Un leggero mugolio uscì dalle labbra di Jimin. La luce filtrava leggermente dalla tenda e questo gli fece capire che era sabato mattina.
Un normale giorno che iniziava se non fosse stato per Taehyung ancora addormentato al suo fianco.
Dato il suo stato di ubriaco, Jimin non se l' era sentita di lasciarlo da solo in casa e lo aveva portato da sé.
Giaceva supino dandogli le spalle ma dormiva beatamente. Aveva il respiro pesante e calmo e questo rassicurò Jimin nell'avvicinarsi.
Ricordava perfettamente come la sera prima Taehyung si era stretto a lui prima di crollare, aggiustando il viso sotto il suo mento. Come un bambino con un peluche, il giovane Tae aveva trovato conforto tra le braccia del moro che lo aveva stretto a sé prima di lasciarsi andare al mondo dei sogni.
Jimin premette il naso contro il collo lasciato scoperto dalla maglia e dalla coperta. Era un profumo dolce e buono. Fino a qualche ora prima avrebbe giurato non lo avrebbe più sentito e invece...
Un leggero movimento provenne dal biondo che si girò sull' altro fianco, ora rivolto verso il padrone di casa che lo osservava con un sorriso malizioso.
« Buongiorno... » Sussurrò questo al bello addormentato quando questo schiuse le palpebre. Gli duolevano un po' le tempie ed era sicuro di stare sognando quando il viso di Jimin gli si presentò davanti come prima cosa.
Ma quando una sua mano scostò la frangetta dal viso, capì che tutto era reale e sobbalzò. Si mise seduto e nonostante un' improvviso mal di testa, esclamò « Cosa ci fai a casa m -- » ma le parole gli morirono in gola quando si accorse di non essere nella sua stanza. Spalancò gli occhi. « Dove mi trovo? »
« A casa mia! »
« PERCHÉ? — Ahi... » Taehyung si coprì il viso con entrambe le mani, pentendosi di aver alzato la voce.
Jimin lo raggiunse e tolse le sue mani dai suoi occhi, appoggiando la fronte a quella di lui prima di rispondere. « Eri ubriaco e non volevo lasciarti solo. Ti ricordi qualcosa di ieri? »
Taehyung fece mente locale su ciò che era successo ed annuì. Purtroppo ricordava ogni cosa; anche la scenata di gelosia leggermente biascicata.
Che vergogna, pensò. Sì diede dello scemo, promettendosi di non bere mai più.
« Devo tornare a casa... » Sussurrò fissando il copri letto per non intercettare il viso del ragazzo. Era capace di dominare le sue emozioni anche solo con uno sguardo e oramai ne era consapevole.
« Resta un po' con me finché non ti passa il mal di testa. » Chinando il viso, Jimin lasciò una scia di baci lungo la mandibola di Taehyung che andò a stringersi per lo sforzo di trattenersi.
Avrebbe voluto essere meno sensibile a quel genere di attenzioni. Ma se queste provenivano da Jimin, c' era poco da fare... Taehyung capitolava ai suoi voleri.
Spostandosi leggermente all' indietro, Taehyung annuì, sperando di aver messo abbastanza spazio per non rischiare nulla.
Afferrò il proprio cellulare che ritrovò sul cuscino e controllò se ci fossero chiamate. Nel farlo notò dal display che qualcosa era disegnato sul suo viso.
Sulla sua guancia sinistra, scritto con un pennarello nero, il nome di Jimin.
Incredulo, Taehyung si alzò letteralmente in piedi sul materasso.
« Che cavolo hai combinato alla mia faccia? »
« Ho scritto che sei mio! »
« TU SEI FUORI DI TESTA, PARK JIMIN! » Urlò mentre Jimin pareva più che soddisfatto. Alzò le spalle e con un gesto veloce, fece cadere Taehyung sulla schiena, afferrandolo dalla caviglia. Con facilità si spostò fino a restare carponi su di lui che aveva perso il fiato per quei movimenti improvvisi.
« Devo vendicarmi. »
« Come vorresti farlo? »
« Dammi il pennarello! »
Jimin tirò fuori il pennarello dal comodino al loro fianco e lo porse a Tae che sorrise nel pianificare la sua vendetta. Sfoderando la sua " arma" e con un colpo di reni, ribaltò la situazione e fece sdraiare Jimin sotto di lui.
Quest' ultimo non si sentiva per niente a disagio nel sentire il biondo seduto sul suo bacino, anzi. Non poteva proprio evitare un' espressione lasciva mentre seguiva ogni suo movimento.
Taehyung si era chinato sul moro, cercando di ignorare il proprio cuore palpitante e aveva iniziato a disegnare fingendo una concentrazione che in verità non aveva.
Nonostante stesse disegnando anche abbastanza bene, i suoi pensieri erano rivolti tutti all' incontro dei loro corpi.
Poteva sentire chiaramente Jimin sotto di sé e non riusciva a pensare ad altro.
Sì morse il labbro inferiore, attirando maggiormente l' attenzione del ragazzo sotto di lui che mosse leggermente il bacino, consapevole di cosa stesse passando per la mente di entrambi.
