Capitolo 2 - Ariana Heather

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«Sta volta l'ho presa, hai visto?»  mi disse Emma uscendo dall'acqua con la tavola in mano

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«Sta volta l'ho presa, hai visto?» mi disse Emma uscendo dall'acqua con la tavola in mano.

«E quello lo chiami "prendere un'onda"? Era più bassa di me!» scherzai, prendendo il telo.

«Impossibile: qualsiasi onda è più alta di te, Ariana» rise di risposta, lasciando la tavola a terra e strizzandosi i capelli biondi e lunghi fino alle spalle «Persino quelle a riva».

Risi anch'io e le tirai il telo. «Oh avanti, sono alta 1.65 m, non 1.50»

«L'ultima volta eri 1.63, dove li hai presi quei due centimetri?»

«Centimetro in più, centimetro in meno. Che differenza fa?»

«Fa, fa...» rise maliziosamente. Scossi la testa arrossendo con il sorriso, ma lo squillo del cellulare mi interruppe.

«Chi è?» chiese Emma, guardandomi prendere il cellulare dalla borsa.

«Jared» Alzai gli occhi al cielo e mi inginocchiai sul telo, fissando il cellulare fin quando non smise di squillare. «Avrei dovuto rispondere?» chiesi, cercando l'approvazione della mia migliore amica.

«No, se sai già cosa ti avrebbe detto» mi disse ironicamente, mentre avvolgeva il telo intorno alle spalle.

«Mi direbbe di tornare a casa perchè è già mezzogiorno. Non so perchè, ma questa mattina ha insistito con il voler organizzare un pranzo in famiglia» le spiegai, mentre misi il cellulare nella borsa per poi alzarmi e ripiegare il telo.

«Non puoi dire a tuo fratello di rimandare questo "pranzo in famiglia" a un altro giorno? Ci stiamo godendo gli "ultimi giorni" prima dell'inizio della scuola!» l'esagerazione di Emma mi fece sorridere.

«Abbiamo tempo, manca più di un mese all'inizio della scuola» le dissi, afferrando la borsa. «E se fosse importante? Di solito non sono così insistenti sul pranzare tutti insieme, neanche la domenica, e invece questa mattina tutti mi hanno raccomandato più volte di tornare per pranzo» le spiegai, a tratti preoccupata.

«Persino John?» mi chiese, conoscendo mio padre: sa che è molto permissivo. Annuii e sentii il telefono vibrarmi nella borsa. «Tra due giorni è il tuo compleanno: sono sicura che non sarà niente di grave, anzi, forse vogliono cavarti qualche informazione di dosso con alcune domande per poi organizzare una festa a sorpresa che rispetti i tuoi gusti. Dovresti essergliene grata. 18 anni si fanno solo una volta nella vita! Magari i miei facessero una roba simile...»

Il suo ottimismo era contaggioso, ma ciò non tolse che sembrava troppo strana l'insistenza di quella mattina: in fondo, se avessero voluto farmi delle domande per una festa a sorpresa, un pranzo in famiglia sarebbe troppo sfacciato e palese.

«Ma data l'insistenza di tuo fratello, ti conviene andare.» si arrese lei, sentendo il mio telefono vibrare per l'ennesima volta.

«Scusami se...»

«Niente scuse» mi interruppe «Vai prima che chiami l'FBI per venirti a prendere» concluse Emma e la salutai col sorriso, avviandomi verso il marciapiede mentre cercavo il cellulare nella borsa per richiamare Jared.

«Pronto?»

«Sto tornando, dammi almeno il tempo di raggiungere la fermata del tram»

«Va bene, ti stiamo aspettando.» e chiuse la chiamata, senza darmi la possibilità di rispondere e, stranamente, senza nessun richiamo. Questo significava solo una cosa: mi aspettava una discussione a casa. Vidi il pullman fermarmisi di fronte e aprire le porte, e fortunatamente trovai un posto a sedere. Mi chiesi cosa avrebbero avuto di tanto importante da dirmi, mentre rivolsi lo sguardo fuori dal finestrino, guandando il mare e Emma, gia pronta con la tavola per rigettarsi fra le onde, ogni secondo più lontani.

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