Capitolo 44

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Tornai a casa con la mente confusa. Lo avevo fatto davvero, io e Anna ci eravamo definitivamente lasciati? Ma non era questo che volevo. La amavo. Come potevo volere una cosa simile?

Non dovevamo ripetere gli stessi errori, eppure la volta in cui era lei a farsi avanti, ero io a tirarmi indietro. La verità era che non avevo alcun impegno il pomeriggio e lo avrei tanto voluto passare con Anna, ma non avevo accettato solo per vederla soffrire come me fino a qualche giorno prima.

Conquistarla non era stato facile, per un'altra avrei rinunciato al primo rifiuto, con lei no. Avevo lottato, umiliato me stesso, ero andato contro la squadra pur di stare con lei. Volevo che lei facesse lo stesso per me. Ma non sapevo se lei fosse stata tipa da non rinunciare. Il suo "Tanti auguri" mi suonava tanto come un addio. Non volevo perderla e sapevo che lei non voleva perdere me, altrimenti sarebbe salita sul primo autobus, non sul secondo.

Quasi non mangiai, io e mia sorella eravamo a casa da soli, i nostri genitori sarebbe tornati per cena, forse, se in ospedale non si fossero verificate emergenze.

Mia sorella mi osservò tutto il tempo. Alla fine riversai tutto il cibo in pentola e sistemai le mie stoviglie in lavastoviglie e salii in camera mia senza dire nulla a Francesca.

Ma come si sa, per le donne i pettegolezzi sono il loro argomento preferito e quando fiutano qualcosa non esitano a scoprire i dettagli. Dopo un paio di minuti che stavo sdraiato a letto con le cuffie ad alto volume, mia sorella entrò con passo di troll in camera mia senza nemmeno bussare.

-Hai visto Anna- esordì sfilandomi le cuffie.

Io annuii in risposta.

-E?-.

-Ci siamo lasciati- arrivai al punto.

-Beh veramente lo eravate da più di un mese-.

-Ma ora è definitivo-.

-Cos'è successo?-.

Le raccontai tutto, in fondo avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e Francesca conosceva Anna almeno un po', poteva quindi illuminarmi meglio su quale fossero state le vere intenzioni di Anna.

Più parlavo, più mi rendevo conto di quanto avrei voluto andare a prendere quel maledetto gelato con lei.

-Siete due idioti, questa situazione l'avete già vissuta!- esclamò mia sorella appena terminai di raccontare tutto -Vi amate e continuate a ferirvi come due coglioni solo per vedere la resistenza dell'altro-.

-Quindi secondo te lei mi vuole ancora?- domanda fatidica.

-Si, solo che vi state mettendo continuamente alla prova, senza rendervi conto che a lungo andare rischierete di patirne le conseguenze-.

-Cosa devo fare?-.

-Perché non provate a ritornare semplicemente amici?-.

-Ma un amico non te lo porti a letto-.

-Ma voi uomini pensate solo a quello?- Francesca mi incenerì con gli occhi -Però hai ragione, solo che così è un modo per riavvicinarvi- e ritornò calma.

-La devo chiamare, devo dirle che ho voglia di gelato- e mi alzai in piedi.

-No, no, calmati- mi fermò lei alzando un braccio -Tanto domani la rivedrai, cerca di essere più disponibile-.

-Sai che lei vuole scusarsi con te- le dissi.

-Lo so-.

-Perché non le rispondi?-.

-Perché non vorrei che usasse me per avvicinarsi a te-.

-Ma tu ti sei avvicinata a lei per farla tornare da me-.

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