«Vieni a casa mia.»
«Si, con questo tempo.» sorrisi avvicinandomi all'enorme finestra del salotto accompagnata da tuoni e pioggia.
«Non ci metterei molto per venirti a prendere.» sospirò afflitto.
«Lo so, ma ancora non me la sento di incontrare tua madre dopo quella volta e inoltre sono in punizione.»
«Hai paura di mia madre?» rise sonoramente. «Guarda che a casa fa di tutto tranne che la direttrice.»
«Non è questo, ma credo sia presto per il momento.»
«Va bene allora, vuoi che venga io?»
«E da dove pensi di entrare visto che i miei non mi permettono di uscire né ricevere visite?» sbuffai tuffandomi letteralmente sulla poltrona.
«Dalla finestra.»
«Ander Muñoz.» lo richiamai.
«Va bene, okay.» rise. «È che mi manchi.»
«Estremamente dolce, ma mi piace.» sorrisi. «Mi manchi anche tu.»
«Vorrei poterti avere qui, con me.»
«Prima o poi dirai tutto il contrario. Sono insopportabile.»
«Oh, si lo so, ma mi piaci così.» gridò dall'altra parte del telefono. «Posso farti una domanda?»
«Tutto quello che vuoi.»
«Cos'è cambiato dalla sera in cui ci siamo conosciuti? Intendo, cosa ti ha spinta a baciarmi in palestra?» potei immaginare il suo sopracciglio alzato e gli angoli delle labbra sollevarsi in un sorriso.
«Beh, io non lo so. Mi facevi così arrabbiare con i tuoi atteggiamenti che avrei potuto ucciderti.» cominciai. «Quel pomeriggio a casa di Samuel, eri diverso. Sembravi così infastidito dal fatto che fossi lì, che i tuoi occhi non ci hanno più visto. Poi mi hai detto di andarmene, allontanarmi da te per sempre, ma dovevi immaginare che non l'avrei mai fatto senza un motivo valido.»
«In effetti credo di aver esagerato.»
«In palestra sono venuta per parlarti, per avere delle spiegazioni. Ti ho visto così concentrato nel colpire il sacco che quasi sembrava stessi attaccando una persona. Eri così frustrato da qualcosa e ciò mi ha spinta ad avvicinarmi e a fare conversazione. Hai iniziato ad insultarmi se così si può dire e quando mi hai voltato le spalle ho sentito qualcosa, qualcosa che mi spingesse a non lasciarti uscire da quella palestra e a tenerti con me.» terminai. «Se tu non avessi detto quelle parole adesso non staremmo insieme, ma probabilmente starei con Samuel e tu con chiunque altra.»
«Non credo.» disse confondendomi. «Probabilmente dopo qualche giorno sarei venuto io da te e non avrei accettato una possibile relazione tra te e Samuel.»
«In quel caso ti avrei cacciato fuori di casa.»
«Perché?» rise.
«Ander, sono venuta a cercarti perché a te tenevo davvero e se mi avessi mandata via nuovamente non avrei accettato le tue scuse o cose del genere. Non ti avrei aspettato per sempre.»
«Che intendi dire con questo?» chiese abbastanza serio.
«Quello che hai capito tu stesso.» risposi. «Adesso devo andare, ti richiamo più tardi.» staccai la chiamata senza permettergli di rispondere.
Era un litigio? Forse.
So perfettamente che le cose siano andate ben diversamente, ma nel caso non avesse voluto parlare e sarebbe tornato da me solo perché lo infastidiva il mio rapporto con il suo migliore amico allora non lo avrei accettato, non gli avrei permesso di comportarsi così con me e nonostante avessi un peso sullo stomaco per non avergli dato la possibilità di rispondere cercai di non pensarci facendo una doccia calda.
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Dangerous boy || Arón Piper
FanfictionEstate o Inverno? Sono due stagioni completamente diverse che non hanno un bel nulla in comune. Proprio come Ander, freddo come la neve di gennaio, e Olivia, calda come una giornata di agosto. Cosa potrebbe succedere se la protagonista dovesse fa...