Cap.06

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Quando rientrarono a casa erano le undici passate, dopo aver mangiato Sam era salito in camera mentre Dean era rimasto nel salone, non sentendo il minimo bisogno di mettersi a letto. Non avrebbe dormito comunque, troppi pensieri per la testa.

«Ragazzo» una voce dalla soglia della porta attirò la sua attenzione; si girò verso il nuovo arrivato e accennò un sorriso. «Stai bene?» gli chiese Bobby, poggiando una spalla allo stipite e guardandolo negli occhi.

«Sto bene. A te come è andata la serata?» ribatté Dean, senza perdere il sorriso.

«È andata piuttosto bene, ci siamo...divertiti» aggiunse, poi un malizioso sorriso gli aleggiò sulle labbra. Aveva cenato da Ellen, con la quale si frequentava da qualche mese, e sembrava aver finalmente trovato la pace che da tanto tempo stava cercando. Dean era contento, quell'uomo era sempre stato come un secondo padre per lui e Sam e meritava di essere finalmente felice con la persona giusta.
La persona giusta.

«D'accordo, non voglio sapere altro!» borbottò Dean, alzandosi dalla sedia per andare a prendere una birra nel piccolo frigo. «Ne vuoi una?»

«No grazie, sto andando a letto» disse l'uomo staccandosi dalla stipite della porta. «Buonanotte Winchester» aggiunse, lo salutò con un gesto della mano e poi andò via lasciandolo solo. Dean gli aveva semplicemente sorriso prima di aprirsi una lattina di birra e cominciare a bere; quella sera non aveva fatto altro.

Aveva pensato, stupidamente, di poter risolvere tutti i suoi problemi affogandoli nell'alcol, di poter scacciare via Castiel dalla sua mente. Come aveva potuto pensare che potesse nascere qualcosa con quell'angelo? Si era fidato, si era legato a lui in un modo che nemmeno pensava possibile e pian piano si era innamorato. Quanto era stato stupido!

Finì la birra e la gettò nel cestino, poi decise che era arrivata l'ora di mettersi a letto e uscì dal salone per raggiungere la camera al piano di sopra. Un rumore improvviso lo mise in allerta, i muscoli si tesero di scatto. Si guardò velocemente attorno: ad un paio di metri da lui, all'interno della biblioteca, scorse un'ombra; entrò nella stanza con in mano un pugnale e vi guardò all'interno. Un movimento alle spalle di Dean attirò la sua l'attenzione, ma non appena si voltò, nel giro di un istante, fu colpito in pieno stomaco da un calcio e sbatté la schiena sul pavimento. Si alzò velocemente e guardò il demone che aveva fatto irruzione nella stanza dritto negli occhi neri e vuoti, curvando le sue labbra in un sorriso, prima di raggiungerlo e serrargli una mano intorno al collo. Il demone sgranò gli occhi, sconvolto dalla potenza sovrannaturale del Winchester, e provò a liberarsi da quella presa ferrea senza però riuscirci. Le forze gli vennero meno e quando smise di fare resistenza Dean lo pugnalò dritto al petto e senza alcuna pietà. Un urlo spezzò l'aria e l'istante dopo l'involucro privo di vita di un non più essere umano si accasciò sul pavimento. Il ragazzo abbassò lo sguardo sul cadavere e si sentì avvolto da una piacevole sensazione di benessere e di libertà.

Tirò un profondo respiro e si allontanò da quell'essere, ma un altro rumore lo fece girare di scatto. Si accigliò lievemente, mentre sentiva una rabbia accecante crescere dentro di sé. «Castiel...» si sorprese nel sentire il suo stesso tono di voce, così fievole e incerto.

«Dean» l'angelo chiamò il suo nome e si avvicinò a lui guardandolo attraverso due meravigliosi, ma spenti, occhi blu. L'altro indietreggiò, sentiva il cuore andare a mille. Cosa diavolo stava succedendo? No, non voleva affrontarlo, non in quel momento; ogni singola parte del suo corpo fremeva di rabbia e sapeva che una volta provocato non sarebbe riuscito a fermarsi. Non con Castiel. Non con tutto quell'odio che provava per lui. No.

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