Capitolo 6

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Dopo quella lunga e intensa mattinata tornai a casa aspettandomi di trovare mia madre, ma purtroppo mi inviò un messaggio dove mi informava che non sarebbe tornata a casa prima delle otto di sera e lo stesso mio padre.

«Ti sto dicendo che è così, l'ho baciato.» registrai una nota vocale a Carla, la quale mi stava mandando il cervello in fumo con le sue domande.

Le raccontai tutto per filo e per segno venendo interrotta da qualche suo messaggio in cui gridava per tutta casa.

«Sapevo che sarebbe accaduto prima o poi.» scrisse prima che la informassi di dover pranzare.

Fortunatamente non avevamo compiti per il giorno successivo e quindi dedicai del tempo a me stessa facendo un bagno rilassante e una di quelle maschere viso che facevano le influencer.

Mi vestii nuovamente scendendo in cucina con un certo languorino quando sentii degli strani rumori dalla porta sul retro.

I miei genitori sarebbero dovuti tornare di sera quindi dubitai fossero loro e comunque non sarebbero mai entrati dalla porta sul retro.

Misi da parte le mie paranoie iniziando a preparare un sandwich, ma i rumori ritornarono.

Presa dal panico afferrai la prima cosa che mi si trovava davanti, una padella, e mi posizionai accanto al muro della porta.

«Cazzo.» sussurrò una voce incomprensibile che aveva fatto cadere delle bottiglie di vetro e che era riuscita a superare la staccionata trovandosi a pochi centimetri dalla porta.

La maniglia si abbassò lentamente e la porta si aprì facendomi urlare per lo spavento e allo stesso tempo colpire ad occhi chiusi chiunque fosse entrato.

«Porca puttana.» gridò qualcuno o meglio dire Ander.

«Ander? Che cazzo ci fai qui?» gridai col fiatone.

«Le domande dopo.» disse toccandosi la testa. «Ghiaccio.» sussurrò.

«Cosa?»

«Prendi del ghiaccio.» esclamò dolorante.

«Come cazzo ti è venuto in mente di entrare dalla porta sul retro?» sbraitai avvolgendo dei cubetti di ghiaccio in uno straccio pulito. «Cos'altro avrei potuto pensare se non che fossi un ladro?» poggiai lo straccio sulla sua testa provocandogli dei brividi di freddo.

«Volevo farti una sorpresa.» rispose semplicemente facendomi sorridere.

«Mi dispiace.» sussurrai continuando a massaggiargli la testa. «Appoggiati qui.» continuai facendolo sedere su uno sgabello in cucina.

«Sei carina quando ti preoccupi per me.» sorrise mettendomi in imbarazzo.

«Chi ti ha ridotto così?» lo feci girare verso di me in modo da mettere il ghiaccio anche sulle ferite della sera prima. «Non dirmi che sei caduto dalle scale perché non ti credo.»

«Farai meglio a crederci perché non ti dirò la verità.» sorrise beffardo.

«Ander.» lo richiamai seria.

«Il tuo ex.» spalancai gli occhi. «Mi ha detto di doverti stare alla larga.» sospirò. «Non l'ho fatto e così è venuto a vendicarsi con un gruppo di ragazzi.»

Mi staccai immediatamente da lui mettendomi le mani nei capelli per l'orrore.

«Olivia ascolta, non è successo niente di grave, va bene?» disse avvicinandomi di nuovo a lui per i fianchi.

«Niente di grave, Ander?» urlai iniziando a mordermi le unghie per l'agitazione. «Avrebbe potuto fare di peggio!»

«Ma sono qui.» mi prese il viso. «Accanto a te.»

Dangerous boy || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora