ed istantanea. Ma così non fu e molto presto si ritrovò con le mani tra i capelli ed una lacrima dolorosa contro la guancia, accompagnata da imprecazioni sussurrate.Le lacrime vengono portate via dall' orgoglio.
Ha davvero pianto un sacco. Ha pianto contro il suo cuscino, soffocandole dalla vergogna.
Sì vergognava di piangere, si vergognava del motivo per cui piangeva.
Ha colpito il materasso più volte, distrutto. Ha gridato quando nessuno poteva sentirlo.
E ha pianto di nuovo fino a rimanere senza più niente. Poi era subentrato l' orgoglio e Kim Taehyung si era rialzato.
Sarebbe andato a scuola, avrebbe alzato il mento con quel briciolo di dignità che pensava gli era rimasta e avrebbe vissuto un altro giorno.
E così fece; Come ogni mattina si alzò, fece una breve doccia calda, si preparò, fece colazione ed uscì.
La temperatura si era alzata leggermente e la sua faccia non gelava più, finalmente.
Mentre camminava, il timore di poterlo incontrare era innegabile. Non lo dava a vedere, comunque. Stringendo le mani dentro le tasche del giubbotto e nascondendosi dietro la montatura degli occhiali.
« Taehyung, finalmente! » La voce roca di Namjoon venne immediatamente riconosciuta dal biondo che gli sorrise amabilmente. « Ieri ti abbiamo chiamato un sacco di volte sia io che Hoseok ma non hai mai risposto. È successo qualcosa? »
Sì. Pensò. È successo che sono stato ferito così tanto da sentirne la pressione sul petto anche se faccio finta di niente.
Sì. Ho tradito me stesso nel momento esatto in cui mi sono lasciato andare.
Sì. Sì. Si. Sto male e vorrei solo ... Tornare indietro nel tempo e prendere una decisione diversa.
« No... Stavo poco bene. Un forte mal di testa. » Rispose alla fine, alzando le spalle.
Non avrebbe detto niente a nessuno. Avrebbe dato importanza ad una persona che non meritava più nulla.
Mentire non era mai stato il suo forte così quando parlò, la voce divenne quasi flebile e questo fece capire all' amico che non era proprio tutto. Non domandò dettagli in più. Aveva imparato un po' a conoscere Taehyung dal sapere che non gli avrebbe detto le cose private che lo riguardavano. Così optò per un gesto piuttosto che per delle parole.
Lasciò scivolare il braccio dietro le spalle di Taehyung, attirandolo a sé in un abbraccio che se Taehyung avesse dovuto definirlo, lo avrebbe fatto con " stretto". Lo stringeva davvero con forza, sorprendendolo.
Solo in quel momento il biondo capì quanto ne aveva bisogno e, sospirando, si lasciò abbracciare ricambiando.
« Sei un amico prezioso. »
« Divento prezioso solo con le persone che meritano questo lato di me. »
« Mi sento onorato. » Concluse Tae.
Poco più in là, in piedi con sguardo di ghiaccio, c' era qualcun altro ad osservare la scena. Nel mentre Namjoon stringeva Taehyung, la mano di Jimin si strinse con una tale forza che se avesse avuto qualcosa in mano, l' avrebbe frantumata.
Razionalmente parlando, Park Jimin sapeva di non avere alcun diritto sulla questione. Né il diritto di arrabbiarsi né quello di affrontarli.
Ma il ragazzo non era mai stato razionale e tanto meno coscienzioso. Tutto ciò ch gli passava per la testa, la faceva.
Non poteva davvero sopportare di aver perso Taehyung, ritrovandolo tra braccia che non erano sue. Il pensiero gli stava friggendo i neuroni e la vena sul collo aveva iniziato a pulsare.
Tutto ciò che avvenne dopo, fu la conseguenza.Correndo sulle scale che portavano al tetto, Taehyung non si era accorto di essere stato osservato per tutto il tempo. E ancora meno di essere seguito.
Dopo quel breve, seppur intenso momento con Namjoon, aveva scelto di respirare profondamente lontano da tutto. Ritornare a scuola era stato più difficile di quello che aveva pensato e non lo aveva ancora rivisto.
Il suo cuore sarebbe imploso una volta entrato in classe?
Ma la risposta alla domanda ebbe risposta molto prima di ciò che si aspettava.
« Taehyung! » La voce di Jimin, inconfondibile per il timbro, letteralmente tremare l' altro giovane che non ebbe il coraggio di girarsi.
Sì sentiva bruciare la schiena.
Forse, era troppo presto per tornare.
« Taehyung! » Gli aveva chiesto di non dire più il suo nome. Glielo aveva urlato contro. Allora perché Taehyung percepiva più caldo solo nel sentirlo dalle sue labbra?
Ancora non si era voltato ma Jimin aveva azzerato le distanze e aveva afferrato il suo polso con forza, costringendolo a girarsi.
« Jimin, che fai? Non toccarmi. »
« Cosa stavi facendo con Namjoon? »
« Non sei nessuno per chiedermi questo. Lasciami in pace! » Esclamò Taehyung, cercando di svincolarsi ma anche l' altra mano venne intrappolata dal ragazzo che lo stava fissando con una tale rabbia da fargli seriamente paura.
« Non vuoi vedere me per farti quel idiota? Vero? »
« NON VOGLIO VEDERTI PERCHÉ SEI UNO STRONZO! » Gridò Taehyung, incredulo di doversi giustificare proprio con chi gli aveva fatto male.
Jimin rispose con aggressività, spostando letteralmente Taehyung contro quella che era la stanzina sul tetto. Lo stesso ripostiglio in cui era stato rinchiuso neanche tanto tempo prima.
Era stato spinto con una tale forza da fargli uscire un gemito di dolore mentre i suoi occhi diventava più grandi e intimoriti dalle azioni del moro.
« Jimin ... Ti prego ... Mi stai facendo paura... » Sussurrò, tremando contro il corpo di Jimin. Nonostante le percosse, Taehyung non aveva mai avuto paura come in quel momento.
Non riusciva neppure a guardarlo negli occhi. Questi lampeggiavano di una furia accecante.
Preso dall' impeto, Jimin si scagliò contro il viso di Tae che cercò di evitare il contatto come meglio poteva, muovendo il capo mentre Jimin cercava di imporgli un bacio. Le loro labbra riuscirono a sfiorarsi ma non ci fu niente di romantico. Quasi pressate mentre Taehyung scoppiò a piangere contro il viso di Jimin che finalmente, si bloccò.
Il biondo singhiozzava, terrorizzato. Mentre il moro tornava alla luce e lo lasciava andare lentamente. Abbassò gli occhi sui polsi che aveva trattenuto, trovando i segni rossi sulla pelle. Realizzò che gli aveva fatto male non solo fisicamente.
Sfiorò il rossore mentre Taehyung cadeva in ginocchio senza smettere di piangere. Avrebbe voluto davvero smettere.
Però non c' era un interruttore a spegnere il dolore che stava provando. Poteva solo lasciarlo andare in quel modo.
Jimin raggiunse il ragazzo, inginocchiato sul pavimento. Fremava anche lui. Impaurito da se stesso e da ciò che aveva fatto e da dove avrebbe potuto spingersi.
Appoggiò la sua fronte a quella di Taehyung. Il cuore che si frantumava ancora e ancora.
« M - mi dispiace... » Balbettò con le labbra che non riuscivano a stare ferme. Le lacrime di Taehyung stavano bagnando anche lui. Pensò sarebbero stati marchi indelebili. Bruciavano come lava.
« Non... Non ti farò mai più del male. Te lo prometto! »N.B. Vi chiedo di prendere questo capitolo come frutto della mia fantasia. Essendo una AU fanfiction, tanti fatti e lati della personalità sono BEN LONTANI dalla realtà dei bangtan.
Grazie mille!
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𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin )
Fanfiction𝑻𝒓𝒂𝒎𝒂 : Ci troviamo a Seoul, Corea. Taehyung si è appena trasferito nella grande città insieme alla madre, infermiera. Taehyung è un ragazzo molto, fin troppo silenzioso. Non parla mai con nessuno, riservato fa fatica a relazionarsi e gli dà fa...