2. L'ARTEMIS

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Nel pomeriggio un elicottero AW101 dell'esercito europeo, sorvolando la zona, avvistò il luogo del disastro. Una nube di fumo che si innalzava dal suolo era visibile da almeno un chilometro. Il mitragliere di bordo fece un cenno al pilota che abbassando la gloche iniziò la discesa verso quella colonna di fumo alta quasi cinquecento metri.

Atterrati vicino alle due jeep ancora parzialmente in fiamme, scesero dall'elicottero alcuni soldati che avvicinandosi con cautela verificarono la presenza di superstiti. I corpi erano mezzi sepolti dalla sabbia e nessuno sembrava essere scampato a quell'imboscata.

Uno dei soldati si avvicinò al corpo del sergente Malcolm, disteso a pancia sotto e ricoperto di sabbia dalla testa ai piedi, rivoltandolo e staccandogli dal corpo la medaglietta mentre i suoi compagni lo imitavano con gli altri corpi.

Quando arrivò al corpo di Mason, mentre il soldato gli stava prendendo la medaglietta, il suo braccio venne afferrato da quello di Mason. L'uomo, inizialmente impaurito, chiamò subito gli altri che accorsero da lui con la barella dell'elicottero e caricarono il corpo dell'uomo miracolosamente ancora vivo.

L'elicottero lasciò immediatamente la zona lasciando alcuni soldati lì e, sorvolando la distesa di sabbia ed alberi secchi, si diresse verso l'avamposto BETA, a pochi passi dalla città di Arbil.

Mason tremava in continuazione e si toccava il petto nel punto in cui lo avevano colpito, fino a quando il soldato di fianco a lui lo bloccò alla barella -Fermo, così peggiori solo le cose, tra poco sarai a casa-. Le sue parole lo rassicurarono e subito dopo svenne.

Atterrarono al campo base BETA la sera e lo trasportarono subito in infermeria -fate largo! fate largo! - gridarono i soldati che stavano trasportando la barella di Mason con il suono delle pale dell'elicottero ancora rotanti come sottofondo.

Entrarono in un edificio prefabbricato di colore bianco con un'enorme Croce rossa sul tetto e degli infermieri gli fecero strada conducendoli nella stanza del medico.

-Stevens! Stevens! Nooo! - borbottava Mason che rigirava la testa di continuo.

Dopo un lungo corridoio giunsero nella stanza del medico che chiuse la porta al passare della barella. Mason si addormentò.

Al suo risveglio, la mattina seguente, era tutto pulito e profumato con addosso una veste verde, di quelle che solitamente si fanno indossare ai pazienti del pronto soccorso.

La prima persona che vide davanti a se fu il medico -Allora, cosa abbiamo qui? - disse il medico ad un soldato vicino a lui.

-Una frattura alle costole ed un proiettile nel petto, signore- esordì riferendosi alle condizioni fisiche di Mason.

Quando il soldato fu fuori dalla stanza il medico si avvicinò a Mason -allora, come stai figliuolo? - affermò togliendogli il cerotto che gli aveva attaccato la sera prima sulla ferita del proiettile.

-Bene... bene- dichiarò Mason con la voce di uno che ha appena preso una botta in testa.

-Hai dormito per un bel po' figliuolo e diamine, sei messo proprio male- disse il vecchio dottor Jonas.

Mason lo guardava perplesso: era un uomo anziano con una mascherina verde sul viso, indossava un camice da medico e si vedeva chiaramente che l'Iraq non era l'assegnazione dei suoi sogni.

Mason toccandosi la testa e guardandosi il corpo provò ad alzarsi. -Hey, hey, hey dove pensi di andare, sei sotto la mia protezione ora- disse Jonas spingendolo delicatamente sulla barella -devi stare cal...- il dottor Jonas si bloccò all'improvviso stupito. Si fermò a fissare Mason mentre lamentava il suo dolore.

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