7 • « Sei nella merda, Jimin. »

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Correva più veloce che poteva, non guardava nemmeno se i semafori fossero verdi o rossi. Correva col vento gelido che si scontrava contro le guance, ora rosse. Col cuore che gli palpitava nel petto così rumorosamente da essere scambiato per un tamburo.
Urlava. Nessuno lo sentiva perché nessun suono proveniva dalle sua labbra ma dentro di lui, urlava e si insultava.
Ma era troppo tardi. Correre non serviva più a nulla.
Col fiato corto, si fermò quando un ragazzo malridotto si palesò davanti a lui. Si era appena alzato da terra, sostenendosi contro il muro, tremante. Il labbro pieno di sangue, lo zigomo livido.
Jimin spalancò gli occhi alla vista di Taehyung, che faticava a respirare per i colpi ricevuti.

Cosa ho fatto? Gli ho davvero fatto tutto questo? Io... — Jimin lo fissò senza dire una parola. Taehyung non aveva ancora alzato lo sguardo e non lo aveva visto. Si avvicinò lentamente al biondo che solo in quel momento si rese conto di chi aveva di fronte. Nonostante il dolore che provava, il suo sguardo si fece gelido e Taehyung strinse i denti in una smorfia di rabbia.
« Non mi toccare, Park Jimin. Non... Osare... »
Jimin aveva alzato la mano contro il viso di Taehyung, diretto al labbro rosso di sangue ma l' altro lo fermò, scacciando via la mano. « Ti ho detto di non toccarmi! » Esclamò con determinazione, cercando di spingere lontano il moro.
« Non voglio farti del male... » Sussurrò Jimin. A quelle parole, Jimin quasi rise dal nervoso. Non gli avrebbe fatto male? Allora perché era conciato in quel modo?
Per colpa sua che non era riuscito a trattenere la rabbia. Avrebbe voluto chiedergli scusa, sinceramente dispiaciuto. Ma non ci riusciva.
« E sei anche un vigliacco, ecco cosa sei. Non sei neanche riuscito a farlo tu personalmente. Perché? Così da non poter essere incolpato? Fai schifo! Non voglio mai più vederti o giuro, giuro che ti denuncerò. »
Superò Jimin che rimase immobile, fissando il muro davanti a sé mentre i passi di Taehyung si facevano sempre più lontani.

Sono un vigliacco, lo so. Ma non perché avevo paura di essere incolpato... Sono un vigliacco perché non avrei mai potuto toccarti. Non sarei riuscito a farti male in quel modo. — Le mani di Jimin passarono sul suo viso freddo fino ai capelli, tirandoli indietro con disperazione.
Iniziò a correre nuovamente, questa volta verso la scuola.

Jungkook era seduto sul banco con Yoongi che, ridendo, gli aggiustava i capelli un po' troppo lunghi.
« Che problema hai coi miei capelli? Lasciali. » Disse ridacchiando, cercando di fermare le braccia del amico che continuavano a spettinarlo, se fosse possibile data la capigliatura ribelle.
« Devi tagliarteli. »
« Non ci penso nemmeno! »
Quella conversazione fu interrotta da Jimin che, come una furia, era entrato nella classe ancora sprovvista di insegnante per scagliarsi contro Jungkook.
Lo prese per la camicia che faceva parte della divisa, alzandolo letteralmente dal banco.
« Che cazzo hai combinato? Non ti avevo detto di ammazzarlo! Non ti avevo detto niente di tutto ciò. Perché lo hai fatto massacrare in quel modo. Perché?! »
« PERCHÉ TU MI HAI DETTO DI FARLO, STRONZO! » Urlò Jungkook, cercando di sottrarsi alla stretta. Ormai erano finiti nel corridoio con Jungkook spinto contro il muro. « Tu mi hai detto di ridurlo in quel modo. O te ne sei dimenticato? Che cazzo ti prende, Jimin? »
Jimin stava per colpirlo ma Jungkook venne liberato da Yoongi che immediatamente spinse via Jimin, fulminandolo. « Solo perché ti sei fottuto il cervello non significa che dobbiamo rimetterci noi. Chiaro? Vedi di fartela passare la cotta per quel coglione. »
Con la mente annebbiata dalla rabbia, Jimin stava per colpire anche il secondo amico ma il tutto venne interrotto da Seokjin che afferrò con forza il moro, trascinandolo lontano prima di lanciare un' occhiataccia a Yoongi. « Gli chiedi di non fare lo stronzo quando tu fai esattamente la stessa cosa? — Jimin, andiamo prima che mi farai perdere la pazienza seriamente.  »

