Capitolo 10- Demigirl

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"È solo un taglio di capelli"
Be', dipende. Ogni cosa ha il valore che uno gli dà. Un taglio di capelli può essere solo un taglio di capelli. Una maglietta può essere solo una maglietta. Un taglio può essere solo un taglio. Una parola può essere solo una parola.
Una guerra può essere solo una guerra, se uno ci dà un certo valore.
Oppure, anche una piccolezza può valere tutto.
Anche un fatto semplice e banale, di nessuna importanza, può essere fondamentale per qualcuno. È una questione di prospettiva, tutto quanto è una questione di prospettiva.
Non so, tagliarsi le unghie per esempio. Una cosa banale per chiunque. Ma per una persona che usava quelle stesse unghie, tenute lunghe a posta, per ferirsi, tagliarsele diventa il simbolo di un cambiamento importante.
O uno sterminio di massa. Non so, un pazzo fa strage in un supermercato uccidendo quaranta persone. Scioccante per alcuni, ma se lo vediamo in prospettiva e lo confrontiamo con tutte le stragi avvenute in tutta la storia dell'uomo, allora quaranta persone diventano poco e niente.
Questione di prospettiva.
E allora capisci bene che "un taglio di capelli" può essere molto, molto di più.
Può essere un nuovo inizio, un togliersi vecchi ricordi, una semplice scelta di stile o un modo per combattere la calura estiva.
E per te, Eleonora, questo taglio di capelli che cos'è?

Penso abbiate intuito che il gossip di quella settimana era il nuovo taglio di capelli di Eleonora.
Eleonora, sempre molto femminile, capelli lunghi e dita smaltate, era arrivata un martedì a scuola con i capelli corti che le si arricciavano dietro le orecchie, le unghie corte e prive i smalto, dei jeans e una felpa larga neri e senza neanche un filo di trucco. Uno shock per chiunque.
Trovo interessante che fosse proprio un martedì. Pensateci: i giorni più interessanti sono il venerdì e il lunedì. Quelli prima e dopo il weekend. Il martedì di solito è un giorno un po' insignificante. Anche se, a ben pensarci, martedì è il giorno di Marte, dio della guerra.
Ma torniamo a noi.
A chiunque chiedesse, rispondeva con una risata e un piccolo sorriso che "è solo un taglio di capelli".
Un taglio di capelli molto mascolino, oserei dire.
Ma non erano fatti miei.
Nonostante nell'ultimo periodo sia sembrato a chiunque il contrario, a me è sempre piaciuto farmi gli affari miei. Sono gli altri che vengono a raccontarmi gli affari loro e a chiedermi consiglio, io non l'ho mai chiesto e mai lo farò!
In quel periodo mi convinsi sempre di più di essere una calamita per segreti.
E come volevasi dimostrare, Eleonora mi mandò un bigliettino in cui mi chiedeva un consiglio. E ti pareva!
Sospirai e le lanciai un'occhiata. Mi stava osservando, in trepidazione, rigirandosi una ciocca, molto corta, di capelli tra le dita. Annuii lentamente, infilandomi in tasca il bigliettino.

-ecco io... penso di essere trans.
-ma davvero?- replicai alzando le spalle. Amo il sarcasmo, in caso non si sia notato.
-sì ma... ecco... il fatto è che mi trovo a mio agio come femmina. Per la maggior parte dei giorni è così, sono Eleonora e mi sento a mio agio come Eleonora. Solo... a volte mi sveglio e mi sento... sbagliato. Mi sento un maschio in un corpo da femmina.
-e oggi sei un lui.
-esatto. Però per lo più sono una lei. Questo mi rende un fake?
Ci pensai su.
-potresti essere genderfluid, cioé di genere fluido- di questo ne riparleremo. Come avrete intuito dal titolo, avevo cannato in pieno.
-non so... il fatto è che non cambio frequentemente genere. È più una cosa... casuale. Un po' come il ciclo: una volta al mese. Anche se non è così preciso.
-uhm... non saprei. Non sono un'esperta.
-invece sì!
-no! Sono solo una che sa ascoltare e prova a dare qualche consiglio, ma non sono un'esperta. Prova a chiedere a Conti, è lui l'insegnante, non io.
Okay, forse avrei dovuto usare un po' più di tatto, ma ero esausta di essere la psicologa di mezza scuola quando non ero qualificata per esserlo. E poi, il discorso sul ciclo mi aveva ricordato tristemente l'assorbente che avevo in tasca.
-lo so ma... è imbarazzante parlare di certe cose a un insegnante. E se poi lo dicesse ai miei genitori? Non posso rischiare una cosa del genere. È più facile parlare con te che con lui.
Sospirai.
-non so, domani provo a chiederglielo durante l'ora sugli orientamenti.
-grazie! Grazie mille- mi diede una pacca sulla spalla e con un sorriso luminoso uscì dalla classe. Corsi in bagno.

