Le strade sono completamente bloccate. La viabilità è interrotta a causa delle barricate create dai rivoltosi nei principali incroci della città ed anche nelle strade di immissione in essa. Usare l'auto è praticamente impossibile.
Egori, ministro della sicurezza, si avvia nell'atrio del governo circondato dalle sue guardie. La moquette rosso scuro si estende per tutto l'atrio insinuandosi nella segreteria su un lato, lo sportello informazioni su l'altro e la scalinata che si divide in due per salire al secondo piano proprio davanti alle grandi porte. Un bagno ed una porta che dà sul retro completano i due lati accanto all'ampia scala.
La valigetta nera in pelle, il cui prezzo supera lo stipendio mensile di un lavoratore medio, è piena di documenti, carte firmate e fascicoli, che diverranno presto inutili. Egori lo sa bene, si sente stanco, affaticato, ma cerca di continuare il suo lavoro. Poi nota che una lente dei suoi occhiali tondi è sporca, la sinistra per la precisione. Poggiando la valigetta a terra, prende un fazzoletto dalla tasca del cappotto nero e ben imbottito, che tiene poggiato sull'avambraccio a causa del caldo portato dai riscaldamenti all'interno della sede del governo, e comincia con il moto circolare che tante volte è abituato a fare. Ma la sua mente è concentrata su altro, non si accorge della limpidezza raggiunta dalle lenti che continua a sfregare con veemenza crescente per decine di secondi. Poi si ferma di scatto, osserva le mani che tengono l'utile oggetto e, con la bocca semiaperta mentre una goccia di sudore attraversa verticalmente il volto fino al collo sbarbato, l'indossa riponendo il fazzoletto nella giacca. Riprende quindi la valigetta dal pavimento con lo stesso braccio con cui tiene il cappotto, lasciando solo il destro libero. Le pressioni politiche sono andate ben oltre le sue aspettative. Il caos è entrato in gioco sovrastano la corruzione e l'organizzazione criminale della legislazione instauratasi, fino a far smarrire i reggenti e con loro il popolo dirigente della città.
Dietro di lui le guardie attendono un suo ordine. Cosa c'è da guadagnare a questo punto? La valigetta cade sulla moquette rossa mentre le luci calde delle lampade elettriche illuminano le porte principali, sbarrate e presidiate da altre quattro guardie. Le urla ed i tumulti sono forti, ma lontani e sbarrati dalle guardie armate dietro le barricate davanti alla sede. Le guardie che proteggono il perimetro della sede del governo sono ancora tante, armate e ben posizionate, ma non resisteranno a lungo.
La valigetta resta chiusa nonostante nell'impatto sembra quasi aprirsi sotto la pressione dei fogli che la colmano fino a creare due lievi rigonfiamenti. Non è protetta da alcuna sorta di lucchetto, soltanto due gancetti tengono le due parti ben salde fra loro. Egori chiude gli occhi sotto le lenti pulite mentre dalla sua fronte cessano di crearsi gocce. Poi indossa il cappotto sopra la camicia bianca, nonostante il caldo degli interni, e subito passa all'indietro la mano nei capelli castani colorati e laccati per risistemarli in una forma più elegante, mentre respira fino a riempire per intero il volume dei polmoni. L'aria non è fresca, gli si blocca in gola e la temperatura la rende quasi fastidiosamente irritante. Trattiene il fiato per un paio di secondi, poi espira lentamente. Egori riapre gli occhi. Perché è ancora lì? La sua vittoria non è forse scappata? Cosa aspetta a fuggire anche lui dall'inferno?
"Sono andati tutti via?", chiede Egori alla segretaria seduta alla sua piccola scrivania.
"Quasi tutti. Il presidente ed i suoi vice sono ancora sopra."
"Già, mancano solo loro a quanto pare. Ci sono abbastanza guardie per tre persone?"
"E lei, signore."
"Come scusi?"
"Manca anche lei, servono quattro scorte, non tre. A proposito, credo che la sua sia già pronta", sentenzia la giovane segretaria osservando le tre guardie alle spalle del ministro.