Capitolo diciannovesimo

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Il signor Lopilato, s'innamorò di me. Ovviamente cercai di dissuaderlo da tali piaceri effimeri. Così il pover'uomo prese l'abitudine di masturbarsi.  Ovviamente lo assicurai che se fosse stato fatto da mano mia, i dolori sarebbero stati d'oltremodo elevati. Ma destino volle che il signor Lopilato durante un pranzo libertino conobbe una ragazza docile di nome Lisandra. Era pure intonata. Ma accidentalmente Lisandra faceva stecche nel cantare. 

- Ah cagna! La tua stecca è maledetta. Il tuo bemolle ha reso il mio molle. Sono un povero diavolo! 

E fu così che tra i due nacque l'amore. Mai avrei immaginato che un bemolle invece di un bequadro avesse potuto smontare così di colpo un uomo e farlo rientrare subito in se stesso. 

Ma a Madrid più scandalosi erano i Vescovi. Di giorno frequentavano le buone famiglie e naturalmente intessevano relazioni a dir poco scabrose con le ragazze presenti. Uno di questo vescovi era davvero una frana nel fare l'amore. Peggio ancora quando erano sotto l'effetto del vino. 

- Ah mio Papa...mio caro Papa fottimi...dai...fammi godere...non sono un chierichetto...non ho quindici anni. Senti come galoppo? Questo è fare opere pie. 

E proprio uno di quei giorni mio caro buon signore che sei venuto a liberarmi da tale impudicizia. Uno di quei vescovi era talmente assetato di sesso che obbligò le compresenti a soddisfarlo sia di bocca che di di mano. Le donne più grandi ridevano di gusto con i loro ventagli. Io trovai il tutto alquanto sgradevole. Arrivasti nel momento più adatto. Dovevi parlare con il vescovo che era nudo e si stava toccando bellamente. Ce l'aveva duro, procinto di mettermelo dentro. Tu tirasti fuori una Terzetta e la puntasti contro di lui. Il vescovo si fermò dalle sue azioni e le donne smisero di ridere. Ovviamente fu avvisato il Santo Padre delle azioni commesse. Il Vescovo morì impiccato per il volere della Chiesa. Tale scempio era indescrivibile. Neanche quello era da considerarsi amore. E così mi portasti via. A Valladolid. Ero contraria ma alla fine la tua intelligenza portò a rendermi felice. Una stanza l'addobbasti con diverse librerie di legno. E nel giro di una settimana fu riempita di tanti libri che non avevo mai visto in vita mia. Era la tua promessa di matrimonio. E proprio grazie a un regalo del genere capii che l'essere umano poteva avere ancora speranze. Ora come ora non posso dire che mio signore che mi tratti con garbo e rispetto. I pranzi, le cene, i the pomeridiani ma anche le danze sono divertimenti gradevoli. Le letture nei campi, i nostri rapporti sono piacevoli come la Natura vorrebbe. E la cosa più bella è che presto non saremo solo in due ma bensì in tre. E questo lo dobbiamo a Dio che dobbiamo amarlo e rispettarlo. Non vi è bene o male morale. Nulla in rapporto a Dio. Tutti vanno rispettati per il bene collettivo. Che siano ricchi che siano poveri. Sono le leggi della società e poi comandamenti divini. E di questo sono grata. A te mio uomo, a te Dio che mi hai dato una vita piena di significati e mi hai messo in guardia dal bene e dal male. 


Jacopla Filosofa - Storia di un erotismoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora