A dieci anni mi sentivo inquieta. I miei desideri non conoscevano fine. A quel tempo ci riunivamo spesso e andavamo in una soffitta. Ci divertivamo con giochetti strani. Le punizioni corporali. Frustate. Che giochi divertenti! I ragazzi invece si abbassavano i pantaloni e noi ragazze i quattro e quattr'otto a carezzare e dare colpi di fruste su tanti bei culetti. Poi trastullavamo il "pisello" dei ragazzi e ci passavamo la mano sopra, lo stringevamo e lo baciavamo come se fosse una bambola. Che libertinaggio innocente! Ma le cose belle durano troppo poco. Mamma era furiosa e fu così che mi mise in un convento.
La Suora Superiore preparò la mia stanza. Il Frate Cappuccino mi confessò. Dopo di che tranquillizzarono mia madre.
Ma il Frate Cappuccino sapeva che tutto quello che stava facendo mia madre era solamente tempo perso. La mia indole era quella di provare piaceri e lei non poteva fermarmi. Ma fin quando non compii i miei ventitré anni rimasi in un convento sognando di tutto quei ragazzi che mi facevano impazzire il cervello. Come se il Serpente malefico si fosse impossessata di me e io non ero altro che una Eva in attesa di un peccato mortale. Per fortuna tutte le sere potevo accarezzarmi nelle parti intime. E oltre ai miei piaceri pensai bene di vendicarmi di mia madre.
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Jacopla Filosofa - Storia di un erotismo
Fiction généraleRomanzo libertino stile settecentesco italiano, violenta satira contro il clero e la sua ipocrisia.