Cap.10

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Sam chiuse la comunicazione con Crowley, dopo che quest'ultimo lo aveva informato di aver trovato Rowena e di tenerla prigioniera nel suo palazzo, il regno degli inferi. Erano passate poco più di due settimane da quando Castiel aveva proposto al re dell'inferno un accordo per aiutare Dean e da allora i due Winchester avevano aspettato impazienti la chiamata del demone.

Non appena Sam entrò nella sala principale del rifugio guardò suo fratello, il quale se ne stava seduto intorno al tavolo a sorseggiare birra.

«Dean» lo chiamò e l'altro alzò lo sguardo su di lui, guardandolo interrogativo. «Mi ha appena chiamato Crowley, ha trovato Rowena.»

Dean tirò un respiro tremolante e rimase in silenzio per qualche secondo. Non riusciva ad essere felice, la soffocante sensazione che, una volta tolto il marchio, sarebbe successo qualcosa di brutto non lo lasciava in pace.

«Cosa facciamo adesso?» domandò, non riuscendo a celare un po' di timore. Sam lo guardava negli occhi e sembrava così tranquillo, ma sapeva che era solo apparenza e che il suo fratellino stava nascondendo le proprie emozioni per non spaventarlo ancora di più. Nonostante fosse il minore, si comportava come un padre alcune volte ed era davvero premuroso nei suoi confronti.

«Chiamiamo Castiel e andiamo.» disse Sam, appoggiando entrambe le mani sul tavolo, distendendo le braccia.

«No.»

Sam non riuscì a trattenere un sonoro sbuffo, «Senti Dean, so che ultimamente le cose tra te e Castiel non sono andate per il verso giusto, ma noi non andremo all'inferno da soli. Ci serve aiuto e lui è l'unico che abbiamo.» disse sostenendone lo sguardo.

«Siamo spacciati allora.» osservò Dean, con tono sarcastico; si alzò dalla sedia e, sospirando, passò entrambe le mani tra i capelli tenendo poi le dita intrecciate sulla testa. Non aveva la più pallida idea di come porre rimedio alla frattura che si era creata nel suo rapporto con Castiel, e più passava il tempo, più le cose peggioravano: i sensi di colpa si acuivano, il rimorso per le parole non dette si accentuava e con i ricordi, di tutto quello che era successo nell'ultimo periodo, tornava anche la rabbia; troppe emozioni da controllare e si era reso conto che nessuno gli avrebbe dato la soluzione, doveva trovarla da sola.

«Lo chiamo io o lo chiami tu?» gli domandò Sam. L'altro non rispose, ma tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo cellulare e, allontanandosi di qualche passo dal fratello, digitò il numero dell'angelo sul display e attese.

«Pronto?»

Al suono di quella voce il cuore di Dean saltò un battito, non sentiva Castiel da due settimane e gli era mancato così tanto. Da quando quest'ultimo non era più tornato al rifugio, il Winchester aveva passato la maggior parte delle notti a guardare fuori dalla finestra e a chiedersi dove fosse andato a finire l'angelo. Notti passate a maledirsi per non essere stato abbastanza coraggioso da impedirgli di andare via, di farlo restare. Magari per sempre.

«Hey, Castiel...» rispose Dean con un tono di voce sommesso; seguirono diversi secondi di silenzio durante i quali pensò di riattaccare, poi si schiarì la voce e si decise a parlare.

«Ti ho chiamato per dirti che Crowley ha finalmente trovato sua madre, la tiene nel suo palazzo reale, e io e Sammy stiamo andando lì; quindi se ti va di raggiungerci...ecco siamo all'inferno.» aggiunse, enfatizzando sull'ultima frase.

«Sì, vi raggiungo subito.» rispose dall'altra parte, Castiel, con tono stanco. Tu lo chiami e lui arriva, le parole di Crowley risuonarono nella mente di Dean e si affrettò a scacciarle via.

«Oh beh, ottimo. Allora ti stiamo aspettando.» disse per poi riattaccare; alzò lo sguardo turbato e incrociò quello di Sam.

«Pensi che stia bene?» gli domandò quest'ultimo, mentre i suoi occhi si celavano di una profonda tristezza.

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