« Finito! »
« Cosa hai fatto al mio povero viso? » la voce di Jimin risultò più bassa di ciò che avrebbe voluto ma non poté farci nulla data l' eccitazione che stava provando in quel momento.
« Un pulcino. E devo dire che ti assomiglia. » Taehyung ridendo iniziò a fare il gesto del pulcino mentre Jimin, accompagnandolo in una risata, gli afferrò il viso con le mani restando a pochi millimetri dalla sua bocca che sapeva di buono.
« Devo andare... » Sussultò Taehyung mentre velocemente si districava dalle sue mani e dai propri sentimenti per lasciare il suo letto e la sua stanza, così in fretta da non fargli avere neppure il tempo di reagire.Finalmente le vacanze estive erano arrivate. Il caldo non era certo afoso e si stava bene.
Si girava in magliette a maniche corte e i fiori erano ormai spuntati sugli alberi.
Da quando Taehyung era arrivato Seoul era successo davvero di tutto. Una nuova città, nuove persone, nuove esperienze.
Ogni giorno era stato scandito da momenti, belli o pessimi. Senza via di mezzo.
Poteva sentirsi incredibile bene o così male da voler morire.
Eppure non riusciva a rimpiangere niente, neanche il dolore che gli era stato inflitto nei mesi passati.
Aveva conosciuto Namjoon e Hoseok, i suoi due primi veri amici e proprio insieme al secondo, aveva inaugurato le vacanze lavorando part time in un bar. E aveva conosciuto Yoongi, Seokjin e Jungkook.
Rientravano sicuramente in tutto ciò che gli aveva creato danno. Non avrebbe mai dimenticato i momenti in cui la dignità gli era stata strappata via, nei bagni o rinchiuso sul tetto. Ma erano ricordi accompagnati da altri, belli ed intensi proprio come quelli brutti.
Infine aveva incontrato lui; Ogni mese, giorno, ora o minuto era stato scandito dalla sua persona.
Park Jimin era diventato il tutto che lo circondava. Poteva essere in positivo o in negativo.
In ogni caso, non avrebbe cancellato niente.
Hobi era diventato un suo collega da qualche giorno dato che entrambi erano stati scelti come camerieri. Con le divise non più scolastiche ma adatte all' ambito lavorativo, i due amici passavano metà delle loro giornate tra i tavoli del coffee shop o dietro ad un bancone.
Ma non pesava ad entrambi, Taehyung amava tenersi impegnato e dato che la biblioteca aveva chiuso per festività, questa era stata un' ottima opzione e sarebbe stato in compagnia di un amico.
« Cosa desidera? » Chiese Taehyung con gentilezza ad un ragazzo che era entrato con un amico. Il sorriso quadrato, il viso pulito di un ragazzino.
« Mmh... Un caffè americano. »
« Nient' altro? »
« ... Il tuo numero, magari?! »
Taehyung spense immediatamente il sorriso, stringendo le dita contro la propria divisa. Fosse stata un' altra situazione lo avrebbe mandato a cagare ma non poteva. Cercò di sorridere seppur in modo tirato e fece segno di no col capo.
« La sua ordinazione arriverà immediatamente. » Fece per girarsi ma il suo braccio venne afferrato dallo sconosciuto che nel frattempo si era alzato in piedi.
« Perché no? Taehyung, giusto? » chiese indicando il cartellino sul suo petto. « Potremmo vederci fuori da qua, una volta finito il tuo turno e ... »
« E ... » Una voce ben familiare fece voltare Taehyung che ritrovò Jimin di fronte a lui.
Con una presa ferrea, allontanò la mano dello sconosciuto dal biondo che portò dietro la propria a schiena con fare protettivo.
« Non stavo parlando con te. Fatti i cazzi tuoi! »
« Che scurrile. » Con un calcio ben assestato, lo fece letteralmente cadere sulla sedia e poi all' indietro. Spaventati dalla reazione improvvisa ed aggressiva di Jimin, entrambi i ragazzi uscirono immediatamente dal locale mentre Jimin si voltava verso Taehyung.
« Perché sei sempre nei guai? »
« Non vale dato che la maggior parte dei miei guai li hai causati tu. »
« Non puoi dire semplicemente ' grazie' ? »
« Grazie... »
Le dita di Jimin gli accarezzarono il polso là dove era stato stretto, percependo la sua pelle calda sotto i polpastrelli.
Hoseok, che non aveva assistito alla scena visto che si trovava in cucina, si bloccò letteralmente alla vista di Jimin con Tae.
« Ma che succede? »
« NIENTE! » Esclamò Taehyung, scattando lontano da Jimin come preso dalla corrente.
« Sono venuto ad invitarvi sul mio yacht per le vacanze estive. »
« COSA? » Gridarono entrambi.
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𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin )
Fanfiction𝑻𝒓𝒂𝒎𝒂 : Ci troviamo a Seoul, Corea. Taehyung si è appena trasferito nella grande città insieme alla madre, infermiera. Taehyung è un ragazzo molto, fin troppo silenzioso. Non parla mai con nessuno, riservato fa fatica a relazionarsi e gli dà fa...