Capitolo 1

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«Figliola sei pronta?» entrò mio padre in camera bloccandosi all'istante. «Sei fantastica.»

«Tu dici?» sospirai. «Non è troppo per una semplice cena tra amici di vecchia data, d'altronde tuoi?»

«È perfetto, fidati.» arrivò la mamma.

«Ci sarà molta gente?»

«Oh andiamo, hai dimenticato quanto fosse popolare tuo padre alla tua età?» rise l'uomo poggiandomi il braccio sulla spalla. «Saranno parecchi, ma niente di straordinario o pacchiano. È solo una semplice cena.»

«Per me possiamo andare.» sorrise mia madre, bella come non mai.

Mio padre si posizionò al volante e mise in moto afferrando una sigaretta per poi portarla alle labbra.
Aveva il vizio di fumare anche in auto durante la guida.

Ormai tarda sera, si poteva ammirare l'intera Madrid piena di lumi, qualcosa di così particolare da lasciarti senza fiato.

«Non mi stancherò mai di questa città.» esclamò l'uomo ammirando il paesaggio. «È qui che sono cresciuto ed e qui che lascerò il mio ultimo respiro.»

«Papà!» lo rimproverai.
Sapeva perfettamente che odiavo quell'argomento, soprattutto dopo la morte di mio nonno.

Lui era riuscito a farmi sentire una principessa anche con poco e ciò mi bastava.
Non avevo bisogno di gioielli o soldi, a me bastava sentirlo cantare le canzoni dei suoi anni e tutto filava liscio come l'olio per il resto della giornata.

Il suo addio mi aveva del tutto spiazzata e mi aspettavo che mio padre non reagisse, ma ci è riuscito. Lo ha fatto per me e per la mamma.
È riuscito ad andare avanti nonostante gli mancasse come l'aria. Nonostante avesse perso suo padre.

«Siamo già stati qui?» chiesi guardando l'enorme ristorante davanti ai miei occhi.

«No, perché?»

«Non so, mi sembra di averlo già visto.» feci spallucce per poi scendere dall'auto facendo attenzione a quei maledetti sassolini che odiavano maledettamente i miei tacchi.

«Hai bisogno di aiuto?» rise mio padre al vedere come stessi camminando.

«E lo chiedi anche?» risposi aggrappandomi al suo braccio. «Ce l'abbiamo fatta.» sorrisi arrivando alle scale riuscendo a proseguire da sola.

«Io li saluto e poi te li presento, va bene?»

«Certo papà.»

«Aspetta un attimo.» disse avvicinandosi. «Ecco fatto.» continuò dopo avermi aggiustato il vestito, al che lo guardai male. «Che c'è? Ti sta troppo corto.» disse facendo ridere la mamma.

«Entriamo, su.» disse quest'ultima.

«Buonasera!» gridò mio padre dopo che tutti i suoi vecchi amici urlarono dalla gioia.

A quanto pare si conoscevano da tanto.

«Sono l'unica qui, vero?» sussurrai a mia madre vedendo soltanto adulti.

«Ma no, ci sono anche i figli di ognuno.» rispose. «Eccoli lì.» indicò un angolo poco lontano da noi dove si trovavano all'incirca venti ragazzi.

«Non mi avvicinerò mai a loro.»

«Per questo c'è tuo padre, che ha già tutto sotto controllo.»

«Ragazzi su, venite.» gridò un uomo sulla cinquantina chiamando i ragazzi all'angolo.

«Vi presento la mia famiglia.» sorrise mio padre presentandoci come delle vere principesse.

Dangerous boy || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora