Le grida delle vittime di Bancip, Famira e Pik volano fino alle lontane orecchie di Agre, che è riuscito a scappare lasciandosi alle spalle gli sguardi di molti. Solo un paio d'occhi lo seguono ancora con coscienza, ma non ancora per molto. Fuggendo fra le strade desolate della città ha in testa una meta. La sua volontà ha ripreso il sopravvento dopo decenni di costrizione, il suo passato non riaffiorerà mai, non scoprirà mai chi è stato e chi era prima dell'incidente, ma almeno adesso può rifarsi come uomo. Non ricorderà mai i suoi ricordi, ma almeno adesso può crearne di nuovi. Ad un certo punto si ferma per riprendere fiato, è stanco, è vecchio ed i suoi muscoli cominciano a non sorreggerlo più come prima. Ma almeno adesso ha una testa da usare liberamente. Si siede a terra, osserva le sue braccia. Sono ricoperte di metallo, dallo scudo a goccia alla lama trasversale. I simboli della morte a cui si è ormai fuso, identificato. Non riesce più a sopportare quella vista, non sa perché. Slacciando il cinturino ed i legacci in cuoio lascia cadere il metallo nella neve. I dardi si mischiano e si confondono con l'acqua e con la terra. Poi si scopre i polsi e gli avambracci. Sono emaciati, scuri, feriti dal troppo tempo vestiti di morte. Una morte talmente stretta da lasciare segni che neanche il tempo stesso può cancellare. Agre riprende la posizione eretta e dopo essersi ricoperto il capo con il cappuccio della sua veste per coprirsi dal freddo, riprende la marcia. Ora ha nella sua mente una meta molto familiare. Come primo passo nella sua nuova vita vuole ritornare in quella vecchia per fare ciò che non sapeva di poter immaginare. Vuole ritornare da Mariner, non come operatore, ma come uomo. La strada è breve ed in poco tempo percorre più della metà della strada che divide la sua vecchia prigione dalla vecchia prigione della città.
Per anni Mariner ha utilizzato le sue abilità e la sua mente per i lavori più difficili e, con orgoglio nascente, ci è sempre riuscito, ha sempre completato le sue missioni. Non ha mai fallito. Mai tranne che per quella notte. Aveva perso l'oggetto da consegnare, ma aveva ritrovato qualcos'altro. Una nuova prospettiva, una visione più ampia e restituita alla sua mente.
È vicino alla sede della sua prigionia quando il silenzio viene ostacolato dai passi pesanti di un uomo in corsa. Mariner ha appena attraversato la strada alla sinistra di Agre, ed Agre lo ha visto. In quel momento, in quel preciso istante qualcosa dona gioia alla mente di Agre, la soddisfazione di essere arrivato ad un punto che aveva previsto, che aveva immaginato di raggiungere. Una gioia derivata dalla prosecuzione lineare di una linea pensata e voluta da lui stesso. Una gioia uccisa da un'altra emozione più forte, dall'ira. Da un'altra emozione che non provava da tempo immemore, si rende conto solo ora di star provando un emozione. Non riesce ancora a raffigurare nella sua testa quanta libertà abbia a disposizione, la libertà di provare emozioni, la libertà di guidarsi e rimanere consapevole e cosciente del suo stato d'animo, cosciente di sé, seppur senza ricordi.
Il passo è svelto, più svelto di quanto un vecchio possa mai sperare di andare, è la dimostrazione che la battaglia tempra anche i vecchi. Le sue braccia sono forti, la sua schiena è dritta e adesso anche la sua testa ha ricominciato a funzionare. Niente può fermarlo. In breve tempo si colloca sulla stessa strada di Mariner, correndo dietro la sua preda con sguardo fermo. Le sue gambe si muovono come fossero legate ad un ingranaggio perfetto, nessuna incertezza sull'incerta strada ghiacciata. Davanti a lui Mariner fatica a mantenere un passo costante, è trasportato solo dall'inerzia della disperazione. D'altronde voleva solo strappare sua figlia dalle braccia armate dell'ingiustizia, riabbracciare la sorella nuovamente, stringere di nuovo fra le braccia la figlia.
Le centinaia di metri presto diventano decine, i battiti diventano più frequenti ed i ragionamenti lasciano il posto a qualcos'altro. In Agre l'altra faccia del pensiero si rivolta nelle azioni come il cedimento di una diga, ma aspetta e riesce a non farsi prendere dall'istinto. Dopo decenni ad utilizzare solo quello alla fine si è stancato, stancato di fare ciò che gli altri si aspettano da lui, ciò che gli altri vogliono da lui. Adesso è lui che vuole, e non vuole combattere, almeno per il momento.