Ormai distanti, Jimin era appoggiato agli armadietti, colpendoli con i piedi più e più volte mentre Jin lo fissava, sbuffando ad ogni colpo.
« Smettila, mi stai facendo venire l' emicrania. Si può sapere cosa è successo? Perché hai picchiato Jungkook? »
« Non fare domande. »
« Io ti paro il culo, Jimin. Faccio le domande che voglio alle quali tu dovresti rispondere. »
Senza guardarlo, il moro cercò di rispondere senza neppure sapere cosa dire, dato che era confuso più di tutti gli altri. « Taehyung... È stato picchiato. »
« Taehyung è quello nuovo, giusto? Lo hai fatto picchiare tu? »
« Si. »
« Perché non ci hai pensato tu? »
Jimin alzò lo sguardo. Gli occhi spenti, lo sguardo triste. Jin non lo aveva mai visto in quel modo. Alzò un sopracciglio prima di annuire e continuare. « Non potevi... »
« No... »
« Sei nella merda, Jimin. »
«  Lo so! »

Un' altra giornata è passata e Taehyung è ancora dolorante per le botte ricevute quella mattina. Neanche medicarsi in casa è servito poi molto. Il viso non era gonfio ma era parecchio livido e il fianco gli faceva così male che anche respirare gli riusciva difficile.
Non capiva perché la gente doveva essere così crudele. Come si poteva godere delle sofferenze altrui? Cosa provavano Park Jimin e gli altri nel fare del male prima ad Hoseok ed ora a lui? Soddisfazione? Orgoglio?
Camminando lentamente per non sussultare a causa del dolore, Taehyung pensava e ripensava; Gli aveva detto chiaramente che aveva voglia di proteggerlo allora perché era finito a terra sanguinante per colpa sua?
Non pensò minimamente di aver sbagliato qualcosa. Era convinto che Jimin si fosse svegliato semplicemente con il desiderio di torturarlo. Sentiva un peso nel petto nel ricordare che non sarebbe stata l' ultima volta.
Avrebbe sofferto ancora, magari il giorno dopo o quello dopo ancora. Lui che si era tenuto lontano da tutti e tutto, che non parlava mai con nessuno, si trovava in quella dannata situazione per proteggere una persona che sembrava davvero averne bisogno.
Il parco era buio. Silenzioso.
Le stelle ancora non si potevano vedere e la luna era nascosta dalle nuvole. Una pessima serata.
Dovevano essere quasi le 4.00 del mattino. Era stato fuori tutta la notte, con le cuffie, seduto su una panchina isolata per poter stare tranquillo. Solo lui e i suoi pensieri.
Fece per alzarsi quando si rese conto di non essere solo.
Poco più in là, lo sconosciuto dei giorni precedenti. Aveva la stessa giacca e per qualche ragione lo riconobbe anche se gli dava la schiena.
Guardava l' albero sotto il quale Taehyung si era ritrovato proprio durante quelle serate.
Aspettò in silenzio, quasi agognando una nuova melodia dolce. Ne aveva davvero bisogno.
Ma non andò così.
Quando lo sconosciuto si girò dalla sua parte, Taehyung quasi perse un battito.

 Quando lo sconosciuto si girò dalla sua parte, Taehyung quasi perse un battito

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Park Jimin.
Taehyung strinse le mani in due pugni, spalancando gli occhi nel constatare che lo sconosciuto era davvero Jimin.
La voce melodiosa che lo aveva attratto era la sua. Non poteva essere vero.
Deglutì a vuoto, percependo il cuore correre nel suo petto. Jimin era riuscito a rovinare anche quello, dunque.
L' unica cosa bella si era rivelata essere il suo incubo.
Dall' altra parte, sotto quel albero, Jimin percepì come se fosse ovvio che la persona fosse Kim Taehyung.
Come se tutti i pezzi di un puzzle fossero stati trovati. La sensazione di quella prima notte mentre lo osservava era la stessa provata quando aveva incontrato il suo sguardo a scuola.
Spinto come da una mano invisibile, continuava a intrecciare il proprio destino con quello del moro.
Il respiro gli bruciava la gola mentre lo vedeva andare via.
Era di nuovo da solo.

𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora