Capitolo quarto

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I guai arrivarono presto. Fu sorpresa quando una notte, pensando che fossi la Bella Addormentata, si accorse che avevo la mia mano su quella parte che ci distingue dagli uomini, dove, con uno stroppiciamento leggero o una matita di legno, procuravano in me, bimbetta di sette anni dei piaceri sconosciuti ma che erano noti alle giovinette di quindici anni. Forse era questo il motivo per cui il mio corpicino era tanto fragile. Ma fin quando mia madre non mi vide quella sera, ella pensava che fossi malata. Motivo per cui spesso e volentieri si presentava un medico piuttosto grassoccio con le gote rosse come se fosse un alcolizzato. Comunque per via dei miei Piaceri la mia vivacità era svanita e le mie gambe a stento stavano in piedi. Quando mi scoprì, aveva sollevato dolcemente la coperta e il lenzuolo e con una lampada accesa a stento riuscì a credere a ciò che ella aveva visto. Aspettò con pazienza la fine del mio atto erotico. Mi agitai, trasalii, il piacere mi svegliò. Mia madre in un primo momento mi sgridò e mi chiese dove ebbi imparato gli orrori che lei stessa, sbigottita e incredula, era stata appena testimone. Facendo finta di piangere e con la mia arguzia la convinsi della mia innocenza e le dissi che non conoscevo termini come accarezzamento, impudicizia e peccato mortale

Jacopla Filosofa - Storia di un erotismoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora