14.

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Izuku li guardava con gli occhi spalancati. Ok, sì, la cosa gli dava fastidio e non poco. Cosa ne sapeva Shoto se aveva da fare o meno?!

''Quindi...'' Cercò di attaccare Yaoyorozu, torturandosi le dita per il nervoso. Forse, si diceva da sola, era capitata nel momento sbagliato.

''...Se avete da fare, facciamo un'altra voltaL-lo capisco è-''

Izuku prese lo zaino e girò i tacchi e uscì dalla classe. Di solito non faceva così.

''No, ci saremo entrambi. Ci vediamo alle 4:00 davanti al bar di cui mi hai parlato prima? Sono sicuro che Izuku sa dov'è.'' Disse Shoto, caricandosi lo zaino sulle spalle.

''Cert...''

Izuku sbatté un pugno sullo stipite della porta, per comunicare a Shoto che ''DOBBIAMO ANDARCENE SANTO ALLMIGHT.''

Shoto la salutò con un cenno della mano e corse dal suo amico. Yaoyorozu li guardò sorridente.

Poco dopo, fece per andarsene finalmente ma si fermò. Sul suo viso era comparso un ampio sorriso, gli occhi rossi, un filo rosso legato al collo.

''Ti salverò, bambino mio.''

Disse con una voce che non era la sua. Niente in quel momento era suo. Totalmente un'altra persona.

Cominciò a ridere. Ridere e ridere.

''Per sempre libero. Per sempre con me''

Esclamò la lei-non-lei, e tornò normale. Cadde in ginocchio e si strinse il collo con le mani. Le faceva malissimo. Sentiva come un taglio su tutta la pelle del collo. Poi vedeva immagini passarle velocemente davanti agli occhi. Una donna di spalle, che tagliava qualcosa. Poi Izuku. Poi Shoto. Uno schizzo di sangue sulla parete di una stanza che le sembrava familiare. Un'ascia abbandonata per terra.

Un uomo imponente, la cui faccia era oscurata. Di nuovo la donna. L'immagine era più scura. Poi Izuku. Un cuore fatto con quello che sembrava sangue era disegnato intorno a lui. Poi di nuovo Shoto. Una croce sul collo. Un corpo senza testa. Dei sorrisi. Un coltello. L'uomo imponente con l'ascia in mano.

E tutte le immagini si ripetevano nella sua testa, sempre più veloci.

Sentì un urlo di un bambino, che era solo nella sua testa ma che non lo sembrava. Qualcuno che chiedeva aiuto, un altro che piangeva. Una donna che rideva.

Yaoyorozu chiuse gli occhi, ma continuava a vedere. Si tappò le orecchie, ma continuava a sentire.

E tutto cessò com'era iniziato.

Con le lacrime che le rigavano le guance e un prurito indescrivibile al collo, si tirò su e corse a casa sua.

Non riusciva a spiegarsi cosa fosse.

Il ''Tanto non so come far ridere la gente con i nomi per gli angoli autore, quindi mi arrendo'' dell'autrice

*con voce nasale* bUonAsErO *colpo di tosse*

No che vi attacco il raffreddore, brr.

Stasera penso di andare avanti di un bel po' uwu ho ritrovato il quadernino dove scrivevo le bozze per l'ultimo capitolo e mi è balenata (o delfinata) in mente una cosa geniale che non è geniale ma almeno lasciatemi sognare.

In questa storia non voglio far fare a Momo la troia dai, ne leggo a bizzeffe di storie dov'è stronza, facciamola soffrire senza farla innamorare di Todogay.

Amico Immaginario - TododekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora