-Ma dove diav-
-ZIOOOOO!-
Si sentì chiamare Alec, all'improvviso, sbattendo anche la testa per lo spavento. Si trovava sotto il bancone della sua amatissima caffetteria per cercare, per l'ennesima volta in quella giornata, i tappi dei bicchieri d'asporto. Non li trovava da nessuna parte!Quella caffetteria era ormai come una seconda casa per lui. La amava immensamente. Ma attenzione, questo non faceva assolutamente di lui un tipo materialista, tutt'altro. Semplicemente aveva sudato molto per ottenerla. Alec aveva iniziato a lavorare fin dai sedici anni. In estate, mentre i suoi amici se la spassavano dopo il "duro" anno scolastico, lui era uno dei camerieri che servivano i tavoli al dinner di quella piccola città che non aveva mai sentito sua e, ogni soldo guadagnato, lo metteva di lato per il suo futuro. Finito il liceo, già il giorno dopo il diploma, con borsone in spalla e con accanto la sua migliore amica, partì senza più guardarsi indietro. Aveva deciso di trasferirsi nella stessa grande città del fratello, i due erano sempre stati molto legati e quest'ultimo, essendo un marines, vi si era trasferito per lavoro.
Con la sua compagna d'avventura, aveva trovato un piccolo bilocale situato al primo piano di un edificio in stile industriale, con i mattoni a vista e le grandi vetrate ma, per sfortuna di entrambi, soprattutto sua, con un solo bagno.
L'edificio anche se non si trovava proprio al centro della città era comunque collocato in un ottimo quartiere poiché era perlopiù abitato da famiglie e studenti, essendo non troppo lontano da una delle università della città. Alec era stato quindi molto furbo decidendo di aprirsi proprio lì, al pian terreno del suo stesso edificio, la sua piccola caffetteria. Anch'essa in stile industriale e molto frequentata.-ZIO!- si sentì richiamare.
Si sollevò massaggiandosi la testa sul punto indolenzito e girò lo sguardo verso la porta d'entrata, dove vi trovò il piccolo proprietario di quella squillante vocina che lo fece subito sorridere.
-Ecco finalmente il mio terremoto!- e distese le braccia verso quel ciuffo biondo grano che amava tanto. Il piccolo, lasciata la mano della madre, gli corse subito incontro e si tuffò tra le sue braccia, beccandosi anche una grossa dose di baci e solletico.
-Dai zio, basta! Ormai sono grande per le coccole!- gli disse il piccolo, ridendo per l'ennesima pernacchia sul collo.
-Ah si? Sei già grande? Quindi non lo vorrai sicuramente il flan al cioccolato appena sfornato da Teresa..- gli rispose lo zio, facendolo quindi voltare verso la donna che era appena uscita dal laboratorio retrostante con i preziosissimi flan. Alec potè vedere la boccuccia di quel piccolo terremoto spalancarsi e gli occhi illuminarsi alla vista dei suoi amati flan, come se al mondo non ci fosse cosa più bella. Beh, per lui, la cosa più bella al mondo, era tra le sue braccia e proprio in quel momento si girò per guardarlo.
-Ma i flan li mangiano pure i grandi- gli rispose quindi il piccolo incrociando le braccia e corrucciando la boccuccia.
Alec rise -hai ragione, peste- gli diede un altro bacio e lo lasciò libero così di correre verso Teresa.-Mi auguro che tu non gli faccia mangiare così tanti dolci ogni volta che te lo porto- gli disse una voce alla sua destra, oltre il bancone. Era la madre del piccolo nonché, per l'appunto, sua cognata e migliore amica.
-Rachel, è compito degli zii viziare i propri nipoti- disse -E poi, dovrei ricordarti quanti ne mangiavi tu da ragazzina?-
-Certo che me lo ricordo! E anche la mia bilancia se ne ricorda!- rispose portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi scoppiare a ridere insieme ad Alec.
-Ma smettila- le fece lui dandole un colpetto in fronte -Eri bellissima al tempo e lo sei anche ora. Mio fratello ha sempre avuto buon gusto, d'altronde.- concluse addolcendo il tono.Dopo essersi trasferiti nella nuova città, Rachel aveva iniziato a lavorare come segretaria in uno studio dentistico e così, finalmente, la sua cotta per Brian, il fratello di Alec, scoprì essere stata da lungo tempo ricambiata. I due infatti erano innamorati l'uno dell'altra dai tempi del liceo ma non avevano mai avuto il coraggio di dichiararsi finchè, una sera, dopo una birra di troppo, erano finiti a letto insieme. Al mattino, a rendere ancora di più quella situazione imbarazzante fu un Alec ignaro e mezzo addormentato che, entrato nella stanza della ragazza senza bussare perché per l'ennesima volta aveva lasciato tutto il bagno in disordine, aveva trovato i due, nudi, sotto le coperte.
Da quel giorno le loro vite cambiarono: Rachel rimase incinta e si trasferì da Brian mentre Alec si trovò un nuovo coinquilino. Un adorabile micione che qualcuno aveva abbandonato dentro uno scatolone, proprio davanti la porta della sua caffetteria.-Zio- Alec si sentì tirare la maglia dal piccolo terremoto -Mi metti la cioccolata bianca sopra?- chiese sollevando il piattino verso di lui.
-Ehi furbetto! Non esagerare o ti verrà mal di stomaco poi!- lo rimproverò Rachel, che venne però prontamente ignorata dai due.
-Certo, tesoro- gli disse Alec- ma perchè non te la fai mettere da Teresa che è già lì?- chiese, allo stesso tempo, incuriosito. Il piccolo guardò l'anziana donna storcendo un po' il dolce nasino all'insù. -Perché lei me ne mette sempre poca perchè dice che sennò poi mi fanno male i dentini-
-E ha ragione! Dovresti ascoltare lei e non tuo zio- si intromise di nuovo Rachel. Il bimbo la guardò gonfiando le guance, facendo ridere quindi Alec per l'ennesima volta.
-Christopher, non provare a guardarmi così.- lo rimproverò la madre puntandogli un dito contro, come per enfatizzare il suo richiamo. I due si sfidarono con gli occhi per qualche minuto fino a che Alec, per evitare un putiferio nella sua caffetteria, prese la cioccolata bianca, la versò nel piattino e facendo roteare gli occhi a Rachel. Dio quanto viziava suo nipote! E l'amore, per giunta, era del tutto ricambiato. Proprio in quel momento Rachel osservò come il suo bambino, seduto sul bancone, prendendo con il cucchiaino un pezzetto di dolce, e aiutandosi anche con un ditino, lo avvicinò alla bocca dello zio per condividere con egli il suo entusiasmo per quella bontà cioccolatosa. E Chris non condivideva i flan con nessuno. Mai. Questo quindi la diceva lunga sul loro rapporto di zio e nipote.
Finito di masticare il boccone, Alec si rivolse al piccolo.
-Chris, dì ciao a mamma e dagli un bacio che ora deve andare a lavoro!- il piccolo, che aveva ritrovato il sorriso già dopo il primo morso di quella prelibatezza, con la boccuccia tutta impastata di cioccolato si girò verso la madre che, con un fazzoletto preso dai piccoli contenitori sul bancone, prima lo pulì e infine si prese la sua dose di coccole anche da lei.
-Comportati bene, non farti rimproverare dallo zio, anche se dubito possa mai farlo, e non mangiare troppi dolci.- si raccomandò la madre, prima dargli un altro bacio e scappare a lavoro mentre Chris tornava al suo amatissimo flan al cioccolato.
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Un flan per due
RomanceCopyright: TUTTI I DIRITTI RISERVATI Nella sua nuova città Alec ormai ha tutto. La sua tanto desiderata caffetteria, la sua migliore amica, un nipotino che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo e... Cosa manca? Sembrerebbe niente! Alec ha già tut...