Capitolo 23

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Nessuno mi aveva mai detto "ti amo" e non credevo nemmeno che una come Anna potesse dirmelo o anche solo provarlo. Ma io lo sentivo. Ogni parte di me bramava ogni parte di lei. Con le altre non mi era mai successo, non capivo perché proprio con lei, sapevo solo che volevo godermelo.

I miei genitori alla cena non si era dimostrati particolarmente gentili nei suoi confronti, era come se desiderassero farla scappare via e la sua reazione alle loro battute fu come una frustata nei loro confronti.

La sera dopo a cena i miei genitori commentarono la serata precedente. Era sempre così, lo avevano fatto anche in occasione della presentazione con Emanuele. Solo che lui aveva passato la prova subito, in fondo era un bravo ragazzo e i miei genitori lo conoscevano già, era a catechismo con me e mia sorella aveva sempre avuto una cotta per lui. E i miei non lo avevano torturato con battute fuori luogo, con Anna era andata diversamente.

-Come sta Anna?- iniziò mia mamma quando fummo tutti seduti a tavola con il cibo sul piatto.

-Bene- risposi addentando una forchettata di insalata.

-Bene- disse semplicemente mia mamma, ma sapevo che quel bene voleva dire mille altre cose. Notavo che i miei genitori si lanciavano continuamente occhiate complici. Io feci lo stesso con mia sorella, ma a quanto pareva lei non ne sapeva nulla del parere dei nostri genitori riguardo Anna.

-L'allenamento com'è andato?- chiese mio padre.

-Bene, tosto però- risposi.

-A tal punto che sei andando in giro con Anna al pomeriggio- per mio padre non facevo mai abbastanza fatica -Dovreste essere concentrati nell'atletica ora, dare il giusto spazio anche al riposo-.

Ecco la prima fulminata!

-Era una bella giornata- stava funzionando tutto così bene e arrivava mio padre a rovinare tutto.

-Domani hanno previsto pioggia, sicuramente starete chiusi in palestra- disse ancora lui.

-Si, una noia mortale!- odiavo la palestra, preferivo di gran lunga l'aria aperta.

-Già!- era infastidito dalle mie risposte -E al pomeriggio che progetti hai?-.

-Non lo so, perché?- mi stupivano le sue domande.

-Ero solo curioso- voleva sapere se lo avrei passato con Anna.

-Anna ti ha accennato nulla riguardo la serata di ieri?- mia mamma finalmente aveva deciso di arrivare al punto della questione.

-No, ha detto semplicemente che secondo lei era presto- non volevo espormi troppo.

-Probabilmente si, ma visto che tra voi è una storia seria, a quanto mi sembra di capire, è giusto conoscersi- mia mamma aveva solo cominciato -In più mi hai stupito ieri, non credevo fosse davvero lei, tu non hai mai accennato niente-.

-Perché non era fattibile prima-.

-Ora invece faresti qualsiasi cosa per lei- eccola che arrivava al nocciolo -Abbiamo visto come la stavi difendendo, poi Giorgio ci ha accennato a vari episodi che sono successi tra voi qualche tempo fa-. Giorgio pettegolo!

-Quindi sapevate che era lei?-.

-Qualcosa-.

-Allora non dire che non credevi fosse lei-.

-Tu l'hai sempre descritta malissimo- si intromise mia sorella.

-Ho cambiato idea- non volevo dire troppo.

-Per fortuna, da quando c'è lei hai messo la testa a posto! Spero anche l'altro cervello, dovete essere concentrati per i mondiali, non perdervi in altro- mio papà e l'atletica.

-Papà!- lo rimproverò mia sorella scandalizzata, molto probabilmente Emanuele non era molto propenso ai doppi sensi.

-E' un uomo, ha certe esigenze- ogni tanto mio padre dimostrava di capirmi più di altri.

Ma quello che disse mosse qualcosa dentro di me. Io e Anna non avevamo ancora una vita sessuale e non capivo perché. La mia famiglia notò il mio improvviso cambiò d'umore e si zittirono tutti. Il mio stomaco non accettava più nulla, si era chiuso. Mi inventai una scusa e andai in camera mia.

Era da due mesi che mi masturbavo pensando ad Anna, il mio corpo desiderava il suo, ma non eravamo mai arrivati nemmeno a parlarne. Pensandoci, lei non sempre cedeva completamente a me quando l'abbracciavo o la baciavo, era come se qualcosa la bloccasse. Iniziava con trasporto, poi si irrigidiva. Forse non si concedeva a me, perché dubitava ancora di me. Io davo sempre il mio meglio per farla rilassare, sentivo il suo corpo che mi voleva, si scaldava al mio tocco, ma la sua mente comandava di non cedere.

Non sapevo nemmeno se era vergine oppure no, se prestavo fede a quello che raccontavano le nostre compagne di squadra, lei era una che la calava ai più maturi, ma per quanto la conoscessi io, lei non era per niente il tipo, troppo timida per potersi concedere a degli sconosciuti. E se veramente ero io che non la conoscevo bene? Se effettivamente era lei a non dirmi la verità e si irrigidisse per paura che io la scoprissi? E se quella persona che pensavo di conoscere non era quella che diceva di essere? Ora cominciavo anche io ad avere dei dubbi. Mi sentivo un idiota ora a pensare che le vipere delle mie compagne di squadra potessero avere ragione, loro non parlavano mai con Anna.

Mi ricordo che avevano accennato che probabilmente lei aveva una tresca con Giorgio, inizialmente non ci potevo credere, il nostro allenatore era ligio nell'atletica e fedele alla sua famiglia, ma ora mi si proiettavano in testa tutte le volte che avevo visto Anna parlare con lui. Giorgio era molto protettivo nei suoi confronti, capivo che era l'unica atleta donna che gli desse soddisfazione, ma se davvero tra loro ci fosse stato qualcosa?

Mi stavo riempiendo di paranoie, probabilmente inutili e dovute al fatto che ero in astinenza da troppo tempo e il mio corpo non era più abituato.

Il mio cellulare squillò, era Anna, il suo squillo che mi diceva che aspettava io la richiamassi. Infatti io ero andato dal gestore telefonico per mettere il suo numero come preferito per le telefonate gratis, lei non lo aveva ancora fatto. Altro motivo che si aggiungeva alle mie paranoie. Decisi di non richiamarla. Attesi una paio di minuti per mettere alla prova quanto lei ci tenesse a sentirmi e il mio telefono riprese a suonare. Il numero che compariva però era diverso. Risposi. Era Anna.

-Ciao! Ti ho fatto uno squillo prima, ho pensato che non lo avessi sentito- iniziò lei. La sua voce era vivace come al solito.

-Ciao! Si ero in bagno- inventai.

-Sono con il telefono di casa, mi richiami sul mio?- mi chiese.

-Anna, sono stanco, preferisco andare a dormire, ci vediamo domani all'allenamento- non volevo parlarle. Avevo la mente troppo in confusione per poterle parlare, in più mi stavo innervosendo.

-Qualcosa non va?- ora era lei a dubitare di me, me lo sentivo.

-No, sono solo un po' stanco-.

-Di me? Lo sapevo. Buona notte- e chiuse la telefonata.

Perfetto! Domani due sonnambuli all'allenamento!

Solo che io non ero in vena di richiamarla.

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