Capitolo 32- Scusa Edward, mi dispiace

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<< Devo essere sincero, non mi aspettavo questo invito>> mi maledico di non avere preparato una scusa. Mi dovevo aspettare una frase del genere.

<< Perché no?>> noto il suo modo di camminare. Cammina insolitamente lentamente, quasi roboticamente, come se il suo cervello stesse lottando per dire a ciascun piede di fare il passo successivo. È come se fosse in uno stato di stupore; come qualcuno sotto ipnosi in uno di quei cartoni scooby-doo.

<< Bé, non parliamo molto e da molto>> mi sento così combattuta. Nelle sue parole trovo così tanta tristezza da renderlo tenero e carino.

<< Appunto per questo>> mi dispiace così tanto che non so se riuscirò a farmi delle domande su suo padre e la madre di Nicole. Gli faccio un sorriso e camminiamo parlando del più e del meno. Il parco diventa sempre più buio. Le risate dei bambini nel parco sono morte insieme alla luce del giorno. Pesto le ombre degli alberi si fonderanno completamente nell'oscurità e le loro sagome contro il cielo diventeranno meno pronunciate. Nella quasi oscurità l'erba nera viene lasciata riprendersi dai felici frenetici passi, palloni da calcio e ragazzi che corrono. Gli alberi ondeggiano, inizialmente visibili contro un cielo grigio pallido, poi nascosti dalla notte più nera. Le foglie si affrettano lungo il sentiero e la brezza diventa più acuta, sollevando la pelle d'oca sul mio braccio. Quando la vista delle persone, anche di quei ragazzi con il pallone scompare, i suono emergono come se il volume fosse costantemente alzato verso l'alto. La rottura di una semplice foglia o ramoscello diventa il centro della mia attenzione. Ci sediamo su una panchina. Guardo il cielo pensando ad Edward e ci rimango male. Non dovrei pensare a lui in questo momento; non è giusto per Mike e per me. Intravedo la la luna prima che una nuvola scura cancelli i suoi preziosi raggi d'argento; come gli occhi di Edward quando sono tristi.

<< A cosa stai pensando?>> persa nei miei pensieri sorrido e non rispondo, << Se posso saperlo ovviamente>> aggiunge stranamente divertito dal mio sorriso.

<< Niente di importante>> interrompo lo sguardo dal cielo e mi concentro su un altro cielo più chiaro, ovvero gli occhi azzurri di Mike.

<< Secondo me è molto importante>> si avvicina lentamente e mi toglie una foglia che era appoggiata sulla mia spalla. << magari un ragazzo irraggiungibile>>. Rimango sorpresa, e credo se ne sia accorto pure lui. Mi sento come se qualcuno avesse appena preso la mia scintilla di meraviglia e versato sul cherosene. Il sorriso che mostro all'esterno non può riflettere adeguatamente ciò che sento dentro; è come se ogni neurone del mio cervello stesse cercando di sparare contemporaneamente in entrambe le direzioni- il miglior tipo di paralisi.

<< Non è irraggiungibile...>> sento riaprirsi la ferita dell'interno guancia che ieri ho pesantemente torturato. << È...è solo complicato>> il mio sguardo dalle mie mani passa al suo viso.

<< È un po' ridicolo>> inarco le sopracciglia per le parole che ho sentito. << Sì, hai capito bene>> passa una mano fra i suoi capelli per poi continuare. << Sei come le altre ragazze, pensi di potere cambiare una persona>>

<< Non ho mai detto di volere cambiare Edward >> mi allontano un po' da lui. Non capisco dove voglia arrivare,<< Perché stai dicendo questo? In fondo non parliamo mai>>

<< Ti sei risposta da sola>> mi alzo dalla panchina arrabbiata, finché non mi prende una mano per farmi girare, << Perché io non ho specificato il nome, ho detto in generale>>

<< Tu brutto stronzo>> prendo il suo braccio, che sta tenendo la mia mano, e la spingo verso di lui. Mentre cerco un modo per offenderlo, vengo interrotta dalla sua risata. << Perché ridi?>>

Schiava del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora