Capitolo 13

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Quel mattino decisi.

Non fu una decisione ponderata, o meglio, nella mia testa nacque come tale, ma poi mi feci sopraffarre dal sentimento che da un paio di giorni non mi lasciava tregua: l'ansia.

Decisi che avrei chiesto a John, il capo di Amaya, se mi potesse dare un recapito telefonico o il suo indirizzo.

Sinceramente, se fossi stato in lui, non me lo sarei dato nemmeno io. Immaginati la situazione Spettatore: sei il proprietario di un bar, in cui lavorano molte persone tra cui una ragazza molto carina. Una sera un cliente si fissa con lei, la invita a bere una bottiglia e lei sparisce per giorni, poi torna, sembra felice. Lui torna al bar, lei sparisce nuovamente. Vedi entrare il cliente: un bell'uomo, distinto sui trent'anni che cerca nuovamente la ragazza. Cosa faresti caro Spettatore?

Io chiamerei la polizia. Ecco cosa farei. Il problema è che avevo questa sensazione di panico che mi attanagliava: lei aveva bisogno di me. Io stupido, non le avevo neanche chiesto il suo cognome, in realtà l'avevo accompagnata qualche settimana prima, ma lei aveva detto il suo indirizzo al mio autista, al quale avevo appena dato una settimana di ferie.

Sono sempre stato attento Spettatore, eppure quella volta ero così preso, così perso nei suoi occhi e nelle sue movenze che l'indirizzo mi è entrato da una parte e uscito da un'altra.

Stavo impazzendo, non sapendo cosa fare. Che volesse stare da sola? Dovevo lasciarle i suoi spazi? Sarebbe venuta lei? John avrebbe chiamato la polizia pensando che fossi uno stalker? Probabile.

Dopo tutti questi pensieri, ragionati con calma, dopo le riflessioni decisi che stavo solo perdendo tempo.

Riflettere, alcune volte, era inutile.

Presi il capotto di montone nero appoggiato sulla sedia, le chiavi dal piattino e uscì di corsa seguendo il mio istinto.

Non ero mai venuto al Vipra a pranzo, mi sedetti a un altro tavolo, non quello che occupavo abitualmente, ordinai a un ragazzo molto gentile la mia Cesar Salad e aspettai.

Fu proprio John a servirmela.

"Mai avrei creduto di vederti a quest'ora"

"'Giorno anche a te John"

"Ecco a te la tua insalata, vuoi che ti porti altro magari? Un po' di pane?"

"No John ti ringrazio, ma in realtà avrei bisogno di chiederti una cosa, hai voglia di restare un paio di minuti?"

In quel momento lo vidi per ciò che era davvero, una brava persona, corretta, cordiale. Un buon capo,una persona efficiente.

"So bene cosa stai cercando, appena ti ho visto ho capito che non era il mio locale perfetto ad attrarti qui ogni sera... e ora anche a pranzo"

"Non sono uno stalker ti prego, sono estramamente preoccupato per lei"

Lo guardai, cercando di fargli capire tutta la mia disperazione, perché sì lo ammisi a me stesso: ero fottutamente disperato, questa sarebbe stata la mia ultima chance.

Lui abbassò lo sguardo e tutto d'un fiato mi disse solo: "Lo sono anch'io"

Lo guardai con gli occhi spalancati, pregando che continuasse a parlare

"L'ho chiamata perché era in ritardo per il suo turno, solitamente arrivava sempre e solo in anticipo, mai in ritardo e avevo paura che le fosse successo qualcosa ... rispose dopo parecchi squilli, non so, mi ha detto di avere la febbre, ma non so, qualcosa non andava, avevo addirittura pensato che fosse dovuto a te, che aveste litigato..."

"Che avessimo litigato?"

"Cosa pensi che non si veda? Prendi quel tavolino apposta per vederla sempre, la litigata sulla mancia l'altra volta, la bottiglia di vino da trecento euro, che tra parentesi glielo avrei chiesto anche se tu avessi ordinato quella da trenta, perché sembrava più serena da quando vi eravate parlate tempo fa..." disse lasciando il resto in sospeso.

"Speravo che lei non ti avesse detto niente, non le volevo creare problemi"

"No, non mi sono spiegato. Io non le ho chiesto nulla, lei non mi ha detto nulla. Sei tu che cambi quando c'è lei, i modi bruschi, la tua solita aura solitaria, ti colori quando c'è lei. Sei tu che lo hai fatto capire al mondo, forse l'unica che ha dei dubbi, per quanto è assurdo, è proprio lei"

"Oh" dissi soltanto, mentre le mie gote si coloravano leggermente.

"Aiutami a trovarla John"

E fu allora che John mi chiese di alzarmi per proseguire la conversazione in ufficio.

"Qui ci sono i documenti di assunzione, dovrebbe esserci il suo indirizzo"

"Trovato" disse poco dopo, trascrivendolo su un post-it, "Se si arrabbia non dirle che hai corrotto me con la tua amicizia, dille di aver chiesto ad un altro cameriere ti prego, non vorrei proprio che si licenziasse per questo"

"Sarà fatto John"

Lo ringraziai e di corsa andai in macchina, programmai il gps e mi misi in marcia.

Nel segno del capricornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora