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Il mio nome era inscritto nel dolore di chi mi partorì con una voglia. Al centro della fronte ho piccole gocce come olive appese su ali di rami millenari. Nessuna cosa fui per colei che non ebbe lacrime nelle ore di travaglio di una notte frantumata dinanzi alle stelle. Per questo ricevetti anche le sue nel desiderio di esistere, di muovermi con la luce dell'instinto. Niente fui, se non un obbligo. Mia madre non urlava durante il parto, soffocava lo strazio battendo i denti. Veniva dalla povertà e dall'orgoglio e mai si sarebbe mostrata in preda al dolore che viveva in lei, attaccato alla pelle. Imprecava e spingeva, bestemmiava e sfiatava. All'epoca in cui nacqui si moriva alla nascita, di fame, anche di follia e di rabbia. Il parto fu complicato. Quando venni alla luce fu chiaro che ero la traccia di qualcosa che non prometteva nulla di buono.

MalanimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora