Cap.04

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Senza perdere altro tempo, Dean, aprì la botola, scendendo nel sottosuolo attraverso una piccola scala in legno; gli altri due lo seguirono a ruota e dopo qualche secondo si ritrovarono in uno scantinato. L'aria all'interno di quella camera aveva perso la sua freschezza ed aveva acquistato odori sgradevoli: tutto intorno a loro sapeva di muffa e umidità, di paura e morte. Sam rabbrividì e si strinse nelle spalle, percepiva una sorta di avvertimento in quel luogo indirizzato a lui, qualcosa gli urlava di tornare indietro e portare Dean lontano da quel posto, lontano persino da Castiel, e più lui lo ignorava più si acuiva e diventava irruente.

«Questo posto mette i brividi», commentò Dean, guardandosi intorno. «Non c'è nessu-», venne zittito da Castiel, che portò una mano sulla sua bocca facendo una lieve pressione. Gli occhi verdi di Dean si assottigliarono minacciosi, fissandosi in quelli blu dell'angelo; prima che potesse dare in escandescenza un rumore lo mise in allerta e si immobilizzò sul posto. Ogni singolo muscolo si irrigidì, un rumore, c'era qualcuno laggiù...

L'angelo tolse la mano e si allontanò cautamente dall'altro. «Restate qua.» gli ordinò e si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse la fonte di quel rumore sommesso, poi capì che proveniva da un angolo della stanza. «Chi c'è?» domandò e senza aspettare si avvicinò un poco alla volta; i due fratelli gli furono subito accanto, ignorando gli ordini di Castiel, e trattennero il respiro. Si stavano già preparando allo scontro quando dal buio venne fuori una figura esile e tremante, troppo piccola per appartenere ad un uomo. Il bambino respirava a fatica, stringendo tra le mani sanguinanti un pezzo di vetro che cominciò ad agitare contro di loro. Aveva i polsi legati tra loro con una corda e i suoi movimenti erano limitati, ma non voleva arrendersi, non voleva che gli si venisse fatto ancora del male. Sam rimase immobile ancora qualche secondo, dopodiché respirò a fondo, guardò suo fratello, poi si avvicinò al piccolo inginocchiandosi davanti a lui.

«Va tutto bene, non ti faremo del male. Io sono Sam.» l'altro alzò gli occhi su di lui guardandolo terrorizzato. «Sei Joshua vero?» domandò con la voce che man mano s'incrinava. Nessuna risposta, così continuò: «Ho conosciuto la tua mamma, ti portiamo via da qui. Vieni, coraggio...» fece un passo verso di lui porgendogli una mano e accennando un sorriso, il bambino esitò, poi allungò una mano e afferrò quella dell'altro, dopo aver gettato il pezzo di vetro per terra. Sam si alzò in piedi e guardò suo fratello con occhi lucidi, , poi Dean tirò un profondo respiro e si passò entrambe le mani nei capelli tirandoli indietro. «Castiel, puoi portarlo in ospedale?» gli chiese.

L'angelo annuì guardando il bambino, lo raggiunse e gli poggiò una mano sulla fronte; l'attimo dopo Joshua era svenuto tra le braccia di Castiel.

«Al tuo ritorno porta via anche noi.» mormorò il più grande dei Winchester a denti stretti, Castiel lo guardò dritto negli occhi senza proferire una sola parola poi sparì.

Dean rimase immobile per dei secondi, Sam si accorse dei suoi occhi lucidi ma non disse nulla, e dopo che si fu in parte calmato diede le spalle al fratello e uscì dalla cantina. L'altro lo seguì a ruota e fu lieto di essere tornato in superficie.

«Quel bambino sarebbe morto se non fosse stato per Castiel.»

«Sì, l'unica cosa positiva in tutta questa merda di situazione» rispose Dean, continuando a dargli le spalle.

«Senti Dean...»

«Non iniziare Sammy» lo interruppe, «Non voglio parlare di Castiel!» disse serio come non mai. L'altro contrasse il muscolo della mascella e lo bloccò afferrandolo con decisione per un braccio. Dean si girò di scatto e lo guardò con occhi di fuoco. «Lasciami.» gli ordinò a denti stretti.

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