8 • « Tu non sei nessuno. »

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Taehyung tremava. Non voleva crederci. Non poteva.
L' unica cosa che a Seoul lo aveva fatto sentire bene, quella melodiosa voce, era la stessa che aveva sentito davanti alle porte del suo inferno personale. Quel canto soave e delicato apparteneva a Park Jimin. Lo stesso che quella stessa mattina lo aveva fatto picchiare.
Con il viso basso, Taehyung per la prima volta aveva una gran voglia di singhiozzare, fregandosene di essere sentito da Jimin. Non gli importava nemmeno del suo orgoglio in quel momento. Gli era strappata via un pezzetto di felicità, non riusciva davvero a metabolizzare il tutto.
Fu il suono del suo cellulare ad interrompere quel fragile pensiero. Taehyung pensò immediatamente alla madre e nemmeno guardò il nome prima di rispondere.
Fu alquanto sorpreso nel sentire la calda voce di Namjoon.
« Taehyung? Taehyung... Hoseok! »
Taehyung sbiancò, stringendo la mano contro il telefono. Si fermò immediatamente nel viale del parco che stava ancora attraversando.
« Cosa? Hoseok cosa, Namjoon?! » Dalla paura, il tono di voce di Taehyung si alzò così tanto che anche Jimin, qualche metro più in là, riuscì a sentirlo dato il silenzio del luogo.
« È stato portato in ospedale... È stato male. La madre... La madre ha detto che ha preso dei sonniferi. Io... »
« Dimmi in quale ospedale, arrivo! »
Ospedale. Sonniferi.
Taehyung cercava di razionalizzare le parole del amico per non crollare. Aveva bisogno di restare in piedi. Doveva correre da Hoseok e capire cosa diamine era successo.
Ma le sue gambe non sembravano voler collaborare. Il respiro si era fatto pesante e percepiva chiaramente l' inizio di un attacco di panico. Abituato ad averli spesso, aveva imparato a riconoscerli.
Doveva sedersi o sarebbe caduto.
Due braccia, però, lo avvolsero inaspettatamente. Taehyung sapeva chi era dato che erano i soli in quel parco. Ed il profumo gli diede ragione; Chi stava impedendo la caduta era Jimin che aveva stretto le braccia intorno al corpo di Tae.
Quest' ultimo chiuse gli occhi mentre i brividi di freddo si placavano.
« L - lasciami andare ora ... » Balbettò mentre lentamente veniva liberato.
« Ti ho sentito urlare. Cosa è successo? »
Taehyung si chiese come potesse parlargli come se niente fosse successo. Aveva una gran voglia di picchiarlo ma non era quello il momento adatto. Aveva altre priorità.
« Hoseok è in ospedale. Ora sei contento, vero? Bravo.
Adesso vattene a fanculo! » Non urlava ma la sua voce si era fatta più profonda ed il suo sguardo era tornato duro verso Jimin. Tagliante.
Si era girato per andarsene ma la mano di Jimin si fiondò sul suo polso, bloccandolo e disse immediatamente « Ti porto io! »
« C - cosa? »
« Ho la moto, dammi l' indirizzo che ti porto io! »
Avrebbe voluto rifiutare ma capì che la sua persona doveva essere messa in secondo piano per quella volta ed annuì.
Jimin strinse il polso del biondo e insieme a lui corsero verso l' uscita del parco, dirigendosi verso la moto nera del moro. Il casco venne dato a Taehyung che dietro al proprietario, strinse le braccia intorno al suo corpo per tenersi e non cadere.
Una volta in moto, il mezzo iniziò a sfrecciare velocemente.
Jimin non percepiva nemmeno il freddo sul viso. Seppur il suo sguardo non si staccava dalla strada, tutta la sua concentrazione era sul corpo caldo di Taehyung che si stringeva a lui. Lo abbracciava con forza per non volare giù alle curve e Jimin non poté fare a meno di godere di quella presenza e di quel calore che, senza volere, gli stava dando.
Accelerò e il ragazzo dietro di lui strinse le mani alla giacca, all' altezza del suo ventre, facendo sorridere Jimin.

L' ospedale era immenso ma fortunatamente le indicazioni date lo aiutarono e si trovò velocemente al corridoio giusto. Davanti alla porta, con le mani sul viso, si trovava Namjoon. Sembrava stravolto.
Taehyung corse immediatamente da lui, senza essere seguito da Jimin che si fermò qualche metro prima, osservandolo.
« Cosa è successo? Perché? »
« Taehyung... Dicono che ha preso troppi sonniferi. »
« Hoseok... Hoseok come sta? È sveglio? »
Con sua grande gioia, Namjoon annuì a quella domanda. Per la prima volta in quella serata, Taehyung poté tirare un sospiro di sollievo e rilassarsi un minimo.
« Dentro c'è la madre, non so molto. Sembra dovrà vedere uno psicologo, ora. Sai per aver... » Il ragazzo non riuscì a finire la frase e Taehyung appoggiò una mano alla sua spalla per confortarlo, sbirciando poi dalla porta.
L' amico era sul letto ospedaliero, bianco quanto il lenzuolo e la madre gli accarezzava la fronte leggermente sudata. Hobi intercettò il suo sguardo e immediatamente lo abbassò.
Corrugando la fronte Taehyung entrò nella stanza, inchinandosi per salutare la madre che li lasciò soli per qualche minuto.
« Ci hai fatto morire di paura. Namjoon credo abbia perso sette vite tutte sta notte. »
« Mi dispiace... » La voce flebile, lo sguardo spento.
Taehyung si avvicinò al ragazzo, sedendosi sul letto con delicatezza.
« Perché? »
« Non lo so. Io non volevo morire. Volevo solo dormire e smetterla di pensare. »
« Pensare a cosa? »
« È tutta colpa mia quello che ti sta succedendo! »
« Cosa?!? NO. Hoseok non è assolutamente colpa tua. Se qualcuno ha colpa di tutto questo sono loro. Jimin, Yoongi, Jungkook e Seokjin. Tu sei la vittima, okay? »
« Okay... »
« Non dire più una stupidata simile o non ti parlerò mai più. » E per quanto sembrasse una frase infantile, Taehyung non scherzava affatto.
Non era colpa di Hoseok. Niente di tutto quello era stato causato da lui.
Lasciandolo alle cura della madre, uscì dalla camera.
Namjoon era in compagnia di suo padre e lo ringraziò della sua compagnia.
Taehyung gettò un' occhiata dove sapeva fosse rimasto il moro e difatti lo ritrovò appoggiato alla parete.
Perché non era tornato a casa?
Guardando dritto davanti a sé, si incamminò verso l' ascensore senza degnarlo di uno sguardo.
« Dove pensi di andare? » Chiese Jimin, seguendolo immediatamente davanti all' ascensore.
« A casa. »
« Ti porto io. »
« No. »
Le porte si aprirono ed entrambi entrarono.
« Ti porto io! »
« Ho detto di no! »
« Perché sei così maledettamente testardo? Maledizione, fai quello che ti dico. »
« Perché? Chi sei tu? Perché dovrei fare quello che dici tu?
Tu non sei nessuno. Lo capisci? »
Glielo aveva detto spesso.
Ed era una di quelle frasi che innervosivano Jimin. Gli faceva letteralmente perdere la testa.
Posizionandosi davanti a Taehyung, afferrò il viso del ragazzo in una mano e strinse con forza mentre i suoi occhi diventavano fessure. L' altro braccio si era alzato al fianco del compagno, appoggiando la mano contro la parete del mezzo.
« Ripetilo! »
Preso in contropiede, col viso che già gli faceva male, cercò di spostarsi ma ripeté ugualmente la stessa frase. « Tu non sei nessuno. »
Non fece in tempo a finire la frase che la bocca di Jimin si era fiondata contro la sua.
Le labbra del moro erano morbide, carnose ma il bacio fu tutto tranne che delicato. Con ardore, le mosse contro quelle di Taehyung che si aprirono a causa della pressione.
La lingua di Jimin si intrufolò tra queste, cercando la gemella mentre gli leccava il palato, stuzzicandolo.
Taehyung che aveva spalancato gli occhi si mosse leggermente ma in tutta risposta venne spinto con forza contro la parete mentre entrambe le mani di Jimin si era posizionate contro le sue guance.
Seppur forzato, il bacio era pieno di passione. Neanche Taehyung riuscì a rimanere impassibile e si ritrovò a mugolare mentre il respiro gli veniva meno. Le guance si erano fatte calde come l' atmosfera nell' ascensore ed ogni pensiero si era spento nel percepire la lingua di Jimin, intrecciata alla propria.
Si era spento tutto. Fino a quando le porte non si aprirono e la luce venne riaccesa.

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𝘿𝙖𝙣𝙘𝙞𝙣𝙜 𝙞𝙣 𝙩𝙝𝙚 𝙢𝙤𝙤𝙣𝙡𝙞𝙜𝙝𝙩. ( vmin ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora