4. Induttore

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Il grande palazzo della LifeRewinder è alto dieci piani. Le pareti del palazzo sono coperte per la maggior parte da finestre dall'aspetto spoglio. In poco più di un decennio questa società, creata dall'enigmatico imprenditore di nome Stein, ha modificato radicalmente la società, prima segretamente e poi pubblicamente grazie al servizio che offre.

Stein, proprietario ed attuale direttore della LifeRewinder, è un uomo molto conosciuto, ma non altrettanto popolare. La fama e l'elevata taratura mediatica hanno fatto di Stein un personaggio di difficile decrittazione. La sua vita privata è pressoché sconosciuta e se ne ignorano le origini. Ciò mette Stein in una posizione di vantaggio nei confronti di pubblico e giornalisti, potendo infatti creare il suo personaggio mediatico interpretandolo come fosse un gioco rendendo ambiguo e controverso ogni suo intervento pubblico. Di Stein la comune gente conosce solo la qualità di direttore della più ricca società ed in un certo senso delle loro vite.

Quella mattina è nel suo ufficio, come di norma, all'ultimo piano della sua LifeRewinder, il suo lavoro, la sua vita. Il telefono comincia a squillare appena prima che Stein gli porga tutta la sua attenzione, è il suo telefono privato ed in pochi conoscono il suo numero. La voce che giunge all'orecchio del ricevente è conosciuta e familiare, anche se oramai lontana.

"Non è fattibile, Mariner! Devi fartene una ragione. E poi ti ho già aiutato abbastanza."

"Ma non puoi lasciarmi proprio ora Stein, ci siamo quasi."

"Non mettermi in mezzo, è stata tutta una tua idea. Io non c'entro niente."

"Ma ormai ci siamo, devi aiutarmi Stein. Te ne sarà eternamente grata."

"No, Mariner. Non puoi liberarla. Sai in che genere di mostro si trasforma quando è libera."

"Non chiamarla mostro! È mia figlia!"

"No, Mariner. Non lo è, lo sai bene."

"È come se lo fosse! L'ho cresciuta io. E tu devi solo vergognarti! Bastardo! Dopo tutto quello che abbiamo passato!"

"Tu conosci la verità Mariner, la conosci ma non sai come liberartene. Non serve essere liberi a questo mondo, basta solo essere felici."

"Basta stronzate!"

"Mariner, staccati da lei. Non puoi riuscire a liberarla. E se proprio devi farlo, allora fallo senza di me."

"Sono sicuro che riusciremo a mantenerla calma anche con la chiave."

"La chiave? L'abbiamo distrutta! Stai uscendo pazzo Mariner."

"So che l'hai nascosta in cima al monte."

"Mariner, quella chiave non appartiene a te! Hai i ricordi confusi per caso? Non puoi prenderla."

"Devo."

La voce di Mariner scompare nel suo soffocato singhiozzo e Stein chiude il telefono. Non perde tempo a sviluppare il piano, lo farà strada facendo. Nella sua bocca i denti sostituiti da piccoli diamanti di uguali dimensioni incidono l'espressione feroce ma controllata della rabbia e della preoccupazione mentre afferra con il braccio magro ma tonico e forte il suo bastone, subito dopo aver indossato la giacca del completo interamente scarlatto e vermiglio maculato da sfumature disordinate di rosso scuro e nero. Il suo corpo asciutto e forte risalta nell'ordinato ed elegante completo con cui però si copre un corpo mosso dal caos.

Nel marmo lucido del pavimento risalta la sagoma dell'esile figura mentre le quattro colonne in corindone che sorreggono il tetto sono simili alle sue decisioni. La vetrata che occupa tutte le pareti del piano fa osservare un cielo grigio, carico di pioggia mentre offre una vista a 360 gradi sulla città. Stein si proietta verso l'ascensore privato, a sua completa disposizione, ed in pochi secondi è già al piano terra con metà piano in mente diretto verso la sua meta.

NienteWhere stories live. Discover now