Il giorno di San Valentino

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Era arrivato il giorno di San Valentino. Come da programma Tonno e Dario avevano lasciato Bologna per il loro week-end romantico in compagnia delle rispettive fidanzate, mentre Nicolas, Cesare e Frank si erano dati appuntamento per quella sera a casa di Cesare per una serata nerd tra amici. Nelson, invece, non aveva nessun programma ora che era tornato single, ma questo era l'ultimo dei suoi problemi. Infatti, questi ultimi giorni gli aveva passati con l'unico scopo di riconciliarsi con Cesare, cosa che però non era riuscito a fare. Dopo che si era confidato con Beatrice pensava che sarebbe stato semplice esprimergli i suoi sentimenti, ma, purtroppo, gli era risultato più difficile del previsto. Non che non ci avesse provato, però ogni volta che stava per andare fino in fondo si bloccava, come se avesse paura. Di certo ne aveva, soprattutto per il modo in cui lo aveva trattato. Sapeva di averlo ferito gravemente e, quindi, non trovava mai le parole giuste per scusarsi, e, in particolare, non aveva ancora detto a nessuno di essersi lasciato con Beatrice. Quindi, per la sera di San Valentino Nelson non aveva niente da fare. Così decise di starsene a casa a leggere i suoi adorati manga. Eppure si sentiva strano, come se gli mancasse qualcosa. Forse per il clima d'amore che regnava nell'aria, o per il fatto che Bologna era invasa da venditori ambulanti di rose, fatto sta che non faceva altro che pensare a Cesare. Più passava il tempo e più con la fantasia viaggiava attraverso una finta serata romantica in compagnia di Cesare. Alla fine non ce la fece più e si convinse ad andare a casa del ragazzo, conscio che ci sarebbero stati anche Frank e Nicolas. Ma, ormai, si era deciso a chiarire a tutti i costi e, soprattutto, voleva confessargli i suoi sentimenti che aveva celato per troppo tempo. Così uscì di casa fermandosi al primo supermarket aperto per comprare delle birre da portare come scusa per trovarsi lì, per poi dirigersi da Cesare. Nel frattempo, in casa Cantelli la serata procedeva abbastanza monotona, anche se Frank e Nicolas facevano di tutto per vivacizzarla, in particolare quest'ultimo stava provando a distrarre Cesare dall'immagine che, per tutta la sera, lo stava accompagnando, un'immagine di Nelson e Beatrice che ridevano e scherzavano mentre facevano tutte le classiche cose romantiche da coppietta felice. Ma, vedere le storie su Instagram sia di Tonno che di Dario che erano in compagnia delle loro dolci metà, non lo aiutava molto, anzi.... Però, verso le dieci di sera, accadde una cosa inaspettata. Il campanello suonò. Frank e Nicolas guardarono Cesare come per chiedergli chi fosse dato che non aspettavano nessun altro. Cesare, facendo spallucce ai suoi amici, andò ad aprire la porta. Sgranò gli occhi non appena vide che era Nelson che esordì con "birretta?" per poi entrare dentro casa mentre gli occhi del ragazzo non lo lasciavano andare per quanto era rimasto stupito nel trovarsi d'avanti proprio Nelson. Era l'ultima persona che pensava di vedere in quel giorno.

"Nelson? Come mai qua? E Bea?" domandò Nicolas perplesso nel trovarlo là.

"Ecco... in realtà io e Bea ci siamo lasciati e sapendo che stavate tutti qua ho pensato di fare un salto" disse il ragazzo fissando Cesare come se con lo sguardo volesse dirgli qualcosa. Ma a quell'affermazione calò il silenzio, spezzato solo dal sottofondo della televisione rimasta accesa. Poi, finalmente, Cesare si decise a parlare.

"Scusa, fammi capire un attimo. Dopo avermi ignorato per settimane, ora che ti sei lasciato sei venuto qua a casa mia esclamando birretta come se niente fosse successo?" gli domandò Cesare alterandosi leggermente. Si vedeva che stava provando a rimanere calmo tanto che si poteva tagliare la tensione che si era creata col coltello.

"Cesare lo so che sei infuriato con me, ma –" cercò di dire Nelson che brutalmente venne interrotto da Nicolas: "E ci credo che è infuriato con te. Per come l'hai trattato sfido io che non lo sia". Cesare rivolse uno sguardo di rimprovero all'amico come per dirgli di tacere per poi rivolgersi a Nelson per farlo continuare. Il ragazzo abbassò il capo dall'imbarazzo per le parole di Nicolas che lo avevano colpito forte e chiaro dato che le riteneva più che vere, ma, facendo un grosso respiro, proseguì.

"Stavo dicendo che, se me lo permetti, vorrei parlare con te. Ho provato a farlo nei giorni scorsi, ma tu continuavi a fuggire da me, cosa più che giusta per come ti ho trattato... ma ho paura che se passa altro tempo, poi sarà ancora peggio. Quindi, per favore, Cesare... per favore permettimi di spiegarti il motivo per cui mi sono lasciato con Beatrice e permettimi di scusarmi come si deve... ti prego" gli disse Nelson i cui occhi si erano riempiti di lacrime. Guardava Cesare speranzoso in un suo gesto positivo che gli permettesse di dirgli tutto, e più passavano i secondi senza risposta e più si sentiva morire. Dopo attimi interminabili, finalmente Cesare parlò.

"Nelson onestamente non so che dirti. Mi hai ferito così tanto che per me adesso è difficile starti ad ascoltare. E poi ci sono anche Frank e Nicolas e non mi sembra carino litigare con loro accanto".

"Cesare ti prego... ti prego" lo supplicò tra un singhiozzo e l'altro.

"Sentite ragazzi, a me questa serata non interessa più di tanto. Era giusto per fare qualcosa di diverso, ma preferisco che parliate piuttosto che rimanere qua. Quindi tolgo il disturbo e me ne vado a casa a dormire" disse Frank salutandoli mentre si avviava alla porta senza che riuscissero a fermarlo, o meglio... non ci provarono neanche perché in fondo entrambi i ragazzi desideravano parlare. Nicolas, subito dopo, si avvicinò a Cesare e gli sussurrò se era tutto ok e se gli andasse bene restare da solo con Nelson. Al suo cenno positivo, il più piccolo salutò a sua volta per poi andarsene lasciando Cesare e Nelson da soli, pronti per chiarire una volta per tutte la situazione.

"Allora?" esordì Cesare con tono scontroso.

"Cesare... ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Ho usato parole atroci ferendoti nel profondo. Questa volta non è facile perdonarmi, lo so benissimo. Pensa che anche io non mi perdono per quello che ti ho fatto. Ma ho avuto paura, paura di affrontare chi sono, paura del giudizio della gente e a causa di questa stupida paura ho perso la cosa più preziosa della mia vita... te Cesare. Se io e Beatrice ci siamo lasciati è perché finalmente ho ammesso i miei sentimenti che ho cercato di nascondere come un cretino. Ti prego Cesare... perdonami... io... ecco io... TI AMO! Mi dispiace d'averti deluso, so che le scuse serviranno a poco, ma spero tu potrai perdonarmi. Mi dispiace" disse Nelson scoppiando a piangere. Dalla disperazione si inginocchiò di fronte a Cesare continuando a bisbigliargli dei flebili "mi dispiace" mentre dai suoi occhi sgorgavano inesorabili lacrime rigandogli il viso fino a cadere a terra, bagnando il pavimento. Non gli importava di sembrare patetico ai suoi occhi, l'unica cosa che voleva era il perdono. Cesare, però, non disse niente. Rimase a guardare la scena senza dire una parola, finché si inginocchiò a sua volta abbracciandolo e portando il corpo di Nelson il più vicino possibile al suo.

"Pensavo che te la stessi cavando benissimo e che ti fossi dimenticato di me; che i nostri ricordi fossero preziosi solo per me... questo è quello che pensavo, ma forse... mi sono sbagliato. Vero Nelson? Io mi sono sbagliato?" domandò Cesare mentre anche lui aveva iniziato a piangere. Rimasero abbracciati, in questo modo, a lungo. Solo quando entrambi avevano esaurito le lacrime si staccarono per poi fissarsi negli occhi sorridendo come non facevano da tanto.

"Non potrei mai dimenticarmi di te Cesare, mai! Ti amo! Ti amo! Ti amo da morire" gli disse dolcemente mentre gli accarezza il viso bagnato.

"Ti amo anche io Nelson. Ti perdono, ma solo perché mi fido di te e so che stai dicendo la verità" gli rispose accennando un sorriso sincero. Dopo settimane in cui avevano sofferto, in cui si erano feriti a vicenda e si erano ignorati, finalmente avevano fatto pace. Occhi negli occhi, mani nelle mani... labbra su labbra. Si baciarono come se fosse la prima volta che lo facevano, come se tutto il dolore che avevano subito volessero eliminarlo per sempre. Baciarsi per loro era come cadere. Era come vertigine e turbine, era follia dei sensi. Baciarsi era l'unico modo che conoscevano per arrendersi. Si amavano. Nulla era più importante di questo per loro.

Un inverno di emozioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora