Continuai i miei esercizi spirituali. E sebbene il medico dichiarò che mai nella mia vita avrei consumato, questo mi lasciò nella mia assoluta indifferenza. Non sapendo più a che santo rivolgersi Frate Riccardo decise di educarmi alla sua maniera. Mia madre, tanto devota, acconsentì. Ma nè il frate, nè mia madre sapevano che avevo un'amica di nome Clarissa che mi raccontava ogni singolo dettaglio di ciò che il Frate le faceva.
All'inizio ne dubitai. Ma come? Un uomo di Chiesa tanto scellerato da commettere simili impudicizie? Eppure Clarissa nei suoi resoconti raccontava il vero. Pensavo di esserne gelosa o invidiosa ma alla fine fui testimone di ciò che il Frate senza troppi scrupoli combinava a quella fanciulla tanto innocua e ingenua. Decisi di portare avanti il gioco di Clarissa. Vedere e tacere per poi...si avete capito bene.
Alle cinque ogni mattina mi recavo da Clarissa. E mi richiudevo nello stanzino. Vi era un buco largo come una mano che era nella porta dello stanzino, coperto da una vecchia tappezzeria di Como assai trasparente. Il che mi permetteva di vedere tutta la stanza senza correre il rischio di essere vista.
Il Frate arrivò.
- Buon giorno mia pecorella di Dio. Che lo Spirito Santo e Santa Chiara siano con voi!
La ragazza si inginocchiò.
- Come vi ho già detto nei giorni passati dimenticate voi stessa e lasciate fare. Pensate a quei martiri flagellati, attanagliati, bruciati al rogo. Non avranno sofferto un minimo di dolore? Quello che faremo si chiama meditazione. Pensate a un cacciatore che ha il piacere di catturare la sua selvaggina. Mettetevi in ginocchio e scopriremo quali delle parti della carne sono i motivi della collera di Dio.
Clarissa obbedì. Si pose in ginocchio, come per pregare, una Bibbia aperta. Poi alzando le sottane e la camicia fino alla cintola, lasciò intravedere due natiche bianche e due cosce di magnifiche proporzioni.
- Sollevate di più la camicia, così non va bene. Ecco così. Ora giungete le mani ed elevatele al cielo. Riempite il vostro spirito col pensiero della somma felicità che vi è stata promessa.
Il frate avvicinò lo sgabello e s'inginocchiò dietro di lei. Baciò la penitente. Poi sentì dire:
- Ah che bel collo...che tette magnifiche!
- Sì mio frate. Il mio spirito si sta staccando dalla carne e cominciate la vostra opera. Recitate la vostra opera.
Il frate la mise in una posizione davvero umiliante, ma che era comoda per i suoi desideri. Frate Riccardo si sbottonò i pantaloni e tirò fuori un dardo infiammato come un serpente fatato. Aveva un serpente di una certa grossezza, consistenza e lunghezza che mi faceva rabbrividire.
Il porco sferzò tutte le sue parti scoperte del corpo di Clarissa. Lei immobile sembrava insensibile a quei colpi. Clarissa provava un certo piacere nel sentire il serpente colpire il suo corpo.
- Quale piacere mi rapisce! Gioisco di felicità cristiana, il mio spirito staccato dal corpo. Oh Frate! Spingete dove volete che possa vedere in San Francesco la grandezza di Dio! Spingete ancora...spingete...Come son buoni i santi tutti. Non lasciate il vostro cordone robusto dal mio corpo! Dio mio...non ne posso più...muoio!
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Jacopla Filosofa - Storia di un erotismo
General FictionRomanzo libertino stile settecentesco italiano, violenta satira contro il clero e la sua ipocrisia.