Capitolo 26

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Poco prima dei campionati del mondo la federazione fece pervenire i nominativi di coloro che avrebbero partecipato. Per il mio centro figuravamo in quattro: io, Lorenzo, Samuele e Ivan, l'atleta dei 400 siepi (ostacoli). Per Giorgio fu un' immensa soddisfazione contare quattro reclute per la competizione mondiale. Era talmente emozionato che telefonò subito per organizzare la trasferta.

Arrivammo a Bressanone pochi giorni dopo per la foto ufficiale della squadra e per gli allenamenti. Dovevamo alloggiare lì fino al termine dei campionati. L'unica cosa che mi preoccupava è che come allenatore non facevo più affidamento su Giorgio, bensì su quello della nazionale. Speravo solo che fosse altrettanto bravo.

Durante le foto con la divisa della nazionale, top e slip azzurro e bianco per noi donne e pantaloncino corto e canottiera per gli uomini, mi accorsi con mia immensa soddisfazione che Giulia Gatto non era presente. Quei mondiali mi sarei divertita!

La pista verde l'avevo già vista l'anno prima in occasione del Brixia meeting, lunga ottocento metri, il doppio della mia. Mi incuteva un po' di timore vederla così grande, ma inspiegabilmente non aspettavo altro che mettermi a correre.

Alloggiavamo in un albergo a tre stelle e in camera avevo altre due ragazze: Elena, non Elena la troia, che correva nei 400 metri e Giada, che invece era nel salto in alto. Entrambe campionesse italiane nella loro specialità, come me nella mia. Erano tipe tranquille, una piemontese, l'altra toscana.

La sera del primo giorno tutta la nazionale si mosse per fare un giro in centro città. L'aria era fantastica, fresca e il paesaggio era quello dei miei sogni. Montagne che cingevano il paese, costruzioni eleganti, pulite e preziose. Bressanone, una città trentina di eccezionale bellezza che in confronto alla mia Mestre sembrava appartenere a tutt'altro stato. Lorenzo mi prese per mano e passeggiammo insieme, Ivan e Samuele erano vicino a noi. Ci guardavamo intorno incantati, avremmo corso ai campionati mondiali, in una città da sogno. Meglio di così non poteva andare.

Quando rientrai in camera ero stanchissima ed emozionatissima. Chiusi occhio solo a mezzanotte.

La mattina dopo tutti in pista alle nove. L'aria era decisamente meno umida rispetto a Mestre, il mio corpo si sentiva più carico del solito e nonostante la temperatura non fosse tanto alta, non avevo per niente freddo. Anche perché a riscaldarmi c'erano le occhiatine maliziose di Lorenzo. Pensavo che si divertisse a guardare anche le altre, ce n'erano molte di davvero carine e ben fatte con più seno di me e come me indossavano pantaloncini molto corti e top da corsa. Invece no, lui aveva attenzioni solo per me. Alcune ragazze notarono il nostro affiatamento e mi chiesero se stessimo insieme, se fosse stato single, probabilmente si sarebbero avvinghiate su di lui. Ma ormai era mio. Guai toccarmelo.

Ci allenammo tutto il giorno con pausa di tre ore per il pranzo. Alternavamo pista e palestra. Era stancante, ma piacevole con le persone giuste. Conobbi altri atleti e fu divertente conversare con loro. Mi stavo divertendo in pista, nonostante fosse faticoso per il cambio del clima e il cambio della pista.

Lorenzo una sera mi chiese di uscire da sola con lui. Io accettai, non aspettavo altro che il momento di stare un po' da sola con lui. Non conoscevamo bene la città, prendemmo un viale in pendenza che portava verso il bosco e percorremmo quello.

-E' bello qui!- mi disse lui ammirando il paesaggio intorno a noi -Fino all'ultimo pensavo di non venire neanche considerato, invece eccomi qui. Mi dispiace solo che Giorgio non sia qui con noi ad allenarci-.

Stava tirando fuori il suo lato più sensibile, mi faceva un gran piacere, anche perché anche io sentivo la mancanza di Giorgio agli allenamenti. La sua presenza mi avrebbe fatta sentire come a casa, mentre l'allenatore che ci seguiva non lo avevo quasi mai visto.

-Anche a me manca!- ammisi. In silenzio raggiungemmo la cima della collinetta. Lorenzo si sdraiò per terra e io mi distesi a fianco a lui. Il cielo era pieno di stelle. Era così romantico.

-E' stupendo- commentai.

-E romantico- si voltò verso di me e mi baciò con intensità. Spostò il suo corpo sopra il mio senza staccare le sue labbra dalle mie. Sentivo i suoi muscoli incastrarsi sui miei, il suo calore invadere le mie membra e mi lasciai trasportare senza più barriere.

-Ti amo Anna- mi sussurrò.

-Anche io ti amo- gli risposi e lui mi baciò con più foga, così tanto che mi trovai con la sua mano destra premuta sul mio seno sinistro. Non sapevo se sferrargli una ginocchiata in mezzo alle gambe o lasciarlo fare. Optai per la seconda, in fondo mi piaceva il suo tocco, delicato e passionale, come mai nessuno aveva osato con me. Il resto del mondo svanì, esisteva solo il suo corpo premuto sul mio e le sue labbra.

Ad un tratto le montagne tornarono al loro posto, le stelle anche. Lorenzo si mosse dal mio corpo e rotolò al mio fianco, guardò l'orologio.

-Perché ti sei fermato?- gli chiesi.

-Per continuare non ho portato i preservativi- osservai i suoi pantaloni, era davvero dotato. Stava prendendo fiato -Dobbiamo andare, sono le undici- disse. Si alzò, mi tese la mano, io la presi e lo seguii giù. Era in tensione. Così lo fermai quando arrivammo alla prima casa.

-Cosa ti succede? Sei silenzioso e sembra che non vedi l'ora di tornare in albergo- gli chiesi poggiandogli una mano sulla guancia.

-Sono stanco, ci siamo allenati tanto oggi e la mia mente si sta rilassando- iniziò -E per me è dura bloccarmi con te, più ti sto vicino, più vorrei spogliarti e...-.

-Vuoi fare sesso con me- completai la frase per lui.

-Non userei proprio quel termine, ma si. So che non è momento, ma il mio cervello attualmente ruota intorno ai campionati mondiali per il cinquanta per cento e il resto è tutto desiderio di fare tanto di quel sesso con te che tu non ne hai idea- aveva di nuovo lo sguardo rapace.

-Si che ne ho idea, per me è la stessa cosa- cazzo, lo avevo detto! In effetti sbattermelo su qualsiasi ripiano disponibile era un sogno ricorrente.

-Davvero? Ora sono curioso- sguardo rapace sfumato con vena biricchina.

-Non se ne parla, certe cose sono intime- e scesi in paese. Lui mi seguì e mi prese per mano per non farmi scappare.

-Dai spara!- le sue guance si erano tinte di rosso.

-Lo sai- tergiversai.

-No, scusa ma tu sei un mistero in quel senso-.

-Vorrei saltarti addosso e leccare i tuoi muscoli. Contento?- era solo una piccolissima parte di quello che avrei voluto fargli, ma non potevo essere così esplicita, visto che il mio pensiero ruotava su azioni che nel concreto non so se sarei stata in grado di replicare.

-E' un buon inizio- e ridendo raggiungemmo l'albergo.

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