4. Nuovi amici

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Andarono a cena e il plotone uscì dallo stanzone camminando verso la mensa situata al centro del campo, nello stesso edificio in cui mangiavano i soldati dell'aeronautica americana prima della guerra.

Tutta la base era avvolta dalla luce arancione e violacea del tramonto e l'atmosfera faceva quasi dimenticare di essere in guerra.

-Andiamo amico. Non ti sarai fatto deprimere da quei quattro scemi?- affermò Eddie dando una pacca sulla spalla a Mason -hey, non accadrà nulla di spiacevole, te lo posso assicurare- concluse.

-Se lo dici tu- bofonchiò Mason.

Durante il tragitto i soldati della squadra fecero conoscenza. Erano quasi tutti coetanei, sui venti, e parlarono della guerra, di ciò che avrebbero fatto una volta tornati a casa, delle loro ragazze, ma soprattutto del desiderio di uccidere il primo nemico. Quel desiderio che attanagliava ogni singolo nuovo arrivato al fronte e che solo quando sarà esaudito svelerà i veri orrori della guerra.

Quando arrivarono alla mensa c'era molto trambusto. Il rumore metallico delle sedie trascinate per terra, accompagnato da un brusio di sottofondo, era diffuso per tutto l'edificio e alla radio rimbombava una versione "remixata" di 'little less conversation' di Elvis. C'erano soldati che scherzavano, ridevano ed altri che stavano giocando al biliardino. La sala era molto grande ed era piena zeppa di tavoli in metallo per circa dieci persone.

Gli uomini della VF-84 si sedettero allo stesso tavolo, dopo aver preso dei vassoi pieni di brodaglia disgustosa accompagnata da una porzione di insalata ed una bottiglia di birra. –Che schifo! – esclamò Jesse –l'unica cosa decente su questo tavolo è la birra-.

-Puoi dirlo forte amico- disse Eddie mentre stappava la sua bottiglia. Quando appoggiò l'anello della bottiglia sulle labbra e bevve il primo sorso, fece una smorfia -blea! Birra irachena- esclamò.

–Fantastica vero?- chiese ironicamente Mason che stava giocherellando con la forchetta.

–Certo, come no- concluse Eddie appoggiando la bottiglia sul tavolo –beh, vuol dire che mi metterò a dieta-.

Ad un tratto, dal gruppo di soldati che stavano giocando al biliardino, si udì un gridò di vittoria che si confondeva con il baccano circostante. –non vedo l'ora di prendere a fucilate qualche bastardo iracheno- esordì Brock attirando l'attenzione degli altri.

-Ci puoi giurare. Mio fratello è stato qui mesi fa e quei maledetti gli hanno portato via la gamba- si sfogò Eric.

-Beh almeno è a casa, lontano da questo buco di merda- esclamò Jesse.

Mason sarebbe dovuto tornare in Europa tra due giorni, anche se nessuno dei soldati seduti a quel tavolo lo sapeva. Sarebbe passato molto tempo prima che qualcuno di loro potesse abbandonare quell'inferno.

-Gli Stati Uniti ci hanno lasciato un bel po' di roba qui, eh?- affermò Mason cambiando discorso e lanciando un'occhiata alla grande finestra antiproiettile che dava sull'immensa pista di decollo costeggiata dagli hangar con all'interno i caccia americani che, alcuni soldati, stavano ridipingendo.

-Già. Anche agli iracheni però- bofonchiò Eddie continuando a sorseggiare quella birraccia.

-Fottuti traditori- disse Jesse masticando quello che doveva essere pane.

-preferisci i Russi?- chiese ironicamente Eric.

-nah, anche loro sono dei figli di puttana- rispose Jesse con la bocca piena.

-Già, comunisti di merda. Vogliono anche loro quel dannato petrolio- esordì Franklin, un altro membro della squadra.

-Come se loro non ne avessero abbastanza- affermò Brock.

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