Capitolo 28

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Il giorno delle finali mi svegliai con una gran fame, tanto che Lorenzo e Samuele mi rimproverarono di contenermi. Ma io non potei farne a meno. Apparivo come quella più tranquilla di tutti, mi bastava mettere piede in pista e correre per ristabilire in me la quiete completa, ma in realtà ero agitatissima. Ero arrivata alle finali, alcune atlete avevano fatto un tempo migliore del mio. In confronto le mie avversarie italiane non erano così veloci. Temevo di non farcela, di fallire miseramente. Mangiai la mia colazione e scappai in camera a lavarmi i denti, le mie compagne di stanza erano emozionate quanto me, credo che solo per l'agitazione tutte avevamo perso qualche chilo. Mi preparai più lentamente rispetto alle altre, tanto le loro batterie erano prima della mia. Aspettai che loro uscissero e inviai un messaggio a Lorenzo. Lui arrivò in pochi secondi, con i capelli arruffati al vento, sapeva che quando era spettinato mi faceva eccitare ancora di più.

Non gli diedi nemmeno il tempo di dirmi ciao, lo presi per un braccio, chiusi la porta, lo buttai contro la parete e lo baciai così intensamente che lui all'inizio rispose con qualche incertezza, ma si lasciò andare. Tanto che ad un certo punto mi afferrò per la vita e mi spinse sul primo letto che gli capitò vicino.

-Non è il mio, il mio è quello vicino alla finestra- gli dissi.

-Pazienza, così è più eccitante!- a lui non importava, era più concentrato nel tentativo di togliermi i vestiti. Solo che a me non piaceva sul letto di un'altra persona così lo feci spostare sul mio letto.

Lui non arrestò la presa su di me, sopra di me non tolse le sue labbra dalle mie e fece scorrere le mani sotto la maglietta. Il suo tocco era così eccitante che aspettavo solo di essere completamente nuda. Ci togliemmo la maglietta a vicenda. I suoi muscoli abbronzati erano fantastici e scultorei, glieli accarezzai con le mani mentre lui mi leccava il collo. La sua lingua sulla mia pelle mi fece venire i brividi. Quando alzò la testa, mi sfilò il top da corsa. Non avevo mai mostrato il mio seno a nessuno prima d'ora e d'istinto lo coprii con le mani, ma lui mi scostò bruscamente le braccia, rimase qualche secondo in contemplazione del mio seno, poi si lanciò con la lingua sui mie capezzoli. Era fantastico, delicato e deciso allo stesso tempo. Poi tornò alla mia bocca, arrestò la presa sui mie polsi e portò le mani sul mio seno e iniziò a palparlo. Dai suoi pantaloni sentivo un rigonfiamento, era pronto. Io non sapevo se sentirmi spaventata o pronta di cedergli proprio in quel momento.

A bloccarci però fu qualcuno che batté forte alla porta.

-Se è tua madre, stavolta non glielo concedo!- Lorenzo si ritrasse dal mio corpo arrabbiato. Era stupendo -Dobbiamo proprio aprire la porta?- voleva continuare, anche io non volevo fermarmi, i suoi muscoli nudi sul mio corpo, ero così eccitata che mi accorsi di dovermi cambiare gli slip prima di uscire.

-Si, è tardi, dovremmo già essere in pista- gli risposi tristemente guardando l'orologio.

Corsi in bagno a cambiarmi rapidamente mentre Lorenzo apriva la porta. Era suo padre.

-Cosa diavolo ci fate ancora qui?- a quanto pare intuiva che eravamo rimasti soli in camera -Samuele mi ha detto che eri con Anna, quindi ti ho raggiunto proprio qui-.

Io uscii dal bagno e raccolsi la borsa: -Stavamo uscendo. Avevo solo bisogno di parlare con Lorenzo prima della gara- dissi al padre di Lorenzo. E fece segno di uscire. Il padre di Lorenzo prese il mio ragazzo per un orecchio e lo portò fuori, mentre io chiudevo la porta della mia stanza. Probabilmente quell'uomo aveva capito tutto. Ma cavolo che tempismo! Proprio mentre stava per accadere! I genitori sembrava avessero il sensore che indicava quando i figli stavano per compiere un passo importante che loro consideravano una stupidaggine.

Arrivammo in pista, il padre di Lorenzo raggiunse gli spalti mentre noi la zona dedicata alla nostra nazionale. Mi preparai e con Lorenzo iniziammo a riscaldarci. Vedevo i miei amici e la mia famiglia sugli spalti, li salutai con una mano. Temevo di deluderli, tutti lì a farmi il tifo e a pagare l'albergo mentre io facevo una brutta figura, non era ammissibile.

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