Il giorno dopo, a metà lezione circa, vedendo che Eleonora, oggi truccata come al solito, non aveva cambiato idea ma anzi, continuava a fissarmi con insistenza, mi decisi ad alzare la mano e chiedere al prof.
-prof, è possibile che qualcuno, di genere biologico maschile per esempio, si senta un ragazzo per la maggior parte del tempo, ma alcuni giorni si senta una ragazza?- per fortuna la lezione di quel giorno era sui genderfluid.
-certo, Alice. Si chiama demiboy, e ovviamente c'è anche il corrispondente femminile, cioé demigirl. Fanno parte della categoria "demigender".
-capito, grazie- lanciai un'occhiata ad Eleonora, che sembrava star riflettendo su qualcosa.
Be', il mio l'avevo fatto, ora stava a lei arrangiarsi.
Mi sarei fatta gli affari miei.

Non mi feci gli affari miei.
A mia discolpa, fu tutto per colpa di Martina!
A proposito, facciamo un passo indietro e vediamo come se la passava Martina.
Negli ultimi mesi, era scesa a patti con la sua nuova identità, e ormai quasi tutti a scuola usavano il pronome giusto, tranne qualche coglione omofobo o primino ingenuo. Non eravamo in rapporti molto stretti, ma era ancora amica con Elisa, per qualche oscuro motivo che ancora non ho ben compreso, e lei mi aveva accennato ad alcuni problemi in famiglia che stava avendo Martina.
Per cui non mi stupii granché quando, dopo che Eleonora (ancora non aveva deciso se adottare un nuovo nome o meno, quindi userò ancora il nome vecchio) mi aveva confessato i suoi problemi, venni raggiunta da Martina, preoccupata per l'altro.
-non è ancora sicur... o?- esitai, incerta del pronome da utilizzare. Mi ero dimenticata di chiederlo, cazzo, anche se per quel giorno dedussi che fosse il maschile -insomma, sta cercando di capirlo.
-pensi che potrei aiutarla o aiutarlo in qualche modo?- domandò, tormentandosi l'orlo della camicia rosa.
-provaci. Ne sai sicuramente più tu di me, no?
Sembrava incerta, ma alla fine andò da lui a confortarlo. Feci un piccolo sorriso, poi tornai a farmi i fatti miei.
La settimana successiva, vidi più volte loro due parlare. Eleonora rimase Eleonora per un paio di settimane, poi un giovedì, altro giorno inutile come il martedì, arrivò a scuola come Ele (aveva chiesto di chiamarlo così). Quel giorno, lo vidi parlare fitto fitto con Martina, così mi incuriosii e andai a chiaccherare con loro (errore madornale. Errore. Madornale).
Finii invischiata in una marea di gossip che non sapevo di voler sapere, come della relazione clandestina tra il bidello del terzo piano e la prof di matematica, o del ragazzo di 1C che aveva una cotta per Francy (povero illuso), o ancora che Michele aveva riciclato la sua squadra di bulletti del cazzo come difensori dell'LGBT+, e che ora andavano in giro a difendere coloro che venivano discriminati. No, non sono sicura se gli altri del gruppo di Michele abbiano i neuroni necessari a compiere una scelta libera e indipendente o se siano solo delle scimmie che seguono quello che lancia la merda più lontano (in questo caso, Michele), ma opterei per la seconda. E non si dica che non sono cinica.
Piccola nota a margine a proposito di Michele: lui e Simone sono così carini da darmi quasi il voltastomaco.




Angolo autrice:
Due capitoli in un giorno anche se tecnicamente è passata la mezzanotte.
Non so che mi succeda, si vede che ci ho ripreso gusto.
E non dite che non vi vizio, sono meglio di Dosio💁🏻‍♀️
Alla prossima
~Daly

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