9. La moschea

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Con un balzo, Suleiman, scese dal tetto di un palazzo di due piani affacciato sulla piazza della moschea. Atterrò sul cofano di un furgone procurandogli un bozzo e Mason, che lo aveva ormai raggiunto, lo imitò. I due si ritrovarono nella piazza semideserta campeggiata dalla moschea imponente e maestosa. Si fermarono di fronte all'immenso portone d'ingresso e quando furono finalmente faccia a faccia Suleiman, con aria di sfida, guardò Mason che, questa volta, gli stava puntando una pistola. Era sfinito e non avrebbe fatto in tempo a scappare da Mason che invece era ancora nel pieno delle sue forze. –hudu', non voglio farti del male- affermò Mason cercando di tranquillizzare Suleiman che rimase in silenzio.

Si guardava intorno, come se aspettasse qualcuno e ad un tratto un canto melodioso iniziò ad uscire dalla moschea. Un canto che avvolgeva ogni giorno tutta la città in un velo di silenzio e quiete. Era il richiamo alla preghiera islamico.

Suleiman, accompagnato da quella melodia armoniosa ma terrificante allo stesso tempo, guardò Mason con sguardo serio e freddo.

Passò poco tempo perché le porte della moschea si spalancarono e centinaia di fedeli uscirono dal luogo sacro. Come zombie incuranti di ciò che accadeva all'esterno continuavano a pregare senza chiedersi cosa ci facesse lì un soldato europeo con una pistola puntata verso di loro.

Suleiman fu travolto dalla folla di fedeli e si rifugiò all'interno della moschea mentre Mason, confuso dalla quantità di persone che stavano uscendo, rimase lì fermo cercando di scorgere Suleiman tra quell'ammasso di gente.

Quando si liberò il passaggio, Mason riuscì ad entrare nel grande edificio. Rimase meravigliato dalla sua imponenza. Le colonne che sorreggevano il soppalco erano placcate d'oro come i candelabri e le pareti erano ricoperte di motivi blu e argentei. Le uniche fonti di luce erano i rosoni sul tetto e le candele che illuminavano le moltissime raffigurazioni.

Accompagnato dalla melodia arabica Mason si fece avanti verso il grande dipinto di Maometto che dominava la parte centrale della moschea. Ad un tratto, da dietro una colonna, spuntò fuori Suleiman che con un macete si avventò contro Mason. Neanche il tempo di chiedersi come avesse fatto a trovare un macete dentro una moschea che Mason schivò prontamente il colpo e tentò di fare fuoco con la pistola, ma Suleiman con un movimento secco del macete gliela scaraventò in fondo alla grande sala deserta. Mason schivò altri colpi di macete in rapida successione e si lanciò contro Suleiman. I due sbatterono contro una colonna e Suleiman perse l'arma. Mason aveva immobilizzato Suleiman –Non volevo arrivare a questo-.

Suleiman lo guardava sfinito ed iracondo -abn haram europeo! -.

Mason prese la radio che aveva in tasca tenendo lo sguardo fisso su Suleiman –Charlie qui Tango. Ho immobilizzato il bersaglio passo-. Nessuna risposta.

Da fuori la moschea si sentì il rumore dei motori di alcune camionette. –Merda! - sussurrò Mason che, rapidamente, raccolse Suleiman da terra e, tenendogli le braccia incollate alla schiena, lo portò con se verso il portone. Ad un tratto si udirono delle voci. Non ci volle molto a capire che erano arabi e Suleiman lanciò un grido disperato cercando di attirare l'attenzione. Non gli importava se fossero stati uomini della milizia, voleva solo uscire da quella situazione. Mason gli tappò la bocca con la mano e lo trascinò correndo dall'altra parte della moschea dove, dietro alla gigantografia di Maometto c'era una porticina d'uscita destinata alle emergenze. Dall'altra parte i soldati iracheni capirono cosa stava accadendo lì dentro e perciò fecero irruzione. Spalancarono il grande portone ed alcuni iniziarono a sbraitare e sparare verso Mason e Suleiman che ormai erano già davanti alla porticina d'uscita.

Usciti fuori Mason si guardò intorno ignaro di come abbandonare la piazza velocemente. Ad un tratto, dalla stradina a sud della moschea, sopraggiunsero Franklin e Trevor in moto –Hey Mas! Da quanto tempo-.

-Oh grazie a Dio! – esclamò Mason.

-Forza salta su! – affermò Franklin cedendo la moto a Mason e Suleiman.

I due montarono in sella. Mason era alla guida ed aveva legato Suleiman alle maniglie posteriori della motocicletta.

Quando i soldati iracheni uscirono dalla porticina della moschea, Mason e gli altri accelerarono con le moto verso la strada principale sotto il fuoco degli MG-20 iracheni.

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